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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
IL MAESTRO
D. Timoteo veniva chiamato ed era veramente il Signor Maestro.
Rappresentava bene il Signore: all'altare, in Confessionale, sul pulpito, nelle conversazioni, nella scuola, nelle ricreazioni, nelle relazioni, in tutto il complesso degli uffici disimpegnati e
nella privata sua vita, sempre rappresentava bene il Signore, era l'Alter Christus.
Dopo una lunga discussione in cui Egli dovette opporsi con fermezza alle idee che erano state manifestate, il contradditore conchiuse: «Non mi sento di seguirLa; ma il Signore non potrebbe parlare diversamente». Più tardi lo seguì e divenne ammiratore e docile figlio spirituale.
Era il Maestro.
Aveva una grande mente: sempre in Cristo e nella Chiesa. Libri, articoli, prediche; insegnò un po' tutte le materie, secondo si presentava la necessità; sempre preparato e sempre ascoltato, sebbene fosse talora un po' alto, perché precedeva assai...
Il Maestro d'ogni virtù
Da quando ascoltai il primo giudizio dei Superiori del Seminario su di lui, sino ai discorsi di tutti sulla sua vita: «Su Giaccardo non vi sono appunti da fare; fa bene in tutto».
La sua umiltà, la sua carità, la pazienza, la longanimità, la dolce fermezza quando si trattava della gloria di Dio e del bene delle anime sono notissime.
Il Maestro nella pietà
Sapeva parlare con Dio!
In particolare: Egli viveva di pietà eucaristica;
di pietà mariana;
di pietà liturgica;
di amore alla Chiesa ed al Papa;
di carità dolce ed operosa verso i fratelli e verso tutti;
di pensieri ed aspirazioni sempre elevati;
di piena osservanza religiosa.
Vi è da confermare quanto scritto nella circolarina:
«È opinione comune che è passato tra noi un santo, un vergine, un'anima che portò alla tomba intemerata la stola battesimale».
Vicino a morte si preoccupò solo di questo: «Che si viva in carità! Così si prova la dolcezza ed il contento ed il frutto della vita religiosa».
Le sue parole, la sua scuola, il suo confessionale, il pulpito, la penna, la ricreazione, anche le minime cose riflettevano l'abbondante pietà e carità del suo cuore.
Scrisse: «Il fondamento, la sorgente, il metodo e la corona della vita spirituale religiosa della Pia Società S. Paolo, il centro attorno a cui si aggira l'essere e l'operare nostro è la devozione alla Persona di Gesù Cristo, nostro Divino Maestro, presente nel Mistero Eucaristico, e considerato sotto l'aspetto speciale di Via, Verità, e Vita». Egli viveva questi principii. A chi volesse conoscere chi incarnò tutto l'ideale del Paolino nella sua integrità si dovrebbe indicare «il Signor Maestro». Vi sono tanti testimoni quante sono le persone che l'hanno avvicinato e quanti sono i membri delle famiglie Paoline.
Lo conobbe bene S. Em. il Cardinal Schuster al quale professava singolarissima devozione. Ed il Cardinale in una conversazione in cui si parlava delle difficoltà che D. Timoteo incontrava a Roma disse: «Supererà tutto; è tanto umile e prega». Trattandosi di una questione spinosa, in altra occasione asserì: «Se D. Timoteo dice così, non discutete più; egli ci vede bene».
Il Cardinale scrisse dopo la sua morte:
Rev.mo Signor D. Alberione,
La dipartita del Teologo D. Giaccardo è per me lutto familiare, in quanto gli sono stato fraternamente dappresso nei primi stentati anni della fondazione di Roma. Oh! anni preziosi! di ricca povertà e di eroico abbandono in Dio. Giorno per giorno il corvo recava il pane quotidiano.
Ora il Teologo prega per noi. Così ci riesca di imitarlo e di seguirlo poi un dì in cielo. San
Timoteo e San Paolo lo hanno accolto in loro compagnia. Beato lui!
Con umili istanze di preghiere me Le confermo, di Lei, Rev.mo Signore.
dev.mo Servo
+ I. CARD. SCHUSTER
Milano, 25 gennaio 1948.
Don Timoteo dipinse la Sua vita e scolpì se stesso nel «Direttorio» che sarà pubblicato a puntate sul «S. Paolo».
Maestro nell'Apostolato
Egli lo sentiva, lo amava, lo sviluppava senza farsi quasi notare, poiché era un suscitatore di energie, un sostegno per i deboli, luce e sale nel senso evangelico.
Nelle Famiglie Paoline era come il cuore e l'anima. Immensa riconoscenza Gli deve il Primo Maestro, e con Lui tutti, come tutti sapevano di essere da Lui amati.
Si può dire che fu sempre il Vicario, di fatto. E certamente io mi fidavo più di Lui che di me; e sono contento di avergliene data prova innanzi ai nostri Ven.mi Superiori anche ultimamente.
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