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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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Televisione cinema radio stampa

          Di ogni cosa vi può essere il buon o cattivo uso; cioè l’uso e l’abuso; secondo che la cosa è adoperata in ordine e nella misura utile per l’eternità; oppure con fine mondano e in misura disordinata.

          Questo si riferisce tanto più a quello che riguarda la diffusione del pensiero: la lettura, gli spettacoli cinematografici e televisivi, audizioni radiofoniche ecc.

          Per regolare la lettura vi sono le leggi della Chiesa e la legge naturale. Per gli altri mezzi, specialmente la televisione, vi è la legge naturale come circa l’uso del cibo; e nel nostro caso possiamo invocare anche leggi ecclesiastiche che interpretino ed applichino la legge naturale.

          Restringendoci all’uso ed abuso della televisione per i religiosi: essa raccoglie in sé i beni ed i pericoli della radio e del cinema: aggiungendo che lo spettatore-auditore rimette se stesso nelle mani e si abbandona ad una guida che può essere saggia o cieca. Il trasmittente operatore, può all’improvviso sottomettere allo spettatore le cose e le parole più sante o più perverse. Perciò occorre una duplice vigilanza. La televisione deve perciò essere regolata dai Superiori, per dovere grave. Ciò per non introdurre il mondo (che si è lasciato con la professione) in casa, nel convento. Istruzione, educazione, sollievo, questo sì è ammesso; errore, distrazione, scandalo, questo no.

 

          Norme:

          1) Il Superiore e la Superiora custodiscano, per sé o per altri la chiave della ricevente molto più che la porta dell’istituto.

          2) Concedano la televisione con molta cautela: circa il tempo, le trasmissioni, il modo, il genere di persone ecc.

          3) Assistano alla trasmissione per regolare tutto con saggezza e pietà: in modo che ogni ritrovato del progresso sia ad utilità, mai a danno dei religiosi e delle religiose.

 




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