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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
PERSEVERANZA
Ogni uscita ci fa piangere ed esclamare: quanto sono ridotte per costui le possibilità di salvarsi!
Scrive il P. L. Colin (Culto dei voti): «Il religioso deve sentirsi obbligato a perseverare ad ogni costo fino alla morte nella sua vocazione: è dovere di religione verso Dio, di giustizia verso l'Istituto, di grandezza e di carità verso se stesso».
Parlando della leggerezza con cui si torna da alcuni nel mondo si domanda: «Sanno costoro di compromettere tutta la loro vita presente e futura?».
San Vincenzo De' Paoli e S. Alfonso descrivono infatti le penose conseguenze... e conchiudono: «piangete sopra costoro la loro lacrimevole disgrazia! e pregate per loro». – Vivere sempre fuori della volontà di Dio, morire con la pena di aver solo fatto la propria volontà, doversi presentare a Dio di cui hanno disprezzato le grazie ed al quale devono ammettere di essere vissuti fuori della Sua volontà... di che cosa chiederanno la mercede! Assai meno infelice chi per disgrazia in qualche momento di fragilità commette una mancanza anche grave... ma si riprende e tutta la vita sta abitualmente nella volontà di Dio; che non colui che vi sta sempre fuori.
Anche l'Apostolato ne è colpito! perché si è fuori dei piani di Dio! «Chi mette mano all'aratro e poi ritorna indietro non è fatto per il regno di Dio» (Luca, IX, 62).
Perciò S. Vincenzo ad un Padre tentato di andarsene, scriveva: «È molto difficile per non dire impossibile, potersi salvare in un luogo ed in uno stato dove Dio non ci vuole...».
«La perdita della vocazione è un pericolo immenso di dannarsi». – Colin.
Morte o cattiva o spaventosa, angustiata di fronte all'eternità.