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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
I Classici Cristiani nei Seminari
e Vocazionari religiosi
Da «Seminarium»
In relazione all’articolo del sac. Giuseppe Beretta, pubblicato da Seminarium nel numero di ottobre 1954, vorrei fare qualche osservazione, che rispecchia la mia modesta esperienza e la mia assillante preoccupazione di predicatore di S. Esercizi al reverendo Clero.
I Padri missionari di Rho hanno sempre avuta la grande preoccupazione di sostanziare la loro predicazione al Clero con mirabile patrimonio, che gli antichi Padri della Chiesa ci hanno lasciato come viva testimonianza del loro amore a Cristo ed alla sua Chiesa.
Ma mentre da un canto siamo testimoni della profonda eco che la parola di questi grandi classici cristiani ha sul cuore dei sacerdoti, dall’altro abbiamo la sensazione che essi la ricevano come un’acqua viva attinta ad una sorgente che, per la gran massa del Clero disperso nella cura pastorale, rimane chiusa con sette sigilli.
Questo fatto denuncia evidentemente una grave lacuna della formazione seminaristica; negli anni di formazione questi sacerdoti non hanno preso contatto diretto colle opere dei santi Padri, non hanno imparato a leggerli, non hanno imparato a gustarli, e così tesori immensi di verità e di santità rimangono per loro terra sconosciuta.
Quando poi, in un corso di santi Esercizi, hanno una specie di rivelazione in questi tesori nascosti, e nasce nel loro cuore il vivo desiderio di abbeverarsi a queste limpide fonti, si trovano di fronte a delle difficoltà, che ben presto scoraggiano la loro buona volontà.
Non ultima fra queste difficoltà è la lingua dei Padri! Parecchi sacerdoti, ai quali abbiamo suggerito come testo di meditazione un volume di nostra compilazione (Rhaudenses, Scintille ambrosiane, Ediz. Paoline, Milano 1954), in cui il latino di S. Ambrogio è reso più facile da un sobrio commento, dopo una rapida visione ci hanno testualmente risposto: «C’è troppo latino... è troppo difficile!».
Ora è vero che noi potremmo fornire anche delle belle traduzioni dei Classici cristiani al nostro Clero, ma è giusto, è onorevole per noi che, mentre buoni laici sentono il bisogno di studiare il latino per intendere la voce dei Padri nella lingua originale, proprio i sacerdoti vogliano ricorrere solo alle traduzioni? E poi, non è forse vero che la forza e la bellezza di molti Padri si possono percepire solo se letti nel testo originale?
È dunque
assolutamente necessario che, negli anni di formazione, i futuri sacerdoti
prendano contatto diretto coi Padri, familiarizzino coi loro sacri
testi, sotto la guida di abili educatori, che insegnino a scoprirne le bellezze letterarie e soprattutto le grandezze spirituali.
Allora le belle edizioni antiche e recenti, parziali o totali, dei Classici cristiani ritroveranno il loro posto di onore nella biblioteca o meglio nel cuore dei Sacerdoti, ridiventeranno i loro libri preferiti per la meditazione e la lettura spirituale: una corrente di grandi pensieri attraverserà il loro spirito per infiammarli di amore per Gesù e la sua Chiesa.
È pertanto giusto, salutare e necessaria la campagna per il ritorno dei Classici cristiani nelle nostre case di formazione; e Dio voglia che molti raccolgano il suo appello, e ci donino dei Sacerdoti che, educati nello spirito di Ambrogio, di Girolamo, di Agostino, di Gregorio..., ne ripetano le opere grandiose per il trionfo del regno di Dio nel mondo.
P. Giuseppe Rigamonti
Missionario di Rho
P.S.: Imbottire la testa di paganesimo ai nostri aspiranti significa portar lontano dalla vocazione anche quelli che già si sentivano chiamati; significa prenderci la tremenda responsabilità di far sciupare parte dei preziosi anni della loro giovinezza e metterli in una situazione in cui perdono entusiasmo, spirito soprannaturale, formazione di carattere; con altre gravi conseguenze.
P.M.