Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

IntraText CT - Lettura del testo
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

- 1 -


«IL PIÙ ALTO IMPEGNO DELL'EDUCAZIONE»

 


- 1c1 -


          È quello di formare la coscienza morale degli educandi. Ogni sana educazione mira a rendere superflua, poco a poco, l'opera dell'educatore; a che l'educando si renda indipendente entro giusti limiti dall'educatore. E questo vale soprattutto nella formazione della coscienza. Suo scopo è «l'uomo perfetto, nella misura della pienezza dell'età di Cristo» (Ef 4, 13), dunque l'uomo maggiorenne, che abbia anche il coraggio della responsabilità. Responsabilità larghissima quando alla vita cristiana si aggiunge la vita religiosa con i santi Voti; e responsabilità quasi senza limiti quando, di più, si ascende al sacerdozio. Conciliare libertà con responsabilità, coscienza delicata ed obbedienza è grande problema, è grazia da chiedersi sempre.

          Ma quale febbre travaglia oggi tanta gioventù e tanti adulti a questo riguardo? La persuasione di aver raggiunta la maturità per la vita, fa sì che molti reputino la direzione dei superiori e della Chiesa, cosa indegna nel modo di trattare un'età adulta. Ne sono convinti e lo affermano: «non vogliamo essere sotto tutori ed amministratori, a guisa di fanciulli». Vogliono essere indipendenti e trattati come aventi capacità da guidarsi in tutto. Non esitano a ripetere: «la Chiesa faccia pure i suoi precetti, i superiori le loro disposizioni... ma quando si tratta di eseguire, Chiesa e superiori se ne stiano fuori.. Lascino che ognuno si guidi secondo la propria coscienza!». Non vogliono alcun interprete o intermediario tra loro e Dio; ma operano secondo le proprie vedute e osano dire «secondo la mia coscienza».

          È ben diverso essere adulti dall'essere capaci di far da sé. Non sono capaci di far da sé né i giovani, né gli adulti, né gli anziani in tutto. Le Costituzioni provvedono per tante cose, perché nessuno cada in gravi errori, confidando eccessivamente nel proprio sapere, nella propria forza ed abilità.

          I giovani hanno da imparare la strada della vita;

 


- 1c2 -


gli adulti, anche già superiori, hanno da conformarsi alle Costituzioni e dipendere da chi sta sopra di loro; e chi sta sopra ha da obbedire, sentire, servire, aiutare; chiedere più consigli perché ogni suo atto ha più larghe conseguenze. È solo chi non cammina che non ha mai bisogno di chiedere la strada.

          Dunque sempre bambini? Sì e no! Conservare l'innocenza, la schiettezza, la docilità del bambino; per aggiungervi la prudenza, la fortezza, l'umiltà, la generosità dell'adulto. «Se non vi farete come questo bambino non vi sarà posto per voi nel regno dei cieli» (Mt 18, 2), disse Gesù agli Apostoli.

 

          La coscienza, da cum scire, è un atto con cui applichiamo un principio morale ad un atto particolare. Tende ad accordare le opere ai principi morali supremi e particolari: «habens fidem et bonam conscientiam» (I Tim. 1, 19).

          a) Riguardo al passato (consequens) facciamo l'esame di coscienza in cui approviamo o disapproviamo il nostro operato.

          Se la coscienza disapprova, ecco la confessione dinanzi a Dio, a noi, al confessore. «Sanguis Christi emundabit conscientiam nostram». Diversamente si dovrebbe ricordare: «vermis (conscientiae) eorum non moritur». «Punge come spada la coscienza» (Prov. 12, 18).

          Se approva, ecco la soddisfazione del bene operato; che, se compiuto soprannaturalmente, va ad aspettarci sulle porte dell'eternità per il premio: «in reliquo reposita est mihi corona iustitiae quam reddet mihi Dominus». «Gloria nostra est testimonium nostrae conscientiae» dice S. Paolo.

          b) Riguardo al presente – la coscienza, per qualcosa che si ha da fare o lasciare, giudica antecedentemente (antecedens) e sollecita ad operare, o ritrae dall'operare.

