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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
III.
Il Maestro-educatore nel senso pieno è il Sacerdote in primo luogo; e l'opera sua è la più degna e meritoria quando l'educando-discepolo è chiamato alla virtù religiosa. In un caso e nell'altro è sempre il benefattore migliore, sebbene non sempre apprezzato, dell'umanità. La sua vita sarà piena di meriti; ed egli partendo per l'eternità avrà la consolazione di dire con S. Paolo: «La nostra lettera siete voi (Corinti) scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini, essendo ben noto che voi siete una lettera di Cristo, redatta da noi suoi ministri, e scritta non con l'inchiostro, ma con lo spirito di Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole che sono i vostri cuori di carne» (II Cor. III, 2).
Il Maestro dietro di sé lascia tanti altri «se stesso»; che potranno fare anche cose maggiori di lui. Egli compie pienamente il mandato di Gesù Cristo: Andate, fatemi discepoli: insegnando a fare quanto ho comandato; battezzate nel nome del Padre, del Figliuolo, dello Spirito Santo (che indica tutta la comunicazione delle grazie per mezzo dei Sacramenti).
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Il Maestro-educatore compie, sia pur modestamente, nella formazione dei suoi discepoli, il ruolo di Maria in quanto Maestra.
a) Maria fu Maestra agli Apostoli; perché il mandato le venne da Gesù morente: «Donna, ecco il tuo figlio», indicando con l'occhio Giovanni, rappresentante anche degli altri Apostoli.
Occorre che il
Maestro sia scelto e mandato dai
Superiori: che, 1) devono riconoscere in lui le qualità
necessarie, di studio, di virtù, di pietà, di zelo; 2) che assegnando essi l'ufficio ed accettandolo il sacerdote scelto, in spirito di obbedienza avrà la sicurezza che può contare su le grazie di ufficio.
b) Maria guidava Gesù verso il compimento del volere del Padre Celeste; e nel Cenacolo incoraggiava gli Apostoli ad avere fede ed amore a Gesù, in attesa dello Spirito Santo promesso. I Maestri non hanno da far amare se stessi di amore umano; ma da farsi via per condurre a Gesù: in fede, in speranza, in carità, in dedizione, in apostolato. Un amore umano del discepolo verso il Maestro cade quando l'amor proprio e l'amore al mondo si fanno sentire più forti.
c) Maria era stimata e guardata nel Cenacolo dagli Apostoli come la Madre santissima di Gesù, che l'aveva seguito partecipando ai suoi dolori... Quando il Maestro è considerato come esemplare, sempre pronto a sacrificarsi nelle scuole, nella formazione umano-religiosa, apostolica... allorché chiederà sacrificio troverà corrispondenza; sarà il Maestro ricordato per un'intera vita in benedizione.
d) Il Maestro-educatore deve già avere una certa preparazione all'ufficio; ma deve vivere secondo la verità – umile: a) sentire il bisogno di perfezionarsi, guardando ai Maestri degni che l'hanno preceduto, dei quali i frutti dimostrano quale era la pianta; b) consigliarsi e vivere in dipendenza dai suoi Superiori; poiché è proprio del saggio il consigliarsi, dice la Scrittura; e perché egli ha pure dei Maestri Superiori, come in tutte le scuole del mondo vi è una gerarchia nell'insegnamento; e tanto più nella Chiesa ed in ogni Istituto, sino al Papa, il quale ha i limiti stabiliti da Gesù Cristo, ed al quale renderà conto del suo ufficio. «Siamo dispensatori dei beni di Dio. Si richiede che l'amministratore dei beni di Dio sia fedele» (1 Cor. IV, 2).
e) Maria si mantenne come alunna sino a quando chiuse la sua giornata terrena; sempre continuò le sue mirabili ascensioni, edificando, incoraggiando gli Apostoli, pregando per la Chiesa, vivendo sempre più la divina vita e perfezione del Maestro Divino Gesù.
Anche il Maestro, finché vive su la terra, è sempre lui stesso un discepolo di Gesù; ed intanto può esigere dagli alunni in quanto egli è docile alunno di Gesù e dimostra di dare non se stesso ma quanto ha ricevuto dal Signore.
