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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
NATURA DEL RIPOSO
Non violentare l'ordine divino.
Il riposo è necessario all'uomo come il cibo, ed è da prendersi con le medesime intenzioni: «per mantenerci nel servizio di Dio».
Le ricreazioni sollevano, riposano il corpo e lo spirito nel corso delle occupazioni, la notte presenta il riposo per la giornata, la domenica il riposo della settimana, le ferie estive il riposo dell'annata.
Deve essere tale che costituisca davvero riposo per le fatiche sostenute, ed una preparazione per le future. Non dovrà perciò stancare né dissipare; il sollievo che si prende, invece, dovrà essere sereno, riposante, moderato, favorevole per un moderato sviluppo fisico o ad un'apertura più larga della intelligenza. Seguire le buone norme dei più stimati educatori. Non violentare la natura col fare la notte giorno e fare del giorno la notte o col faticare così nello sport domenicale da trasformare il giorno di riposo in una violenta fatica e dover poi riposarsi del riposo né eccitare talmente i nervi, i sentimenti e la fantasia con sfide appassionanti, spettacoli cinematografici, letture, conversazioni, gite, audizioni, discorsi da riportare turbamento nello spirito, agitazioni di coscienza, disorientamento nella vita. Se dopo il riposo o la ricreazione si fosse meno preparati e disposti allo studio, pietà, virtù, apostolato... non si sarebbe conseguito lo scopo.
Particolarmente delicata è l'età del fanciullo. Le vacanze sono spesso la vendemmia del demonio, diceva S. Giovanni Bosco. D'altra parte è importante che la ricreazione sia movimentata, sia di utile sfogo alla vivacità del giovane, consumata in sana e socievole letizia. Bei cortili, giochi variati, canti giocondi, istruttivi spettacoli, passeggiate piacevoli, associando l'utile al dolce. Viene il detto: «Presto a letto, presto fuor di letto»; vale specialmente per chi ha qualche ufficio direttivo. Il giuoco e lo sport non possono essere né mestieri, né passioni. Sempre la ragione e lo spirito devono serenamente guidare: «Qui gaudent, tamquam non gaudentes» (San Paolo).
Si sono formati ambienti in cui la domenica non è più il giorno del Signore, preghiera, istruzione religiosa, riposo; ma il giorno di sfrenato sollazzo e di pericoli. Al lunedì domina stanchezza e svogliatezza, si trova fatica a raccogliere i pensieri e applicare la mente allo studio e ai doveri; al venerdì la mente e la fantasia già sono orientate verso lo sport... Quando e chi potrà formare tale gioventù?