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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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IL GRAN GIORNO DEI DISCEPOLI

          È difficile descrivere le grazie e consolazioni avute nel corso degli Esercizi SS. dei Discepoli in preparazione alla festa di S. Giuseppe. Come ringraziare degnamente il Signore? È possibile solo con una generosa corrispondenza e lieta fedeltà ai propositi e professioni emesse.

          Quanto siete stati buoni! Giorni che furono disposti dalla bontà e gentilezza di Dio verso i suoi figliuoli: e voi siete tra i migliori figli di questo buon Padre.

          Abbiamo anche inteso di ricordare il tanto bene già compiuto da Discepoli più anziani, la loro generosità, la loro fedeltà. Tutto mi è noto. Mi avete ripetuto: «Tra i Discepoli vi sono delle anime veramente belle!». Lo so; ed aggiungo «in molte cose benemerite davanti a Dio ed alla Congregazione»; e vi ripeto le parole del Rituale per la professione: «E se sarete fedeli, vi prometto, a nome del Signore, che riceverete il centuplo e possederete la vita eterna».

          È vero: in alcuni, nell'istituto, il vero concetto del Discepolo è stato quasi del tutto perduto;

 

         


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alcuni mai lo hanno avuto: e, di qui, tante incomprensioni e pene. Occorre quindi molta intelligenza, molto cuore, e retto comportamento.

          È difficile mettere insieme i due fatti: da una parte è un bombardamento sul Primo Maestro di domande per aver Discepoli; e dall'altra la frequente incomprensione o la trascuranza di essi quando si hanno.

          Si sono fatte le vestizioni, le prime professioni, le altre annuali e le perpetue con grande solennità ed abbondante intervento di parenti ed amici.

          Da Casa Madre e da altre case si hanno pure liete notizie.

* * *

          Da tre fonti deduciamo la vocazione e l'idea giusta del Discepolo:

          a) la pratica, la vita vissuta e la tradizione di tanti anni;


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          b) l'insegnamento orale e scritto (sul San Paolo specialmente);

          c) le Costituzioni, che nel loro linguaggio sobrio (sebbene le espressioni siano talvolta imperfette e la traduzione meno esatta) parlano chiaramente.

          Occorre che queste tre fonti siano considerate assieme per un'idea chiara e completa; le Costituzioni non dicono tutto.

          Per intendere le relazioni intime del Sacerdote paolino con il Discepolo paolino, la rispettiva posizione ed attività, sono da ricordarsi i seguenti articoli:

 

          Art. 6. – La Pia Società San Paolo è costituita da due classi di membri, chierici e laici, i quali, distinti per divina istituzione, sono però associati nell'unità della stessa Società e devono tendere al medesimo fine secondo la propria vocazione, le attitudini e la propria condizione.

          I laici hanno il nome di discepoli.

          Art. 7. – I discepoli devono professare profondo rispetto ed osservanza verso i Sacerdoti e, con sincera fede, ritenerli ministri di Gesù Cristo.

          I Sacerdoti devono diligentemente nutrire stima ed amore verso i discepoli, come fratelli carissimi associati nel medesimo apostolato. Con grande carità li istruiscano e li dirigano nella perfezione religiosa e nell'esercizio sempre più perfetto delle opere di apostolato; procurino ad essi con sollecitudine i mezzi di santificazione e siano ad essi di esempio nella virtù e nelle buone opere.

          Art. 8. – Tutti i membri, ciascuno secondo la propria condizione, professano la stessa vita religiosa, sono retti dalle medesime Costituzioni, godono delle stesse grazie e privilegi, e devono applicarsi alle opere della Società sotto il governo e la guida dei Superiori. I discepoli non hanno parte alcuna nel governo della Società e nelle elezioni. Riguardo alle opere di apostolato, ossia nel lavoro tecnico e nella propaganda, si può affidare ad essi anche un ufficio direttivo, però sempre e del tutto subordinato.

 




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