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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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VISITE DEI FRATELLI

 

          In esse deve dominare la carità, da entrambe le parti. Dice il libro della «Sapienza»: «Guardatevi dalla vana mormorazione; e dalle maldicenze preservate la lingua» (1,11).

          S. Pietro aggiunge: «Soprattutto abbiate l’un l’altro perseverante la mutua carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Esercitate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Da buoni amministratori della multiforme grazia di Dio, ognuno ponga a servizio degli altri il dono ricevuto. Se uno parla, (dica) parole di Dio» (I Pietr. 4-7, 11[4,7-11]).

          E S. Paolo scrive ai Filippesi (2,14): «Fate ogni cosa senza mormorazioni e senza dispute, affinché siate irreprensibili e schietti figli di Dio...».

          Chi visita sia umile, chi è visitato lieto. Chi visita sia prudente, chi è visitato accogliente. Chi visita non rechi disturbi agli orari e persone; chi è visitato si presti e provveda ai bisogni del Visitatore.

          Da una casa all’altra, come da una persona all’altra si faccia passare il bene, e questo soltanto; mai il male.

          Si compensi l’ospitalità soprattutto edificando e pregando; ma si osservi pure quanto prescrive l’art. 145 delle Costituzioni. Le visite si facciano sempre per fine buono; e siano, in generale, brevi.

          Più ancora che in altre circostanze, in queste


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          Visite sono da ricordarsi gli articoli 169 - 170 - 171 - 173.

          «Ricordino i religiosi che tutto il bene ha principio e compimento nella carità. La carità è paziente e benigna, non è invidiosa, non è insolente, non si gonfia, non è ambiziosa, non cerca il proprio interesse, non s’irrita, non pensa male, non gode dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità; tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta».

          «Perciò tutto sia fatto nella carità, osservando con sollecitudine il suo ordine, come conviene a persone sante».

          «Accettino volentieri le quotidiane mortificazioni imposte dalla vita comune. Al mattino si alzino presto per attendere ai doveri; si astengano dal cibo fuori dei pasti; evitino ogni discorso vano; si applichino con diligenza alle occupazioni giornaliere, sotto la guida dei Superiori, in spirito di vera cooperazione fraterna, da cui le opere acquistano impulso ed efficacia».

          «Ricordino anche i precetti del Signore: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”, e “mettiti a sedere all’ultimo posto”; in maniera che chi comanda dimostri una paterna e dolce sollecitudine, e chi è soggetto mostri docilità».

          Sac. Alberione

 




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