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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
2. Il pane corporale.
[673] 2. Il pane corporale. – Il Signore lo ha promesso: «Non vogliate dunque angustiarvi, dicendo: Che cosa mangeremo? che cosa berremo? di che ci vestiremo? Di tutte queste cose, infatti, si danno premura i pagani; or, il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutto questo. Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date per giunta” (Mt 6,31-33). «Infatti, dice S. Cipriano, essendo tutte le cose di Dio, colui che possiede Dio non mancherà di nulla, se egli stesso non manca a Dio» (De dominica oratione, 21). Il Salmista dice: «Fui giovane, ora sono invecchiato; e non ho mai visto abbandonato un giusto, e la sua prole mendicare il pane» (Sl 36,25). Se Dio nutre gli uccelli del cielo, quanto più nutrirà gli uomini, che sono creati ad immagine e somiglianza di Dio! Preghiamo dunque con fiducia, anche in tempo di carestia e di guerra, anche per i bambini, i malati ed i vecchi: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» (Mt 6, 11). Si dice «oggi», perché giustamente il discepolo di Cristo chiede le cose necessarie per la giornata. Chi ha cominciato ad essere discepolo di Cristo, secondo la raccomandazione stessa del Maestro ha rinunziato ad ogni cosa, e gli basta chiedere il necessario sostentamento quotidiano, senza estendere tanto avanti nel tempo il desiderio della domanda, tanto più che anche qui lo stesso Signore ha dato prescrizioni dicendo: «Non
vogliate dunque mettervi in pena per il domani, poiché il domani avrà cura di se stesso: a ciascun giorno basta il suo affanno» (Mt 6,34).
[674] Si dice «pane nostro». La nostra speranza è in cielo, dove è il nostro tesoro: «Nulla abbiamo portato in questo mondo, e niente possiamo portar via. Ma quando abbiamo di che nutrirci e di che ricoprirci, siamo di questo contenti. Poiché quelli che vogliono arricchire cadono in tentazioni ed in lacci, e in molte cupidigie insensate e nocive, che sommergono gli uomini in rovina e in perdizione. Radice infatti di tutti i mali è la cupidigia del danaro, e alcuni per essersi abbandonati ad essa deviarono dalla fede e si martoriarono con molte angustie. Ma tu, o uomo di Dio, rifuggi da tutte queste cose, e cerca invece la giustizia, la pietà, la fede, la carità, la pazienza, la mansuetudine» (1Tm 6,7-11). Ricordi il cristiano il racconto evangelico di quel ricco, che avendo raccolto molti frutti, faceva progetti per il futuro, ma la misteriosa voce divina si fece sentire: «Insensato! Questa notte stessa ti verrà richiesta la vita; e quello che hai preparato per chi sarà?» (Lc 12,20). È sapiente colui che accumula tesori nel cielo al quale è diretto; è invece stolto colui che accumula tesori in terra, che un giorno abbandonerà.