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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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Per le accettazioni degli Apiranti

 

          1. Si illuminino in modo assoluto i parenti, i Parroci, l'aspirante sulla vita religiosa e sul fine dell'Istituto; e così si spieghino le differenze tra Sacerdoti e Discepoli in Congregazione; si scruti bene la intenzione secondo l'articolo che stabilisce che l'aspirante sia mosso da retta intenzione di darsi a Dio vivendo nella Congregazione.

 

          2. Il contributo mensile delle famiglie è un necessario segno della buona volontà: una doverosa riconoscenza all'Istituto per il bene che l'aspirante riceve: di entità determinata secondo molte circostanze. In generale, in Italia, non sorpassi le cinquemila lire: praticando riduzioni dopo almeno un anno di buona prova: cercandosi sempre benefattori che contribuiscano. In casi eccezionali, quando vi è una quasi certezza della riuscita si creano «posti gratuiti».

 

          3. Il lavoro vocazionario, come pure l'accettazione definitiva, si fanno in buono accordo tra il superiore della casa ed il Sacerdote vocazionista.

 

          4. Diviene sempre più chiaro che l'Istituto deve avere, in generale, due terzi di Discepoli rispetto al numero dei Sacerdoti: che agli aspiranti discepoli si devono dedicare amorose cure (per lo spirito, lo studio, la formazione religiosa e per l'apostolato), pari che agli aspiranti studenti: che i Discepoli devono abilitarsi a diventare capi-reparto nella tecnica e nella propaganda sub ductu et dependentia superioris, o da chi è incaricato dal Superiore.

         




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