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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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CLERO E ISTITUTI SECOLARI

 


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          L'apostolato nelle diocesi avrà grande vantaggio se parte del Clero entrerà negli Istituti Secolari: sia per la vita di maggior perfezione; sia per la più devota collaborazione e dipendenza ai rispettivi Vescovi, sia per un nuovo e più generoso slancio di zelo; sia ancora per le nuove forze che susciterà tra il laicato.

 

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          «Abbiamo dinnanzi agli occhi una moltitudine di anime nascoste con Cristo in Dio, le quali aspirano alla santità nel secolo e con generosità consacrano lietamente tutta la loro vita a Dio... chiamate dallo Spirito Santo con una grande e speciale grazia, affinché nel mondo insulso e tenebroso, al quale non appartengono e nel quale per divina disposizione devono rimanere, siano sale perenne che non svanisce, luce che illumina e non s'estingue, piccolo ed efficace fermento operante sempre dovunque, cosi compenetrante tutte le classi sociali dalle più umili alle somme, da attingere e formare i singoli con la parola, l'esempio ed ogni altro modo, finché tutta la massa sia fermentata in Cristo» (Pio XII: «Primo feliciter» M.P.).

          Tale è il numero ed il calore di queste anime che è un pullulare continuo di nuovi istituti ed apostolati: particolarmente là dove il Clero


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secolare, i religiosi e le religiose vengono perseguitati; e si vorrebbe scancellare il cattolicesimo.

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          Questi Istituti Secolari sono divisi in tre schiere: a) quelli composti di Laici, consacrati a Dio nella povertà, castità, obbedienza; b) quelli composti di Sacerdoti che ugualmente si consacrano al Signore nella stabile professione dei consigli evangelici per essere in mano ai Vescovi strumenti più efficaci nelle attività sacerdotali; c) quelli che si compongono di Chierici e laici, stabiliti sopra un piano di eguaglianza o con forme di dipendenza, sul modo di molti Ordini e Congregazioni religiose.

 

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          Il Sacerdote secolare si trova rispetto agli Istituti Secolari davanti ad un compito ed ufficio nuovo, che però è comune con il Sacerdote religioso: scoprire e guidare le vocazioni agli Istituti Secolari, con 1'assistenza, l'istruzione, la direzione spirituale appropriata; usare sapientemente l'attività apostolica, individuale o collettiva, per il bene della parrocchia, delle anime o del proprio istituto; osservare e giudicare se eventualmente si trovino associazioni già esistenti di fedeli che possano fare il passo e salire alla dignità di Istituti Secolari.

 


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          Inoltre: dal fatto nuovo si apre al sacerdote secolare la possibilità di entrare in un Istituto Secolare e nello stato di perfezione per rendere più santa la sua vita e più fruttuoso l'apostolato. La Costituzione Apostolica Provida Mater ha messo il sacerdote di fronte ad una via, per lui prima chiusa: lo stato di perfezione, organizzato e regolato dalla Chiesa.

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          Chiarimento: 1) La perfezione consiste essenzialmente nella carità verso Dio e verso il prossimo; 2) La carità ha diversi gradi sia per l'intensità, che per l'estensione; la pratica dei consigli evangelici estende e facilita la carità perché rimuove i maggiori ostacoli che sono le tre concupiscenze; 3) Chi vi si obbliga con voto si costituisce nello stato di perfezione, perché è totale e stabile consecrazione a Dio; 4) I veri stati di perfezione sono quelli oggi riconosciuti dalla Chiesa; cioè tre: a) le religioni che comprendono Ordini e Congregazioni (con i tre voti pubblici e vita comune); b) le società con vita comune, ma senza voti; c) gli Istituti Secolari che sono senza vita comune, ma professano i consigli evangelici con voti semipubblici, sociali, riconosciuti dalla Chiesa.

 

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          In questi Istituti Secolari: lo stato di perfezione è sostanzialmente identico a quello dei religiosi. Hanno, infatti, l'elemento materiale, piena consecrazione, ed elemento formale, la stabilità. Vanno a loro, oggi, attribuiti i pregi ed i vantaggi finora attribuiti agli Ordini.

          Da notarsi che se la perfezione sta nella carità, l'appartenenza ad uno stato di perfezione è un mezzo, non un fine. Tutti sono chiamati alla perfezione personale, ma non tutti allo stato di perfezione.

