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Giacomo Alberione, SSP Apostolato dell’edizione IntraText CT - Lettura del testo |
Conoscenza della Liturgia
Nei primordi del cristianesimo, nei quali, mentre i crudeli imperatori romani tentavano
di soffocare nel sangue la Chiesa nascente e per vari motivi era necessaria la disciplina dell’arcano, assai ridotta fu la letteratura liturgica. Non c’era del resto molto bisogno di spiegare al popolo la Liturgia, perché esso ne capiva la lingua, le funzioni erano compiute con svolgimento loro naturale e si viveva come a contatto diretto e familiare con Dio. Tuttavia si istruivano con grande cura i neofiti circa le cerimonie della Messa e i principali Sacramenti.
Dopo che l’imperatore Costantino ebbe data la libertà alla Chiesa, la Liturgia entrò in una fase di progressivo sviluppo. Il cerimoniale del culto divenne più complesso. Fu allora necessario dare spiegazioni più approfondite e regole particolari sui riti liturgici. Fu così che sorsero i primi libri liturgici.
Più tardi, la generale decadenza letteraria si fece sentire anche nella Liturgia, e la lingua liturgica fu incompresa dalle nuove generazioni. Si ebbe un succedersi d’interpretazioni, soppressioni, semplificazioni e riforme, finché gli errori del secolo XVIII 1 tentarono di corrompere le cognizioni liturgiche e di allontanare gli animi dei fedeli dagli atti solenni del culto.
Ma i Papi nulla trascurarono per mantenere salde le basi della sacra Liturgia. Sotto i loro auspici vi fu, verso la metà del secolo XIX, un grande risveglio prodotto da opere
che miravano soprattutto a mettere in rilievo la bellezza intima del culto.
Si ebbe tosto grande interesse per la Liturgia e vivo desiderio della sua valutazione storica. Si moltiplicarono le ricerche del materiale manoscritto e degli antichi libri liturgici pubblicati o isolati o in collezioni. Primeggiarono in questo lavoro gli ordini religiosi, società scientifiche e singoli studiosi. Si distinsero in modo tutto particolare i Benedettini.
Sui primi albori del secolo XX ebbe poi inizio l’attuale movimento di apostolato liturgico.
Il primo e più potente impulso lo diede il Pontefice Pio X che, col motto «restaurare ogni cosa in Cristo», intendeva principalmente di portare i cattolici ad una comprensione profonda della divina bellezza ed eccellenza degli augusti riti del culto cattolico.
Primo atto del suo Pontificato fu il «Motu proprio» sul canto sacro 2 – l’espressione [melodica e musicale] della Liturgia – con la relativa istruzione. Più tardi intraprese altre riforme, tutte indirizzate alla restaurazione liturgica.
Benedetto XV e Pio XI diedero nuovo impulso a questo movimento di restaurazione.
I richiami dei Pontefici trovarono piena adesione in molti Vescovi, Istituti religiosi, nella stampa, ecc. ed una viva partecipazione nel popolo. Si ebbe una fioritura di pubblicazioni, riviste,
giornali. Le Settimane liturgiche si moltiplicarono fino a diventare uno tra gli elementi più sensibili della rinnovazione cristiana.
I risultati di tal movimento sono ottimi e in via di grande progresso.
Resta però ancora un campo aperto a moltissime attività, sia per i ministri, gli organi ufficiali del culto divino, che per il popolo.
Molti, fra i ministri, riducono ancora lo studio della Liturgia alla parte puramente meccanica e decorativa del culto.
Un vero studio della Liturgia fa precedere alla parte pratica quella scientifica e si basa sul metodo storico-esegetico. La pratica è necessaria, senza dubbio, ma è solo una parte. La scientifica, mediante uno studio metodico, darà la conoscenza razionale, la comprensione degli atti del culto.
Il metodo storico-esegetico è il più completo.
Lo storico, procedendo sulle linee dello svolgimento, dimostrerà che la Liturgia è una vera scienza teologica autonoma, con oggetto suo proprio, il culto stabilito, reso a Dio dalla Chiesa per Gesù Cristo.
L’esegetico darà il significato dei riti, delle cerimonie e delle formule, quale è insito nella loro natura intrinseca, nella loro origine o istituzione, ossia il simbolismo vero e scientifico
che non è soggettivo o idealistico, ma oggettivo e storico.
Il clero, approfondito in questo modo nella scienza liturgica, potrà a sua volta istruire il popolo. E quanto il popolo necessiti di istruzione religiosa è facile conoscerlo.
Per quanti la Liturgia è diventata un libro chiuso! Anche all’infuori di quelli che la combattono perché non ammettono il culto sociale collettivo, vi sono molti cristiani che non sanno che cosa essa sia. A questi se ne aggiungono altri, i più, che, pur non trovando nuova la parola «Liturgia», ne ignorano il vasto e profondo significato, giudicandola cosa di secondaria importanza, che può interessare tutt’al più i chierici e i sacerdoti novelli.
È dunque evidente la necessità dell’istruzione, e di quell’istruzione che non si limita ad un’élite che restringe il suo raggio d’azione all’ambito delle associazioni cattoliche o delle confraternite pie.
La Liturgia, universale come il Vangelo, di cui è un commento e applicazione fedele, deve estendere la sua azione benefica su tutto il popolo ed avere il campo di attuazione più vicino al popolo: la Parrocchia.
Tutti i cristiani, anzi tutti gli uomini, come figli di Dio e membri della società umana, hanno il diritto e il dovere di conoscere il culto,
prima nella parte determinata cui immediatamente partecipano, poi in tutto il sistema del culto, nel suo concetto di unità e di organicità.