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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
PENSIERI DALL'INDIA...
Il Primo Maestro, prima di lasciare l'India per le Isole Filippine, ha voluto mantenere la promessa, e ci ha inviata una seconda relazione del viaggio e delle impressioni ricavate dalla sua dimora nell'«isolotto paolino» di Allahabad ed in mezzo a quelle genti, per lo più ancora giacenti nelle tenebre e nell'ombra di morte.
Stampiamo il «San Paolo» con un po' di anticipo, perché attendiamo ancora un'altra relazione, e non vogliamo che diventino troppo vecchie. Ci saranno motivi di riflessione e di preghiera.
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Allahabad presenta tutte le caratteristiche di una grande città orientale e indiana. Essa, con tutto il buono cui accennavo nella precedente relazione, con il suo esuberante e variopinto bazar, ecc., ha tuttavia anche grandissime miserie morali e materiali.
Per l'apostolato nostro due grandi difficoltà di ordine esterno si frappongono nell'India: la prima è costituita dall'analfabetismo: la stragrande maggioranza degli abitanti, calcolabile sui nove decimi della popolazione, non sa leggere: la seconda consiste nella notevole povertà delle masse, congiunta alla convinzione che dal Sacerdote e dalla Suora si deve soltanto ricevere. Eppure v'è tanto bisogno dell'apostolato nostro! Solo 4 milioni di Cattolici, su 400 milioni di abitanti! Stampa con molte figure, comprensibili da tutti, cinema, parola moltiplicata... In India è possibile l'apostolato del cinema (ancorché in lingua inglese); sono possibili i Catechismi con figure a colori; è desiderato un Vangelo ben tradotto, come pure una Bibbia ove sovrabbondino le illustrazioni, ecc. ecc. Il capo secondo della lettera di S. Paolo agli Efesini è di una attualità sorprendente: lo abbiamo meditato.
Alle due precedenti una terza difficoltà si aggiunge all'apostolato, ma questa piuttosto di ordine interno: è la persuasione che tutte le Religioni sono buone.
Tuttavia, nonostante queste notevoli difficoltà, assai radicate, il Cattolicesimo in India ha già profonde radici: la stessa opera di Gandhi a favore degli Intoccabili (che egli chiamava i «figli di Dio») è una copiatura dell'opera dei Sacerdoti Cattolici per i più poveri.
I protestanti compiono un lavoro intenso, per vie diverse: tengono scuole, hanno collegi per la gioventù che frequenta le Università, hanno chiese nei centri più frequentati. Vi sono dei Pastori, delle cosidette Suore, dei maestri e delle maestre.
I Cattolici difettano più di loro di mezzi materiali.
Si spera che la Costituente, ora in pieno sviluppo, lascierà abbastanza libera la Religione Cattolica. Per ora la conversione non è proibita; ma è proibito, in alcune regioni, il proselitismo. Stante però la mentalità, il convertirsi è tale eroismo che solo l'attività di un grande zelo e l'opera della grazia possono dare delle speranze che siano fondate.
L'India è davvero misteriosa, sotto molti aspetti! Qui occorre che preceda Maria! Ella porterà Gesù. I Nostri lo sentono: Maria Regina Apostolorum; e fanno sacrifici ammirabili per questa nostra Madre e Maestra: Rosari, Feste, Mese di Maria. E Maria è la nostra speranza: per i Nostri e per le popolazioni.
È presto detto: un miliardo e duecento milioni di Infedeli! Ma vivere con essi, anche solo per qualche giorno, è altra cosa!...
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Una settimana di Esercizi Spirituali ci fece sentire il «quam jucundum habitare fratres in unum!» e la promessa del Maestro: «Ubi sunt duo vel tres congregati in nomine meo, ego sum in medio eorum».
Nel Giovedì Santo: ringraziamo Gesù per l'istituzione del Sacramento dell'amore e del Sacramento dell'Ordine. Oh! il Calvario elevato tra questi Infedeli, mentre i Maomettani elevano le loro grida disperate di preghiera! Ma Gesù bisogna riprodurLo eucaristicamente e portarLo. Domanda ed esame tremendo: come eseguiamo il divino mandato: «Euntes in mundum universum, docete omnes gentes... servare omnia..., baptizantes in Nomine Patris et Filii et Spiritus
Sancti»! comando questo che va unito all'«accipite et manducate», perché da questo cibo attingiamo sapienza, zelo, spirito di sacrificio.
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La mentalità, il sentire, la vita di questi popoli ci obbligano a riconoscere il gran dono della Fede e l'azione missionaria di S. Paolo tra i Gentili. Ma insieme ci fanno pensare se noi, Sacerdoti e Religiosi Cattolici, possediamo il Cuore di Gesù che tanto amò gli uomini e nulla risparmiò per essi; se comprendiamo il «come il Padre ha mandato me, così io mando voi». Quanti vi sono «occupatissimi nel far nulla»? Troppi, esageratamente troppi!
