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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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II. MEDITAZIONE

 

1. La quinta domanda.

       [676]  1. La quinta domanda è: «Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12). I nostri debiti sono i peccati che abbiamo commesso, secondo quel detto: «Io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu ti raccomandasti» (Mt 18,32). Nella precedente domanda chiediamo quello che ci è necessario alla vita presente; nella quinta domanda chiediamo che vengano rimossi gli ostacoli alla vita eterna, ossia i peccati. Nessuno infatti è puro. «Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi; se confessiamo i nostri peccati, Dio è fedele e giusto per perdonarci i nostri peccati, e purificarci da ogni iniquità» (1Gv 1,8 s.). «Affinché uno non si compiaccia quasi come innocente ed innalzandosi perisca maggiormente, viene istruito ed ammaestrato che pecca ogni giorno, mentre gli si comanda di pregare ogni giorno per ottenere remissione» (S. Cipriano, De dominica oratione, 22).



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       [677]  Ognuno può ottenere il perdono dei peccati. «A chi rimetterete i peccati, saranno loro rimessi, e a chi li riterrete, saranno ritenuti» (Gv 20,23). S. Leone il Grande dice: «La misericordia di Dio in molti modi soccorre alle mancanze degli uomini, così che non solo mediante la grazia del battesimo si può riacquistare la speranza della vita eterna, ma anche per la medicina della penitenza». Il Signore Gesù ha promesso di esaudire colui che prega con fedeltà. Chi in modo dovuto cerca perdono dal Signore, l’ottiene. Il pubblicano cercando umilmente perdono esclamava: «O Dio, sii propizio verso di me che sono un peccatore!» (Lc 18,13), e ritornò a casa giustificato.

       Fuori del sacramento è necessaria tuttavia la contrizione, e nel sacramento, per ottenere il perdono, è necessaria almeno l’attrizione. Vien detto in Gioele: «Tornate a me con tutto il vostro cuore» (Gl 2,12), e S. Pietro ripete: «Convertitevi, affinché siano cancellati i vostri peccati» (At 3,19).

 




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