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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
PER I DISCEPOLI
Rispondo riguardo agli Aspiranti Discepoli.
I. - D. L’Aspirante dovrà, secondo l’ultimo numero del «San Paolo» fare due anni di probandato, prima dell’anno di postulato?
R. Sì, almeno, due anni interi; a qualunque età l’Aspirante sia entrato nell’Istituto.
2. - D. A che fine è stabilito questo?
R. Allo scopo di osservare le Costituzioni, nel loro spirito. Rileggere gli articoli: 31, 34, 209.
3. - D. Quanto alla vestizione?
R. Di questa nulla è stato detto; dopo i due anni, se l’Aspirante si mostra ben preparato, può essere ammesso all’anno di postulato; come regola generale, allora si fa pure la vestizione.
4. - D. E per gli studi?
R. Si disporrà il programma in modo di anticipare gran parte di quanto avrebbe seguito il noviziato; si avrà perciò prima del noviziato un corso di tre anni come di avviamento teorico e pratico all’apostolato paolino. Art. 218.
5. - D. Ciò vale per tutte le nazioni?
R. Vale tanto per l’Italia che per le altre nazioni.
6. - D. Tutto questo importerebbe una vera organizzazione di cose.
R. Certamente: un Sacerdote distinto che presieda alla ricerca e alla formazione dei Discepoli, «sub ductu et dependentia Superioris»: e tale Sacerdote abbia gli aiuti necessari.
Programma di studio con esami, insegnanti. Orario di scuola e pietà, istruzione religiosa e assistenza, direzione spirituale, ecc.
7. D. Siamo già carichi del lavoro per gli studenti...
R. I discepoli devono essere, quanto a numero, due terzi. Agli studenti si darà la cura necessaria; ma se ne farà una scelta diligentissima, onde vi sia la sicurezza morale di riuscire non solo buoni ma ben distinti Sacerdoti, sotto ogni aspetto.
Per i cari Discepoli invece un bel corso di preparazione al Noviziato: con la certezza che la crisi della vita sia fatta prima di esso, giacché non bastano l’età, l’istruzione, l’abilità al lavoro tecnico: si tratta di formare dei religiosi. «Non siano ammessi al Postulato finché non si sia constatata un’adeguata preparazione dottrinale e morale, indole buona e idoneità alla vita religiosa ed ai lavori di apostolato». Art. 31.
8. - Riguardo all’abito religioso dei Discepoli, rispondo:
a) L’abito religioso è una divisa da indossarsi dal giovane che ama l’Istituto ed è deciso di entrarvi; è una barriera che l’aspirante mette tra il proprio cuore e le altre tendenze al mondo ed alla famiglia; è un premio da concedersi a chi ha mostrato con i fatti la vocazione religiosa; è un impegno di portarlo sempre con decoro ed onore della Congregazione e di volerne essere rivestito dopo morte; è una pratica promessa di voler prepararsi al noviziato ed alla professione; è una garanzia e sicurezza rispetto a pericoli morali.
b) Fatta la vestizione, l’abito religioso deve essere indossato sempre; entro e fuori casa, in propaganda, in libreria, come autista, in vacanza, nelle passeggiate, in moto o ciclo; in Italia ed all’estero... Si eccettuano soltanto speciali lavori o circostanze, a giudizio del superiore locale; ed in casi più gravi, specie all’estero, del Superiore Generale; però in casa si vesta sempre l’abito religioso. In ogni caso il religioso deve poter essere riconosciuto come tale, dal modo serio di vestire, dal comportamento, dal modo di parlare ecc.
c) L’abito religioso sia vestito per intero, compresa la cintura e la corona. Il Discepolo non solo sia sempre tale, ma appaia tale a tutti. Non permetta che si scambi per Padre, Sacerdote. Il vestire in civile o ridurre l’abito al minimo od a una forma uguale al Sacerdote, indicherebbe che già si sta
svestendo dello spirito religioso, dell’uomo nuovo creato secondo Dio in giustizia, santità, verità.
Non, quindi, una soverchia fretta di spirito umano di vestire l’abito; ma in tutti i vestiti impegno di essere ed apparire sinceramente religiosi.
Sac. Alberione