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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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3. Tutto ciò che è nel mondo è concupiscenza.

       [653]  3. «Tutto ciò che è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita” (1Gv 2,16). Realmente l’uomo, a causa del peccato originale, è agitato dall’interno da oscurità di mente, da malizia di volontà e da passioni innumerevoli della concupiscenza, mentre dall’esterno è molestato anche da ogni sorta di gravi tentazioni, da scandali e da pericoli. La proclamazione delle false dottrine risuona forte e dappertutto, tanto da assordare, mentre la voce della verità è ridotta ad un lene soffio, che riesce quasi impercettibile. L’uomo si trova come travolto nella corrente di vorticoso fiume, che nell’impeto suo tutto inghiotte. È perciò necessario che egli resista fortemente, e trovi in se stesso un punto fermo e consistente, dal quale possa scorgere la luce e nel quale possa attingere quelle energie necessarie per respingere e superare le difficoltà. Tutto questo lo può trovare nella meditazione. La meditazione infatti illumina l’intelletto, eccita santi affetti nel cuore, dispone la volontà ad efficaci risoluzioni.

 

       [654]  Nella meditazione la mente resta prima di tutto illuminata dalla laboriosa considerazione delle verità eterne; la meditazione ridona a queste verità il loro nativo splendore, fugandone le tenebre od il falso luccicar degli errori. Inoltre, mediante la più profonda e più matura considerazione, la mente resta perfettamente convinta delle verità eterne, ed in base ad esse stabilisce regole di vita pratica. In secondo luogo, dall’accurata e profonda considerazione delle verità, e dalla loro bellezza

 



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ed efficacia per vivere bene ed onoratamente, vengono suscitati nel cuore sentimenti di ammirazione e di desiderio, e così facilmente il cuore resta inclinato ad odiare i vizi, ed a tendere all’acquisto delle virtù; secondo il detto: «Toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne;... vi farò seguire i miei precetti» (Ez 36,26.27). In terzo luogo quindi segue la disposizione della volontà, della regina delle facoltà umane, spinta ai buoni propositi ed alla pratica delle sante virtù, e a fare forti risoluzioni. E questa è la più importante parte della meditazione, alla quale le altre parti sono ordinate. E così vediamo che con il frequente esercizio della meditazione si prendono ogni giorno opportune risoluzioni, si riesce ad estirpare i vizi, ed acquistare le virtù, e la vita rimane mutata in meglio. Si legge nel libro Della Imitazione di Cristo: «Se ogni anno estirpassimo un vizio, in breve tempo diverremmo perfetti» (I. MEDITAZIONE 1, c. 11,5). La meditazione conferisce perciò all’uomo la forza per la lotta quotidiana, e per percorrere la via dei comandamenti e della perfezione. La meditazione quotidiana è dunque un segno di eterna salvezza.

 

       [655]  La meditazione è il laborioso discorrere della mente sopra qualche verità divina, per convincere l’intelletto, per infiammare il cuore riguardo ad essa, e per spingere la volontà a tradurla nella pratica. La contemplazione ascetica invece è la semplice considerazione delle verità eterne, senza lavoro discorsivo, per cui l’anima resta penetrata dallo splendore della verità, si rallegra e viene trasformata. La contemplazione mistica poi, detta anche orazione affettiva o di quiete, è la stessa contemplazione in quanto procede dalla divina liberalità, ed è indipendente dal nostro precedente lavoro.


 




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