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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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IL M.G. TIMOTEO GIACCARDO

          Agl’ inizi

          Nel 1908, a Marzo, l'obbedienza mi mandava Vice-Curato a Narzole. Il Parroco era anziano ed infermiccio: poco poteva fare nel suo ministero. Notai tra le famiglie di sentimenti veramente cristiani, quella Giaccardo. Assidui alla Chiesa, amanti delle Sacre Funzioni, semplici e buoni nei loro costumi, lavoratori onesti, i membri di questa famiglia prendevano una parte importante in tutte le buone iniziative, religiose e civili, del paese, godendo la stima di tutti. Notai presto tra i fanciulli che frequentavano la Chiesa il piccolo Giuseppe (Pinotu) Giaccardo: per la sua pietà, serietà quasi superiori agli anni, amore allo studio, vivacità sempre contenuta nei limiti di una lieta innocenza. Mi facevano impressione le sue domande e risposte assennate, la corrispondenza a tutti i consigli. In breve tempo cominciò a frequentare la Comunione che divenne presto quotidiana; al mattino con un suo buon compagno (ora missionario zelante in Africa) arrivava alla Chiesa, ancora chiusa, per servire la Messa e comunicarsi.

          Quando si presentò nella parrocchia un Fratello Marista in cerca di vocazioni, il bravo Pinotu fu subito indicato come uno dei fanciulli che presentavano migliori speranze.

          Avevano già acconsentito lui ed i genitori: ma la Provvidenza guidò diversamente le cose: ed egli entrava nell'autunno in seminario ad Alba. Fu sempre tra i primi nei corsi ginnasiali: per pietà, studio, delicatezza, disciplina. Meditò il libretto «Il peccato veniale»; ed acquistò tale delicatezza di coscienza che fuggì sempre ogni mancanza volontaria, anche minima. Da allora i Superiori notarono e fecero notare più volte, specialmente nelle adunanze

 

         


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di consiglio, il lavoro dello Spirito Santo nella sua anima. Era amato da tutti i Superiori e compagni, per la sua schiettezza, senno, buon tratto, condiscendenza, prontezza in qualunque servizio verso tutti.

          Nei corsi di filosofia e teologia era certamente il più distinto; ebbe sempre i primi premi; gli furono affidati uffici delicati tra i compagni, costantemente. Aperto e docilissimo col Direttore spirituale, promoveva i santi discorsi, edificava ognuno.

 

          A San Paolo

          Dal 1909 al 1914 quando la Divina Provvidenza preparava la famiglia Paolina, egli ne ebbe chiaramente, pur non comprendendo tutto, come un'intuizione. I lumi che riceveva dalla SS. Eucarestia, di cui era divotissimo; la sua fervente pietà mariana; la meditazione, più che la lettura, dei documenti pontifici lo illuminavano su tutte le necessità della Chiesa e sopra i mezzi moderni di bene.

          Entrò nel 1917 come maestro dei primi fanciulli raccolti nella mira di formare la Pia Società S. Paolo. E fu chiamato e rimase costantemente il Signor Maestro: amato, ascoltato, seguito, venerato entro e fuori.

          Fu il Maestro che tutti precedeva con l'esempio, che tutto insegnava, che tutti consigliava, che tutto costruiva con la sua preghiera illuminata e calda. Tutto comprendeva ed a tutti la sua anima si comunicava; fatto sempre tutto a tutti; il primo, reputandosi l'ultimo; sensibilissimo, dolcissimo, delicatissimo. Scrisse si può dire in ogni anima e trasfuse se stesso in ogni cuore di Sacerdoti, Discepoli, Figlie, Discepole, Pastorelle; e di quanti lo avvicinarono, per relazioni spirituali, sociali, economiche.




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