Si richiede la pedagogia pastorale verso i giovani; perciò leggere e considerare che egli è uno, ma vi è chi lo ha preceduto e chi lo seguirà. Egli darà non una qualsiasi forma od userà qualsiasi metodo soggettivo; ma ciò che è tradizionale nell'Istituto. È quanto già si è mostrato più adatto a formare profondamente il Cristo negli Aspiranti. Così non si arresterà, né si devierà il corso del fiume che scorre nel suo alveo: formare il Paolino.
f) Inoltre il Maestro, pur non dicendolo a parole, ma precedendo tutti, tacitamente ed insensibilmente imprime nell'animo dei discepoli 1'«imitate me come io imito Gesù Cristo». Vivo così «ut daretur vobis forma», affinché possediate una forma; la forma Gesù Cristo.
g) Maria, pur tanto illuminata, fu solo e sempre l'interprete fedelissima di Gesù Cristo, nella sua vita, nel parlare agli Apostoli nel Cenacolo, nel ricordare agli Evangelisti episodi, particolarmente l'Annunciazione, l’Incarnazione, la visita a S. Elisabetta e quelli dell'infanzia di Gesù.
Predicare assai più Gesù; interpretare e proporre la sua parola, come Egli sapeva esporre, anche le più alte verità, in mirabile semplicità.
E tuttavia in modo da rendere cristiana la vita nel pensiero, nei sentimenti, nelle attività.
Buona l'invocazione: «Gesù Maestro, fatemi un maestro simile a Voi».
h) Scegliersi Maria come Maestra e rappresentarcela nell'atto in cui Ella, tenendo la Bibbia in mano, viene seguita da Gesù con piena docilità. Invocarla come Maestra sapiente, santa, piena di grazia; chiedendo il suo spirito, il suo amore alle anime, in particolare ai piccoli. Imitarla nella sua paziente carità.
Il Maestro, comunque operi (dal Confessionale, dal pulpito dalla scuola, dalla redazione, dalla tecnica, dalla pellicola, ecc.), consacra il suo discepolo e lo affida a Maria Maestra; e consacra ed affida a Maria il suo magistero costituito di insegnamento, di esempio, di guida, di preghiera a Maria.
La consecrazione abbraccia quanto è indicato da S. Luigi Grignion de Montfort; e, di più, nella Congregazione nostra: la vita religiosa, l'apostolato, lo spirito paolino.
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Iniziato così il magistero ed il discepolato, tutto si fa da Maria, per Maria, con Maria, in Maria.
a) Da Maria. Se un Sacerdote viene eletto a formare un gruppo di Aspiranti od anche un solo nuovo venuto, l'accoglie con il cuore di Maria quando accettò dal Signore l'ufficio di Maestra di Gesù. O meglio, come ai piedi della croce accolse il nuovo ufficio di Madre a Giovanni e in Lui a tutti gli Apostoli: con fede, con speranza, con cuore materno.
Gli Aspiranti sono figli di Maria: li riceve perciò da Maria. Maria li vuole pii, studiosi, santi, apostoli; ricevendoli da Maria sa che Ella assiste, guida, prega dal cielo per il Maestro e per i Discepoli.
Il Maestro considera
i suoi alunni come figli spirituali, li ama, vi dedica tutte le forze; non
disperde queste forze o il tempo in cose secondarie o inutili, in relazioni o
notizie vane; vive di loro. Il suo riposo è un po' simile a quello di Gesù che
vegliava mentre i discepoli dormivano. Non sa che
sia vacanza. E quando vi sono più sacrifici pensa che Gesù Cristo ha predicato e dato l'esempio al suo collegio apostolico, ai suoi novizi, ma la grazia che dà la vita, la corrispondenza alla loro vocazione l'ha meritata col sacrificio di Sé: e Maria fu con lui sul Calvario, unita nello stesso sacrificio e preghiera. Seguirli sempre, come una Madre santa segue il Figlio. Solo chi sa immolarsi in mille piccole cose sarà buon maestro; poiché è servo dei suoi aspiranti; non li pretende perfetti, ma che abbiano buona volontà.
