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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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DUE CINQUANTENARI

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          Mentre attendiamo l'uscita di un fascicolo-ricordo, sul Cinquantesimo di Messa del Primo Maestro, anticipiamo questo «San Paolo» con la sommaria relazione sullo svolgimento della festa.

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          Ecco il testo della meditazione che il Primo Maestro ha tenuto nel Santuario Regina Apostolorum, la mattina del 29 giugno:

 

          Vi sono due specie di cinquantenari. Il primo per commemorare straordinari avvenimenti. Ma non è uno straordinario avvenimento un'ordinazione sacerdotale: il 1957 ci dà una trentina di Ordinazioni Sacerdotali.

          Il secondo per ricordare una circostanza od un fatto che ci obbliga ad un esame di coscienza ed a pregare per un miglioramento. L’esame di coscienza riguarda specialmente il Primo Maestro. La preghiera riguarda tutti; perciò sono all'altare; e voi lo circondate per offrire l'Ostia Divina per tutti, e ciascheduno, presenti corporalmente e spiritualmente.

          È questo il divino convegno che tutti ci unisce ogni giorno al Maestro Gesù.

* * *

          Rilevo due cose. Per questa circostanza Sua Santità Pio XII amatissimo, ha inviato un prezioso autografo; e la Ven.da Congregazione dei Religiosi per mano di S. E. il Card. Prefetto Valerio Valeri una lettera. Sono l'una e l'altra elogiativi; ma non tanto per riferirsi a chi vi parla, quanto a voi, alle Famiglie Paoline ovunque diffuse, ma


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          che largamente sono rappresentate. Avete operato bene, corrisposto alla divina vocazione, camminato37 con vero passo paolino. Ma il Santo Padre e la Ven.da Congregazione dei Religiosi non potevano mandare un documento elogiativo a ciascuno ed a ciascuna. Allora passano l'incarico a chi sta pro tempore in questo ufficio, perché compia il dolce dovere di approvare ed incoraggiare a proseguire ogni giorno nella vita religiosa e nell’apostolato.

          Lodare è uno dei doveri difficili; pochi veramente sanno lodare cristianamente e religiosamente; ed ancora più pochi sanno ricevere bene le lodi. Ma se il dare lodi e il riceverle vengono fatti bene, hanno buon merito e incoraggiamento. «Gratia Dei sum id quod sum; gratia eius in me vacua non fuit». Ciascuno di voi lo dice a Gesù con semplicità e profonda riconoscenza: «per grazia di Dio sono quello che sono, la sua grazia non è stata inutile in me». Il Signore ci ha pensati dall'eternità, ci creò per il cielo segnandoci questa via, ci accompagnò sino a questo solenne momento, per riunirci poi eternamente festanti lassù.

          Ogni giorno sulle orme dell'Apostolo. L'autorità della Gerarchia un giorno ci ha messi sopra una strada ed apostolato diversi da quello fìno allora ordinariamente seguito. Questo avvenne una sera quando il


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          Vescovo di Alba intervenne alla predica sul Nome di Maria (12 settembre), in cui io invitavo i fedeli a stabilire il regno materno di Maria che porta Gesù Cristo al mondo, come suo apostolato. Subito dopo mi chiamò per dirmi: «Ora al tuo ordinario ministero sacerdotale ne assegno ed aggiungo un altro, di molto irnpegno». Me ne indicò la via: la stampa della diocesi. In tale via egli mi guidò o sostenne, in basso ed in alto, con sapienza e fortezza per circa vent'anni. Di lì tutto lo svolgimento. Ora i due venerati documenti confermano come si è tutto svolto nella luce, guida ed approvazione della Chiesa e più precisamente del «Pastor della Chiesa che ci guida».

          Ecco la via maestra: in Cristo e nella Chiesa. Sempre come si è nati e si vive oggi.

          «Oremus pro Pontifice nostro Pio».

* * *

          Notevole la circostanza attuale. Si sono celebrati tre Capitoli generali per le tre prime istituzioni; mentre per la quarta è in corso il «Decretum laudis»; e la quinta è vivamente attesa e va movendo passi silenziosi, ma sicuri, protetta come è, dalla comune Madre Regina Apostolorum, da cui prende nome. La domanda fondamentale, che facevamo a noi stessi, nella breve sosta, esaminando il passato e scrutando l'avvenire, era questa: Queste Famiglie nelle loro costituzioni, spirito, apostolato, organizzazioni hanno una spiritualità ed apostolato per cui possono dare dei santi al cielo e degli apostoli alla Chiesa? Nessuno ha sollevato un dubbio. E l'Autorità da noi invitata ci ha voluto vedere ben dentro; e anche da parte di Essa nessun dubbio. Sono stati dieci mesi di lavoro e di preghiera: ora i documenti pontifici mettono un sigillo chiaro e sicuro, sta a noi eliminare deficienze, vivere più perfettamente la nostra vita voluta da Dio.

* * *

          I – Una prima parola per i Sacerdoti. L'ufficio sacerdotale è questo: di essere Maestro Via, Verità e Vita; per questo viene chiamato «alter Christus». «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi».