          È errore livellare un Istituto Secolare al grado di Pia Unione, come sarebbero i Cooperatori; come pure in via pratica un largo zelo per associazioni di Azione Cattolica ed insensibilità per le Congregazioni religiose e gli Istituti Secolari. È


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errore pratico ritrarre le anime dall'entrare nella vita religiosa e negli Istituti Secolari considerando i loro membri come dei falliti. Altro errore prescrivere l'obbligo di entrare in un Istituto religioso o in un Istituto Secolare indistintamente a tutti coloro che hanno volontà seria di santificarsi.

          Tuttavia per l'entrata negli Istituti Secolari è necessaria la vocazione. Si noti a questo proposito che l'entrata in uno stato di perfezione non è questione di generosità, ma di vocazione divina. La chiamata a professare i consigli evangelici importa gravi rinunce per cui può ripetersi anche oggi sia da parte dei laici che da parte dei sacerdoti il fatto evangelico del giovane ricco: «Si vis perfectus esse... cum audisset adulescens verbum, abiit tristis» ( Matteo 19, 22 ).

 

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          Circa il compito sacerdotale rispetto alle vocazioni degli Istituti Secolari, il sacerdote, anche secolare, ha un triplice compito: promuoverle, illuminare le menti e corroborarle.

          Promuoverle: ricordiamo le parole del Papa Pio XII, già riportate in altro numero del «San Paolo».39 Esiste nei pastori di anime il pericolo di trascurare tali vocazioni; o per incapacità a comprenderle e seguirle, o per mancanza di zelo, o ancora più perché, assorbiti in molteplici attività, non rimane loro né energia né tranquillità d'animo richieste per un lavoro tanto delicato e fruttuoso. Può anche avvenire che il candidato ad un Istituto Secolare sia di grande aiuto nelle Parrocchie e che quindi si trovi una certa riluttanza a privarsene; occorre invece il senso di generosità quale viene raccomandato dal Papa.

          Illuminare le menti: in ogni associazione cattolica e nelle unioni affini è facile incontrare anime ardenti di perfezione e generose fino all'eroismo; sono appunto quelle che si hanno da indirizzare agli Istituti Secolari per la maggior gloria di Dio, la maggior santificazione di esse e per il bene della Chiesa. Occorre istruire le popolazioni non solo sullo stato coniugale, ma sopra le vocazioni tanto sacerdotali che religiose e gli Istituti Secolari.

 


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          Corroborarle: l'ideale della professione dei voti in alcuni momenti appare luminoso, sublime, attraente; in altri il peso degli impegni futuri o già assunti e le rinunzie che essi richiedono può sconfortare sia nel momento di realizzare quello che si era desiderato, sia nel compimento dei doveri che la professione impone. Tutti sanno quante e quali siano le tentazioni sia per il sacerdote, sia per il religioso e sia per i membri degli Istituti Secolari: ognuno dei sacerdoti deve intervenire a illuminare, confortare, sostenere anche con la preghiera.

          La perfezione religiosa non è un bel sogno, esige profondo spirito di pietà, raccoglimento, mortificazione e generosità continua. Si ha sempre da resistere al mondo, alla carne e a noi stessi: si comprende allora la necessità di una direzione spirituale costante; tanto più che i membri degli Istituti Secolari vivono a contatto del mondo, in pericoli continui, causati dalla stessa loro attività di apostolato; e mancano dei sussidi spirituali che sono abbondanti negli Istituti strettamente religiosi.

          Questa direzione deve essere robusta, che non permetta mediocrità, direttori spirituali esigenti più che indulgenti. Infondere coraggio di fronte alle difficoltà e specialmente dinanzi alle incomprensioni; educarli a lealtà e fedeltà alle Costituzioni ed ai loro Superiori, i quali hanno pure potestà dominativa sui loro sudditi. L'osservanza della povertà e dell'obbedienza per i membri degli Istituti Secolari è affìdata alla loro coscienza, assai più che al controllo vigile dei Superiori.

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          Se gli Istituti Secolari sono sostanzialmente per loro natura identici agli Ordini e Congregazioni religiose, il fine apostolico è la base di distinzione da essi. Gli Istituti Secolari non possono essere solo contemplativi, devono essere tutti attivi e rimanere nel mondo, conservando la secolarità che è la loro caratteristica. Questo è anche l'elemento sociale esterno che li fa conoscere. Tale carattere sociale parte come da fondamento nella incorporazione


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per mezzo della professione nell'Istituto Secolare; questo secondo la Costituzione Apostolica «Provida Mater Ecclesia».