b) Per Maria: per suo onore ed amore. È di grande gloria a Dio ed a Gesù Cristo formare vocazioni. È andare incontro ai desideri di Maria prepararle dei figli buoni ed apostoli che predicheranno il Vangelo del Suo Divin Figlio e la faranno conoscere e pregare. È dare alle anime ed all'umanità dei salvatori, il sale della terra, la luce del mondo.
c) Con Maria. Il buon Maestro opera con Maria: con il soccorso della sua grazia; sente di cooperare a Lei ed al Suo Figlio Gesù. Nelle meditazioni, scuole, apostolato, assistenza, direzione: egli semina ed affida a Maria il germogliare, il crescere, il fruttificare. Anche nei casi difficili ha sempre ancora una speranza: Maria.
Un buon Maestro metterà in attività tutte le sue doti e risorse, ricorrerà a consigli e libri, farà esperimenti e si donerà... tutto questo è necessario; ma è più necessario dare un'anima all'attività; cioè la grazia di Dio assicurata per mezzo di Maria.
Ella è la confidente degli educatori: le vicende, i risultati, gli insuccessi, le difficoltà frequenti nell'azione educativa, richiedono consigli, lumi, ispirazioni, conforto, stimolo: Maria come Madre spirituale degli uomini assolverà questo compito assistenziale ed integrativo.
Il Maestro ha una speciale protezione da Maria appunto perché come educatore forma l'alter Christus; ed imita Maria stessa compiendo il suo stesso ufficio di dare Gesù Cristo al mondo.
d) In Maria. Maria partecipa all'azione educativa in duplice funzione:
provveditrice di Maestri: la sua onnipotenza supplichevole presso il Figlio suo può suscitare Maestri fatti secondo Gesù Cristo Maestro: sapienti, esemplari, veri amatori delle vocazioni.
Dà la rettitudine delle intenzioni. Mettere le intenzioni di Maria significa fare nostre le sue stesse intenzioni quando nel silenzio di Nazareth cresceva il Salvatore dell'umanità, il Mediatore tra cielo e terra, la vittima propiziatrice; e mettere le intenzioni che ora dal cielo ha Maria sopra ciascuno degli Aspiranti. Essi prima che a noi appartengono a Dio ed a Maria: e Dio e Maria ce li mettono come tesori nelle nostre mani per prepararli alla vita eterna.
*
Maria non è solo la Regina in ogni casa; ma ne è la Maestra, sempre presente, sempre sollecita, sempre clementissima.
Risponde pienamente a tale pensiero quanto è stato pubblicato: «La devozione paolina alla Regina degli Apostoli ha una parte larga e insostituibile nella formazione umana e apostolica di ogni membro. Il posto che la forma della pietà paolina assegna alla Vergine Santa è ampio ed evidente.
Una delle prime sorprese per coloro che entrano in Congregazione è forse quella di dover iniziare e chiudere la giornata recitando cinquanta volte l'invocazione “Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi”, recita che si svolge proprio durante le estreme operazioni del giorno, la levata e la messa a letto per il riposo. Identica meraviglia suscita senza dubbio la frequente e varia invocazione a Maria fatta da tutti ad alta voce nelle ore di “apostolato”, tra il fragore dei macchinari. Altra cosa davvero interessante, dal punto di vista mariano, è il veder muoversi i gruppi dei giovani in file silenziose, da un locale all'altro, tenendo in mano la corona e recitando il Rosario anche in questi minimi intervalli di tempo. Sono indici di una pietà mariana profondamente voluta, e che permea di sé la giornata paolina, creando un'atmosfera tipica in cui la devozione a Maria è sentita in una misura eccezionale.
La cosa ha un profondo valore teologico e una notevole efficacia pedagogica. Gesù Maestro ci è stato dato da Maria Vergine: ed è perciò solo in una atmosfera chiaramente mariana che si otterrà quell'intimo contatto col Maestro Divino che è lo scopo fondamentale della nostra vita.
Realmente è stato inteso così quando è stata inculcata senza requie la devozione alla Vergine Santa. E il pensiero del Primo Maestro si è espresso ora in forma sensibilissima nel tempio alla Regina degli Apostoli in Roma, consacrato a conclusione dell'anno mariano.