Occorre conquistare; ma con una mentalità ed un'azione pastorale, organizzativa, efficace per l'uso anche dei mezzi moderni. Illuminare le masse, rivolgersi alla parte colta, formare un ambiente sempre più vicino al Vangelo...
Sento spesso dire: «In Italia disprezziamo i protestanti; qui fanno tanto».
Il Missionario cattolico non può sempre dare l'elemosina del pane; ma può insegnare a guadagnarlo! E ciò con un lavoro razionale, dove tante sono le ricchezze naturali. Insegnare il lavoro è più che dare un pane, sia nell'ordine della natura che della Religione.
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È difficile distaccarsi da questo «isolotto paolino» per le speranze che offre, per la dedizione generosa che si vive, per la stima che gode, per le difficoltà stesse che si incontrano. Occorrono cuori apostolici che amino l'Oriente, tanto pio e sine Christo, ma preparato a riceverLo, quando fosse capito e si ripetesse il «cum essem astutus, dolo vos cepi» (2 Cor. 12, 16).
Certo: in India le difficoltà da superare sono molte: oltre l’ambiente, la mentalità, il tenore di vita, vi sono anche le lingue da imparare; lingue che sono diverse per caratteri, lontane dall’italiano, usate in mescolanza con dialetti vari. Ma che cosa non può l’amore di un cuore infiammato di zelo per Gesù e per le anime?
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La estimazione che godono i Nostri in India si conosce anche dal fatto che, ripassando a Delhi, l'Arcivescovo era personalmente ad aspettarci all'aeroporto e ci usò attenzioni delicatissime, e personalmente venne con la sua macchina nel ripartire per Calcutta.
Le opere dell'Arcivescovo di New-Delhi sono molto belle. Oltre la Cattedrale degna di questa meravigliosa ed immensa città, le scuole maschili e femminili s'impongono ai pagani stessi che le frequentano numerosi.
In questa città, dove s'incontrano quattro civiltà rappresentate da insigni monumenti, occorre ancora che si sovrapponga la civiltà cristiana a mutare tenore di vita, culto, mentalità, legislazione.
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I Cristiani si distinguono con molta facilità tra i pagani, Indù e Mussulmani: hanno una espressione di serenità, di fiducia, di letizia che si manifesta sul volto. Mi si fece notare che i non Cristiani vivono ancora realmente sotto l'impressione del timore: sempre pensano a placare, allontanare gli spiriti avversi per i loro peccati... e muoiono temendo.
La legge dell'amore, la fiducia in Cristo Riparatore, nella Vergine SS., nella Confessione e Comunione aprono il cuore dei Fedeli alla speranza e certezza dei beni eterni e di essere uniti al Cristo quaggiù.
D'altra parte i Cristiani sono anche più aperti al progresso in ogni campo; ed occupano per lo più uffici distinti ed importanti.
Gli Indiani sono riflessivi, intelligenti, religiosi: quale apporto avrà la Chiesa quando accoglieranno il Vangelo! E quali trasformazioni sociali e quanto progresso morale e civile!
Uno strazio: turbe innumerevoli; contrasto tra la vita lussuosa di pochi, di fronte alle grandi masse in misere condizioni... Ma: e le anime degli uni e degli altri?...
«Se vuol mandare Missionari ad evangelizzare, non mancheranno i popoli» mi fu scritto in questi giorni.
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La Società Biblica (India e Ceylon) ha in Calcutta una grande Libreria, con larga diffusione. I protestanti, anche qui, si vedono nelle strade offrire specialmente libretti e fogli volanti. Le edicole presentano ricche riviste. Il Digest è sempre primo.
I Cinema principali iniziano le proiezioni alle 9 del mattino, per terminare alle 24.
Vi sono specie di Librerie ambulanti, che si fermano nelle maggiori piazze ed innanzi alle stazioni, ritrovi, bar, bazar. Da notare che Calcutta conta 5 milioni di abitanti, oggi, secondo quanto mi dicono. Ha una quindicina di Parrocchie. Molto lavorano i Salesiani, i Gesuiti ed altri Istituiti Religiosi. V'è anche Clero secolare.
Un buon amico di S. Paolo mi volle a pranzo con lui alI'Hotel: la sala centrale è più larga della nostra «S. Paolo» in Alba. Diceva: «Vede che i denari vi sono...: solo per le opere di Dio stentiamo tanto». Risposi «Haec est victoria quae vincit mundum: fides nostra».