 


- 2c1 -


          È la coscienza morale propriamente detta. San Paolo raccomanda di obbedire all'autorità propter conscientiam (Rom. 13, 5). Ed egli dice di sé: «Io mi studio di conservar sempre incontaminata la coscienza innanzi a Dio ed agli uomini» (Atti 24, 16).

          c) La coscienza ha quindi lo scopo di dirigere gli atti umani deliberati, perché l'uomo faccia il bene e eviti il male; e meriti così la lode di buono: «euge, serve bone et fidelis». Così si assicura il giudizio ultimo ed eterno sull'azione, perché ogni cosa è proceduta «de corde puro, de conscientia bona, de fide non ficta» (I Tim. 1, 5).

          d) La coscienza è regola degli atti umani e non è mai lecito operare contro di essa, sia che ordini qualche azione, sia che la vieti; siamo perciò tenuti a seguirla. Assioma: «Quidquid fit contra conscientiam aedificat ad gehennam». Se tuttavia si tratta di una cosa soltanto permessa non è obbligatorio seguirla. Se si tratta di cosa consigliata non è obbligatorio seguirla.

          Condizioni: a) Da parte dell'oggetto occorre che vi sia la verità (conscientia vera) e la rettitudine (conscientia recta). Es.: sono certo del contenuto delle Costituzioni e so che sono buone perché approvate.

          b) Da parte del soggetto occorre che vi sia certezza (conscientia certa) Es.: so che oggi è veramente domenica; so che le Costituzioni veramente dispongono l'apostolato. Esclude tutto ciò che è falsato od erroneo; ciò che è ambiguo. «Omne quod non est ex fide peccatum est» (Rom. 14, 23).

          Può essere: naturale: es.: lo scolaro sa che deve andare a scuola, al fine di imparare e farsi una carriera;

          o soprannaturale: un giudizio pratico: quello che è da farsi è soprannaturalmente buono e meritorio; oppure non è tale, anzi peccato.

* * *

          Tuttavia spesso con la stessa parola «conscientia» si indica il modo abituale di formare quel giudizio nelle varie contingenze e la disposizione soggettiva dell'individuo che giudica. Di qui le espressioni: uomo di coscienza delicata, uomo di coscienza lassa, uomo di coscienza retta, uomo senza coscienza; coscienza sacerdotale, coscienza cristiana, coscienza religiosa, coscienza naturale, coscienza soprannaturale.

          Le disposizioni interne hanno somma influenza nel giudicare della moralità di un'azione.

          La coscienza è come un santuario, la cui soglia è inviolabile per tutti, compresi i genitori. Eccezione unica il sacerdote confessore, che tiene il posto di Gesù Cristo; e tuttavia il vincolo del sigillo sacramentale ne assicura la inviolabilità rispetto a tutti.

          La coscienza è «ciò che vi ha di più profondo ed intrinseco nell'uomo». «È come il nucleo più intimo e segreto dell'uomo». «In essa l'uomo si

 


- 2c2 -


rifugia con le sue facoltà spirituali in assoluta solitudine; solo con se stesso, o, meglio, solo con Dio – della cui voce la coscienza risuona – e con se stesso. Là egli si determina per il bene o per il male; là egli sceglie tra la strada della vittoria o quella della disfatta. Quando anche volesse, l'uomo non riuscirebbe mai a togliersela di dosso; con essa, o che approvi o che disapprovi, percorrerà tutto il cammino della vita; ed egualmente con essa, testimonio veritiero ed incorruttibile, si presenterà al giudizio di Dio».

          Educare la coscienza significa dare all'individuo le cognizioni e gli aiuti necessari per un retto giudizio e per operare in conformità con esso.

 

          Perciò:

          1) istruzione

          2) salvare da aberrazioni

          3) fortificare la volontà ad eseguire in libertà e con fortezza.

 




Precedente - Successivo

Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL