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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
3°. – Maria sapienza: autorità del suo consiglio
Se Maria è piena di grazia è pure piena di sapienza. Infatti la prima grazia per l'umanità e per ogni uomo è la sapienza celeste, la luce divina, la verità. Le altre grazie seguono o accompagnano.
Si spiega come Gesù
affermò che questo era il
fine della sua Incarnazione: «Ego in hoc natus sum et ad hoc veni in mundum ut testimonium peribeam veritati; omnis qui est ex veritate audit vocem meam» (Giov. XVIII, 37).
La Chiesa invoca Maria «Sedes sapientiae, Mater boni consilii, Regina Apostolorum».
Non si tratta tanto di scienza civile; ma soprattutto della scienza che ci unisce a Dio e fa partecipi della scienza di Dio.
Maria doveva diventare la Madre di Gesù Maestro «forma Dei», «forma Christi». Secondo la Liturgia Iddio formò in Maria un tabernacolo degno secondo l'anima ed il corpo al Figlio suo.
Se per impossibile un figlio potesse prepararsi la madre, se la formerebbe ottima sotto ogni aspetto; ma ciò che non è possibile all'uomo è possibile a Dio: Maria tutta bella, specialmente nel suo spirito e nella sua intelligenza. Come un artista capace mette ogni impegno per la riuscita del suo capolavoro, così Dio creando il capolavoro delle sue mani radunò in Maria i beni più eccelsi formandola Regina mundi. Egli che è la sapienza e l'onnipotenza.
Maria aveva una missione eccezionale; non avrebbe potuto accettarla, né compierla senza sostanzialmente conoscerla.
Vergine e Madre assieme: conobbe il pregio della verginità, l'ufficio della più alta maternità: la conciliazione dei due privilegi.
Conobbe la sua posizione al presepio, al tempio, durante la vita pubblica di Gesù, al Calvario, in attesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, nei primi momenti della Chiesa.
Vale il principio che presso i più distinti mariologi sta come assioma: tutto ciò che Dio concesse di buono agli angeli, ai santi, alle creature lo dovette dare anche a Maria; perciò tutti i privilegi di natura, di grazia e di gloria distribuiti tra le creature furono pure elargiti e raccolti in Maria; ma in grado eminente, cioè regale, perché doveva essere Regina dei profeti, patriarchi, apostoli, martiri, confessori, vergini, di tutti gli angeli e santi. Dante, il teologo poeta, l’esprime in brevi parole:
(Maria) «In te s'aduna – quantunque in creatura è di bontade».
*
In Maria vi furono i più ricchi tesori della sapienza e della scienza. I teologi distinguono tre sorta di scienza: la scienza acquisita, che è naturale all'uomo; la scienza infusa, naturale agli angeli e la scienza beatifica, naturale a Dio.
a) Scienza beatifica. I teologi, seguendo
le orme di sant'Agostino, ammettono comunemente che a Mosè e a san Paolo sia
stata concessa, in alcuni momenti della loro vita, la scienza beatifica. «Mosè
e san Paolo dovettero giustamente usufruire della
scienza beatifica – dice san Tommaso (2, 2, q. 173, a. 3) – perché Mosè fu il primo dottore degli Ebrei e san Paolo il primo dottore delle genti». Ma se si ammette che Mosè e san Paolo ebbero, per qualche tempo, la scienza infusa, perché dovevano essere i primi dottori rispettivamente degli ebrei e dei gentili, tanto più ciò si deve dire di Maria SS.ma, la quale è «Apostolorum doctrix et Ecclesia Magistra» (Leone XIII, Enc. Adiutricem populi).
Inoltre è vero che san Paolo fu il dottore delle genti, ma la qualifica di dottore e maestra dei fedeli va assegnata, in modo speciale, a Maria SS.ma perché «Paulus vas electionis, Virgo vero Maria fuit vas divinitatis» (S. Bernardino da Siena).
Maria SS.ma dovette godere di questo grande privilegio specialmente in tre circostanze della sua vita: nell'Annunciazione, nella Nascita di Gesù e nella Risurrezione di Cristo.
b) Scienza infusa. Ebbe certamente la scienza infusa durante tutta la sua vita, perché se tale scienza fu concessa ad alcuni profeti e santi, tanto più doveva essere concessa alla Regina dei Profeti e dei Santi.
L'estensione di tale scienza dovette essere amplissima, superiore, cioè, a quella concessa da Dio ad Adamo nel Paradiso terrestre.
In conseguenza della scienza infusa, Maria santissima poté conoscere tutte quelle verità naturali che erano indispensabili per l'intelligenza della Sacra Scrittura; ma specialmente dovette avere una chiara ed ampia cognizione delle verità soprannaturali.
Sant'Anselmo, a questo riguardo, afferma: «Cristo, secondo l'Apostolo, è sapienza e potenza di Dio e in lui vi sono tutti i tesori nascosti della sapienza e della scienza di Dio. Ma Cristo è in Maria. Perciò la sapienza e potenza di Dio e tutti i tesori nascosti della scienza e della sapienza sono in Maria» (Homil. in: Intravit in quoddam castellum).
c) Scienza acquisita. Alle due scienze suddette va aggiunta quella acquisita che dovette essere assai ragguardevole se si pensa al lungo periodo di vita trascorso nell'intimità con Gesù.
«Legis scientiam et prophetarum vaticinia, quotidiana meditatione, Maria cognoverat», afferma Origene (Hom. 6, in Lucam).
Dotata di particolare intelligenza, assidua alla Sinagoga, lettrice devota della Scrittura, convivenza familiare per tanti anni con Gesù Cristo, abituata a ricordare e riflettere, come attesta il Vangelo, crebbe di giorno in giorno nella sua sapienza. Lo provano le parole registrate nel Vangelo: due volte parlò con l'Arcangelo Gabriele, due volte con S. Elisabetta, due volte con Gesù, una volta alle nozze di Cana con i servi. Ed ogni parola mostra l'altissima sapienza.