Questo Santuario, intitolato alla Regina degli Apostoli, sorge al centro delle case paoline e viene a costituire il cuore di tutta l'istituzione. Le varie famiglie residenti a Roma vi si portano lungo tutta la giornata e anche nelle ore notturne, nella meravigliosa cripta, per il contatto vitale con il Maestro vivente nel Tabernacolo. La realtà simpaticissima è questa: le famiglie paoline vanno a ricevere Gesù, nel Santuario, dal seno della Vergine Madre.
Quel capolavoro
architettonico che è il Santuario alla Regina degli Apostoli crea infatti uno
splendido ambiente mariano. Il Tabernacolo dove siede il Maestro nasce su un
altare da cui prende le mosse una solenne celebrazione artistica della Vergine:
da un lato è la comparsa dell'Immacolata, in contrasto col peccato d'origine;
dall'altro lato Maria emerge dalla creazione, “primogenita ante
omnem creaturam”, quasi capolavoro del Creatore, quasi fiore dell'universo: un bel fiore scolpito vicino alla Vergine sottolinea infatti questo pensiero. Dal fiore il frutto: nel Tabernacolo troviamo infatti il frutto del seno della Vergine, Gesù, il formatore degli uomini.
Ora il compito della Vergine-Madre è quello di far nascere e formare gradualmente Gesù anche in tutti coloro che devono «rendersi conformi alla immagine del suo Figlio». Maria ci sta dinnanzi come Madre e Maestra, per darci saggio meraviglioso di come si diventa veri «discepoli» di Cristo, e per guidarci a costruire la persona sulla forma del Verbo.
Maria infatti è l'esemplare supremo del discepolato, come ci afferma chiaramente S. Agostino: “Per Maria valse di più l'essere discepola di Cristo che non l'esserne Madre; fu per lei cosa più felice l'esserne discepola che Madre. Per questo Maria era beata, perché anche prima di dare alla luce, aveva portato nel suo seno il Maestro”.
È un pensiero a cui S. Bernardo darà ampio svolgimento, per guidarci a studiare le mirabili disposizioni della “discepola” perfetta dell'Altissimo.
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Esemplare perfetto del “discepolato” Maria diviene l'esemplare perfetto del “magistero” accanto ai suo Figlio Gesù. C'è un vivo rapporto tra Maria SS.ma e il Maestro dell'umanità. Divenuta Madre di Cristo, dopo esserne stata la “discepola” perfettissima, ella è divenuta a sua volta Maestra di Cristo, secondo la bella espressione di S. Efrem: “Ave, o Maria, che hai educato il Cristo datore della vita, il Cristo misericordiosissimo creatore di ogni cosa, il dolcissimo Signore nostro Gesù, educatore e formatore di tutto il modo”.
Nella storia pedagogica universale non v'è nulla di più bello che questa reciprocanza divino-umana, per cui l'eterno Maestro si è formata la Madre, mirabile discepola, onde ella potesse educarlo alla forma umana, in cui avrebbe dovuto mostrarsi Maestro perfetto degli uomini.
È per questo che si va a Gesù Maestro attraverso Maria, la vera Maestra della umanità, in quanto educatrice di Gesù. Di qui la creazione di un caldo ambiente mariano nel quale si fosse perfettamente disposti all'incontro con Gesù Cristo» (Don Roatta - Gesù Maestro).
Conclusione
Non è sufficiente che il Maestro dia ed operi da Maria, per Maria, con Maria, in Maria; è necessario che il Discepolo prenda e assimili a sé da Maria, per Maria, con Maria, in Maria. Illuminati, guidati, sostenuti, Maestro e Discepolo, da Maria in un’intimità di fede e di amore il risultato sarà assai migliore: la percentuale di riuscite sarà assai più alta.
(Verrà trattato in altro numero)
Grande e necessario mezzo è la dedizione spirituale, secondo l'indirizzo dato nell'articolo seguente. Completa «il Sacramento della Confessione». E sono due incontri intimi e decisivi fra Maestro e Discepolo nella formazione.
Sac. Alberione