 


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          Predicare, guidare, santificare è il suo impegno: cui tutti devono sottomettersi. Il Sacerdote paolino poi ha, a sua disposizione, degli amplificatori della sua parola, quali, stampa, cinema, radio, televisione. Egli è una potenza di primo ordine, formando la mentalità e la ideologia cristiana, che costituiscono l'elemento essenziale di una vera civiltà. I Sacerdoti hanno bene operato; e sono i Fratelli che più mi hanno sopportato.

          I Discepoli con la parte tecnica moltiplicano lo scritto del Sacerdote e lo diffondono con una saggia propaganda: con risultato di un unico apostolato: medesimi il fine, l'oggetto, la destinazione, il frutto, il merito. Chi non conosce, almeno superficialmente, il loro buon progresso?

          II – Le Figlie di S. Paolo, guidate in saggezza dalla Prima Maestra, che è sempre pronta ad accettare ogni buona iniziativa, ringraziano Gesù Maestro che le ha portate ad un apostolato così santo e fecondo di bene.

          La dedizione incondizionata di ogni ora e momento, spiega il loro numero, diffusione, risultati.

          Vi sono sempre tante cose che i superiori non possono manifestare; ma l'obbedienza frutta i più preziosi meriti ed opera miracoli.

          III – Se ben si considerano le nostre divozioni principali: a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; alla Regina degli Apostoli, Madre di Dio e nostra; a San Paolo Apostolo, in cui viveva ed operava Gesù Cristo stesso, si capisce come la Famiglia Paolina vuole dare con S. Paolo e con Maria lo stesso Gesù al mondo, come anche Egli si è dato. Si spiegano perciò le Pie Discepole, Le Suore di Gesù Buon Pastore e l'Istituto Regina Apostolorum per le vocazioni.

          Le Pie Discepole hanno un triplice apostolato che nasce da un unico amore. Dall'amore al Divino Maestro presente nell'Eucaristia nasce il loro apostolato eucaristico. Dall'amore a Gesù vivente nella Chiesa, suo corpo mistico, nasce l'apostolato liturgico. Dall'amore a Gesù Cristo vivente nel Sacerdote nasce l'apostolato del servizio sacerdotale. E l'azione di Gesù in esse corrisponde al loro amore per Lui: e si manifesta


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nell'osservanza religiosa e nello sviluppo di persone ed opere.

          IV – L'apostolato più conformato a quello di Gesù Cristo e più tradizionale nella Chiesa è l'apostolato pastorale della Gerarchia. A questo collaborano secondo il loro stato e condizione, le Suore di Gesù Buon Pastore. Se la guerra ha fermato momentaneamente il loro sviluppo, ora stanno redimendo il tempo: con cammino regolato e prudente, ma completo e deciso.

          V – Immensi sono i bisogni dell'umanità, della Chiesa e delle anime, e si capisce come da ogni parte si propongano opere ed iniziative; ma le opere si fanno se vi sono le persone; e queste tanto più producono quanto più sono innestate in Cristo. Vi è la corrente elettrica a bassa ed alta tensione. La vita religiosa è la corrente spirituale ad alta tensione, è la poesia della personalità in Cristo, la generatrice e alimentatrice di eroismi. Perciò la necessità di vocazioni in tutti i settori religiosi ed ecclesiastici, nello spirito delle due opere pontificie per le vocazioni, al Clero secolare ed alla vita religiosa. In questa direttiva si costruisce l'Istituto Regina Apostolorum per le vocazioni. Procede secondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita: il suo esempio e il suo insegnamento. Le vocazioni buone e sufficienti costituiscono il maggior attuale bisogno della Chiesa in ogni parte del mondo.

          VI – Infine profonda umiliazione per ciò che finora è mancato per la gloria di Dio, per l'umanità, per la Chiesa, per noi stessi. Qui si dirigono le intenzioni del Primo Maestro quando nell'offerta delle orazioni, azioni e patimenti si dice «secondo le intenzioni del Primo Maestro».

* * *

          Ora continua la S. Messa che, seguita in spirito liturgico, santifica la mente, fortifica la volontà, stabilisce l'unione nostra con Gesù Cristo Vittima, Sacerdote e Maestro.

          Si è molto pregato per il Primo Maestro. Ora devo restituire: «quid retribuam Domino, pro omnibus quae retribuit mihi?


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Calicem salutaris accipiam et nomen Domini invocabo». Nulla avendo di terreno, darò ciò che non è mio, e tutto vale, ed ho dato da cinquant'anni: «de tuis donis ac datis» cioè Gesù Cristo stesso.

          I fini della S. Messa riguardano il cielo e la terra: adoriamo, ringraziamo, propiziamo, supplichiamo, perché tutti i membri delle famiglie paoline, aspiranti, cooperatori, amici e il mondo intero ricevano i massimi beni: «Per ipsum et cum ipso et in ipso».

          Un cinquantenario, in fondo in fondo, è uno dei più forti rintocchi di campana che chiama al rendiconto finale. Che gli Angeli possano in quel giorno applicarmi il «Beati mortui qui in Domino moriuntur». A tutti: in letizia protendersi in avanti! santità, apostolato paolino, bel paradiso.

          Giacomo Alberione

 




37 Nell'originale: camminate

 






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