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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
VISITA AL S. PADRE
12 - VII - 1941.
Per consiglio dei nostri Superiori, ho chiesto una speciale udienza al Santo Padre per ringraziarlo del grande beneficio dell'approvazione concessa il 10 Maggio 1941.
Introdotto dal Santo Padre, e fatta la prima genuflessione presso la porta, non permise la prostrazione per il bacio del piede, ma mi porse benevolmente la mano per il bacio del S. Anello. La grande sua affabilità quasi mi fece dimenticare l'altissima dignità per lasciarmi solo l'impressione della sua Paternità; mentre mi faceva sedere, mi invitava a parlare, proprio al modo, colle parole, nella posizione col la quale ero solito venire accolto dal Direttore Spirituale; io non ricordai più altro che di essere con il padre dell'anima mia e della Pia Società S. Paolo. Io non so se l'amabilità del Divino Maestro si possa meglio ricopiare da un uomo, tanto il Santo Padre mi parve immedesimato con Gesù Cristo.
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«Sono venuto a compiere per la Pia Società S. Paolo e per me il dovere di ringraziare V. Santità per averci benevolmente accordato il “Decretum Laudis” e l'approvazione pontificia delle Costituzioni». Egli mi guardò con sorriso d'affetto e rispose: «Sono ben lieto di queste grazie che avete ricevute; voi corrisponderete; e riceverete benedizioni e farete meriti maggiori innanzi alla Chiesa e al Signore». «Sì, Santo Padre, questo è il nostro desiderio; dell'approvazione Vostra tutti siamo lieti come dell'approvazione di Dio; i Sacerdoti hanno fatto gli Esercizi Spirituali per corrispondere; che se poco finora abbiamo fatto e siamo anche stati poco buoni, vogliamo fare di più e farci più buoni vivendo le Costituzioni nostre; abbiamo buona volontà. Di queste Vi offriamo una copia in omaggio, giacché racchiude i propositi e la volontà nostra che mettiamo nelle mani di Colui che è il Massimo Superiore sul piccolo nostro Istituto e su ciascuno di noi».
Il Papa gradì l'omaggio... diede uno sguardo generale, poi si fermò sui primi due articoli che riguardano il primo e secondo fine della Pia Società S. Paolo, e disse: «L'apostolato della stampa è molto necessario! che sia sempre apostolato...So dei periodici e dei libri vostri e mi compiaccio tanto, tanto. Servite bene il Signore e la Chiesa». «La stampa nostra ha carattere morale - religioso, come quella che viene da Sacerdoti e da Istituto religioso», dissi.
A questo punto il Santo Padre interrogò sull'origine e sui primi passi del nostro Istituto. Gli fecero molto piacere due notizie: come l'insieme mostra che si è cominciato per volontà di Dio chiaramente ed espressamente manifestata; come S. E. Mons. Re, di venerata memoria, abbia un grande merito per la sua chiaroveggenza dei tempi e per la sua prudenza; e come lo svolgersi dell'Istituto ne mostri le divine approvazioni.
Volle sentire il Santo Padre una relazione riassuntiva della situazione attuale; e dalle domande sue rilevai quante cose già Egli conoscesse. Interrogò sui Sacerdoti e Discepoli, sopra i Chierici, sui Novizi, su gli Aspiranti; poi su le case, soffermandosi su quelle estere, ed ebbi occasione di parlarGli di tutte: Isole Filippine, Cina, India, Giappone... Per tutte mi domandò degli Aspiranti e della stampa; e di tutte le persone si compiacque e su tutte le case ebbe «bene» da dire e qualche breve, ma sapientissimo ammonimento da dare. Così sulla pietà e l'apostolato, la redazione e la propaganda; a tutto estese la sua benedizione, ricordando in special modo la giovane America.
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A questo punto pregai S.Santità a volermi sentire sopra due argomenti che tanto mi stanno a cuore; e, da Lui incoraggiato, esposi prima un desiderio personale per il quale tre volte mi diede assicurazione con parola decisa e bontà premurosa.
Inoltre manifestai al Santo Padre quanto nella Pia Società S. Paolo si preghi, si studi e si ispiri l'apostolato al Divino Maestro, Via, Verità, Vita. Molto approvò ed incoraggiò l'ora di adorazione che si pratica nella Pia Società S. Paolo ad onore del Maestro Divino. L'amore all'unico Maestro è pure amore al Maestro universale, infallibile, visibile ed indefettibile che è il Papa; ed Egli benedisse, incoraggiò, esortò a confermare, approfondire allargare ed a fare qualche passo particolare per renderlo sempre più vivo, pratico, secondo lo Spirito della Chiesa.
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Domandai quindi al S. Padre una parola che ci scrivesse come direttiva in tutta la nostra vita, e da riferire ai Fratelli: «Sì, – rispose con energia, e guardando con quegli occhi scintillanti e penetranti, suoi proprii, – ricordate: vita interiore, coltivare lo spirito di pietà, soprattutto la vostra santificazione». Gli assicurai che i Sacerdoti riuniti per gli Esercizi Spirituali pochi giorni prima a Roma ed Alba avevano appunto presa questa risoluzione: «Ne sono molto contento», continuò con il fervore onde Pio XII appare animato nelle sue ispirate omelie e discorsi; «Vita vestra est
abscondita in Christo, secondo S. Paolo; qui sta il principio dell'Apostolato; da questa vita interiore prende vigore ed efficacia ogni opera di zelo; ed essa ancora ne assicura il frutto eterno per noi e per le anime. Se vi è questa vita, ancorché si faccia un po’ di meno, si ottiene di più... che se pure si ottenesse poco, voi avreste sempre il vostro merito ed il vostro premio eterno: meditatelo, praticatelo, predicatelo sempre a tutti ed ai vostri specialmente: “Vita interiore” prima di tutto e soprattutto». Risposi: «Se tale fu la conclusione dei nostri Esercizi SS. e tale è il pensiero che subito V. Santità sentì di doverci dire, è facile comprendere che ciò è opera dello Spirito Santo che ispira il Papa e parla a ciascuno nel raccoglimento degli Esercizi. Ascoltiamo con gioia, Santità».
Pregai poi il Santo Padre così: «È qui nell'anticamera un fedelissimo Fratello, M° Giaccardo, Vice-Superiore; desidererei presentarvelo». Lo fece venire subito.
Qui riporto quanto a proposito scrive il M° Giaccardo:
«Prima di venire a Roma, i Sacerdoti avevano fatto tre meditazioni sull'argomento: “Videre Petrum”. Poi, tanta preghiera e un digiuno.
Nell'udienza io fissai gli occhi nel volto del Papa e non vidi niente d'altro; mi prostrai ai piedi, ed Egli mi diede amabilmente la mano a baciare.
Il Papa era smunto, affabile, compiacente, nobile e velato di una pia tristezza. Chiese notizie personali. Quando il Primo Maestro presentandomi disse: «Il Santo Padre ci raccomanda la vita interiore...», il Papa continuò: «Pregate, pregate! e pregate per il Papa! i tempi gravi fanno pesare tanto le responsabilità! Oh! quante sono le responsabilità! quanto sentiamo formidabili le responsabilità! Così che talora temiamo perfino della salvezza! temiamo di salvarci!». Io rimasi confuso e volevo rispondere: «Santo Padre, Voi siete la presenza reale di Gesù Cristo e dove è Lui siete anche Voi», ma interruppe il P.M. dicendo: «S. Padre, Voi ci siete esempio di preghiera e di virtù...», ma il Papa continuò: «Eh! sì, le responsabilità... la salvezza... pregate!!!...»
Abbiamo quindi chiesto al Santo Padre benedizioni per quanto e per quanti rappresentavamo e si portava davanti a Lui: il Papa benedì colle formule e col segno di Croce, e aggiunse: «Tutti, la Congregazione, e i benefattori vostri... i benefattori nostri!». E ripetè vari segni di Croce. Si baciò di nuovo la mano, si fece la genuflessione di congedo, e il Papa continuò a fare segni di Croce, a benedire fino alla nostra uscita».
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Cari Fratelli, questa cronaca è tutto un insegnamento ed una vita. «Vita interiore» sia la nostra luce, conforto santificazione; e come la parola d'ordine per la Pia Società San Paolo e per ciascuno di noi, sempre.
Invocatemi la Divina Misericordia
Aff.mo in G.C.Maestro
Sac G.Alberione