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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
III. MEDITAZIONE
1. A tutti viene data la grazia dell’orazione.
[647] 1. A tutti viene data la grazia dell’orazione, e chi ha imparato a rettamente pregare, ha pure imparato a rettamente vivere. Il dono della preghiera viene da Dio come un bene fondamentale: «Non che siamo capaci da noi a pensare cosa alcuna, come se venisse da noi” (2Cr 3,5); ne consegue perciò che da noi neppure possiamo pregare. «Lo stesso Spirito intercede per noi con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26). Dio «vuole che tutti
si salvino e giungano alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4); ora, essendo l’orazione assolutamente necessaria per salvarsi, bisogna che Dio conceda a tutti la possibilità, ossia la grazia di pregare. Non è possibile che Dio, essendo infinita sapienza, bontà e potenza, voglia con volontà vera la salvezza di tutti gli uomini, e poi non conceda nello stesso tempo anche i mezzi per conseguire questa salvezza.
I precetti divini, ordinariamente, nelle cose più facili, non superano le nostre forze; se si tratta invece delle cose più difficili, divengono possibili e facili mediante l’orazione. Perciò S. Agostino dice: «Per il fatto stesso che fermissimamente si crede che [Dio] il giusto ed il buono non poté comandare cose impossibili, di qui veniamo ammoniti di ciò che dobbiamo fare nelle cose più facili, e di ciò che dobbiamo chiedere nelle più difficili». Perciò sono note le parole di S. Alfonso: «I divini precetti sono a tutti possibili, almeno per mezzo della preghiera, dalla quale otteniamo l’aiuto per osservarli». E conclude: «È perciò necessario che crediamo che la grazia dell’orazione viene data a tutti gli adulti, dallo Spirito Santo; se così non fosse, alcuni precetti divini sarebbero veramente impossibili».