          Occorre ricordare che la vita comune può essere presa in senso materiale e in senso formale. Gli Istituti detti Ordini o Congregazioni religiose devono praticare tale vita comune sia in senso materiale che formale.

          Gli Istituti Secolari invece soltanto la vita comune in senso formale: infatti la vita comune formalmente importa con l'adesione ad una Società religiosa la informazione al medesimo spirito, la conformità al medesimo regolamento, la dipendenza dagli stessi Superiori: e questo è prescritto per gli Istituti Secolari e non è prescritta per essi la coabitazione, l'abito comune, il vitto comune, l'orario uguale, ecc.

          La vita comune in senso formale è l'elemento sociale interno che è punto essenziale ed indispensabile negli stati di perfezione, poiché la Chiesa non ammette stato di perfezione individuale né si entra in tale stato con la professione di voti privati.

          Per conservare questa vita comune in senso formale occorrono tutti i mezzi di contatto frequente dei membri tra di loro e particolarmente dei membri coi loro Superiori: condizione che dev'essere assicurata sia nelle disposizioni dei regolamenti come nella pratica: «dalla vitalità si potrà giudicare lo stesso spirito dell'Istituto che venendo a mancare comprometterebbe la sostanza stessa dell'Istituto».

          Nella mente della Chiesa mentre non esclude la vita comune materiale, non diminuisce in nessun modo l'elemento della vita sociale interna.

          Tuttavia il Papa, nel Motu Proprio «Primo feliciter» scrive: «Proprius et peculiaris institutorum character, saecularis scilicet, in quo ipsorum exigentiae tota ratio consistit». Questo il nucleo centrale esterno.

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          «I membri di un Istituto Secolare trovano nella loro stessa attività stimolo alla perfezione: perciò un sacerdote membro di Istituto Secolare,


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mentre rimane obbligato ai suoi doveri di sacerdote diocesano ed eccitato a compierli anche più perfettamente, avrà una dedizione più viva per le opere che non sono comprese nei suoi doveri diocesani; una sfera più ampia di opere apostoliche e prontezza ad intervenire alle molte necessità delle anime nelle forme proprie dei membri degli Istituti Secolari. Questo non toglie che tale sacerdote agisca per obbedienza tutto sottoponendo alla volontà dei Superiori».

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          Con l'erezione degli Istituti Secolari, tanto clericali che laicali, si è quindi aperto a tutti i sacerdoti un nuovo campo di attività; come pure si son presentati nuovi problemi e nuove esigenze. Occorrevano insieme retto giudizio e prudenza; non è tanto necessario il numero quanto la qualità dei membri; non tanto necessaria una determinazione minuta di tutti i singoli doveri, quanto la sete di perfezione dei membri; non un reclutamento di massa, ma le due condizioni assolutamente necessarie come fissate dal Papa, che gli aspiranti brucino di amor di Dio e traducano tutta la loro vita in apostolato.

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          I Sacerdoti di una diocesi per l'entrata in un Istituto Secolare nulla perdono della loro obbedienza al proprio Vescovo; invece dipenderanno dal Superiore dell'Istituto abbracciato per le cose che esorbitano e delle quali possono liberamente disporre senza renderne conto all'Ordinario.

 

          Elevarsi per elevare

 

          Notiamo le parole di Padre Gemelli: «Se da un punto di vista generale si deve dire che è un errore, purtroppo non raro ai nostri tempi, isolare l'azione di un apostolo dalla sua vita interiore, e se è un'altra aberrazione comune a molti oggigiorno ritenere che l'azione basti per alimentare la vita interiore; se è vero che per dare agli altri bisogna possedere secondo la terribile parola di Gesù rivolta a chi vuol essere vero discepolo suo: «A colui che ha, sarà dato; a chi non ha sarà tolto


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anche quello che egli si crede di avere» (Luc. 8, 18), noi troviamo che per opera di Pio XII è stato realizzato nei sodali degli Istituti Secolari questo grande ideale di ricercare la perfezione interiore e di esercitare l'apostolato fra gli uomini; questo ideale di vita è però da Pio XII indicato a coloro che amano, con speciale grado di eroismo, Gesù Cristo e ne vogliono perciò essere apostoli».

          In una parola, il sodale degli Istituti Secolari, vivendo in Cristo e di Gesù Cristo sia nel segreto della sua vita interiore, sia nelle opere di apostolato, santifica se stesso e santifica gli altri, rivelando con ciò la grandezza e l'efficacia della grazia apostolica».

 




39 Cf San Paolo, maggio 1958, pp.1s.

 






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