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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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UN DONO AI PASTORI D’ANIME

 

   «Senza dubbio niente impedisce che i chierici si riuniscano in Istituti Secolari allo scopo di tendere allo Stato di perfezione evangelica con la scelta di un tal genere di vita» (Pio XII).

          «Non è in alcun modo possibile che il ministero sacerdotale consegua pienamente il suo fine,


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così da rispondere adeguatamente ai bisogni del nostro tempo, se i sacerdoti non risplenderanno in mezzo al loro popolo per insigne santità».

 

          Così scriveva Pio XII, nella sua esortazione «Menti Nostrae» diretta a tutti i sacerdoti del mondo.

          Via sicura per raggiungere questa «insigne santità», richiesta «dai bisogni del nostro tempo» è quella di impegnarsi, pur restando nelle Diocesi, al proprio posto assegnato dall’obbedienza, ad avanzare nelle virtù evangeliche con la pratica dei tre voti religiosi.

          Vi sono molti sacerdoti di vita interiore, elevata e sempre in continuata ascesi; tendono ad una santità veramente distinta; sebbene molte volte non riconosciuta da se stessi.

          Pio XII sempre rivolgendosi ai sacerdoti, ammoniva:

          a) «In un tempo in cui il principio di autorità è in tanta crisi, il sacerdote ami, ad esempio di Gesù Cristo, l’obbedienza»;

          b) «Fra tanta corruzione di costumi, professi la castità perfetta; che lo rende fecondo di amore»;

          c) «Nella lotta sociale che scuote il mondo, riveli personalmente disinteresse e spirito di povertà».

          Questo equivale a far passare praticamente il sacerdote nello stato religioso, anche se non faccia una formale emissione di voti religiosi. I voti però vi aggiungerebbero un merito di più, derivante dalla virtù della religione, e preziosi vantaggi spirituali, apostolici, sociali e assistenziali preziosi.

          Del resto, la vita religiosa applicata e vissuta dal clero secolare, non è quella condotta da Gesù Cristo, Maestro modello e vita degli uni e degli altri? Non è la vita dei primi apostoli? Non è la


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vita di molti sacerdoti secolari, che pur con la più intensa attività di ministero, uniscono la pratica dei santi voti?

          La storia ecclesiastica attraverso i secoli ci mostra ondeggiamenti nella vita pratica e nella medesima disciplina canonica a questo riguardo; ma ciò non per incertezze dottrinali, ma perché, come madre la Chiesa sempre soccorre alle umane fragilità; e dà vita alla via della santificazione, secondo i pericoli dei vari tempi. Se il sacerdote in cura d’anime vivrà «in Christo et in Ecclesia» i tre voti di povertà, castità e obbedienza, secondo il suo stato, avrà sopra le anime un’efficacia molto superiore. Ciò tanto per il suo esempio che per le sue parole e per le opere; ed ancora per le maggiori grazie che accompagneranno la sua attività.

          Aspirare al più perfetto: «Si vis perfectus esse...» nell’imitazione della vita religiosa è segreto di più alto frutto nel ministero pastorale. L’esortazione di S. Paolo a S. Timoteo e a S. Tito, non suppongono che sempre essi associno la vita di perfezione al ministero delle anime e viceversa?

          Per tutti i sacerdoti – e sono molti – che, animati da un più vivo desiderio di santità, illuminati da una più profonda penetrazione del Corpo Mistico, e delle esigenze del nostro tempo, si impegnano all’osservanza delle virtù evangeliche, Don Giacomo Alberione ha fondato e sta sviluppando un Istituto Secolare che offre a questi Confratelli più volenterosi e più ricchi di grazia la possibilità di unire alla vita di ministero la vita di perfezione religiosa, lasciando ognuno al proprio posto, nelle dipendenze piene del Vescovo, in servizio della diocesi, ma, nel medesimo tempo, riunendoli, associandoli tra loro, per mezzo dell’Istituto che ha fini precisi per la santificazione personale, per il potenziamento del ministero pastorale e per preparare tempi nuovi alla Chiesa secondo l’azione dello Spirito Santo.

 




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