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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
UN PERICOLO GRAVE
Pubblicazioni recenti di specialisti in psicologia e neurologia hanno cercato di mettere a fuoco, col maggior senso realistico possibile, il preoccupante fenomeno del dilagare delle psicopatie: alcune di queste trattazioni, come «Il pericolo mentale» del Verdun, «Psichiatria pastorale» del Dobbelstein, o più ancora – per quanto fa al caso nostro – «Medicina e vocazione» del Géraud (tutte inserite in Collane di nostra edizione), costituiscono un autentico grido d'allarme a salvaguardia della comunità umana. Il Verdun, per fare un esempio, c'informa che in USA su 15 milioni di reclute richiamate alle armi nei quattro anni dell'ultima guerra, circa 1 milione e 900 mila furono esonerate per cause neuro-psichiatriche; del resto, il numero degli psicopatici – stando alle ultime statistiche – raggiungerebbe il 12-14 per cento della popolazione globale.
Si comprende chiaramente come – dinanzi a siffatto «pericolo mentale» – ogni Seminario, o Istituto, o comunità religiosa senta la necessità di cautelarsi in maniera adeguata, sia per il bene della Chiesa, sia per evitare di caricarsi di «pesi» che bisogna poi trascinarsi dietro vita natural durante con pena enorme e con immensa fatica. Ogni Seminario, come ogni Istituto, date le esigenze e le responsabilità che gravano sui «chiamati» alla vita sacerdotale o religiosa, deve poter contare su individui sani di corpo e di mente, lieti della vita abbracciata e in grado di inserirsi, senza pesantezze, nell'ingranaggio della vita comunitaria, del ministero, dell'apostolato. Di questo direi che ha soprattutto bisogno la nostra Congregazione, nella quale la natura particolare dell'Apostolato che vi si svolge e il ritmo intensivo di vita che vi si deve sostenere, esigono nei membri un equilibrio fisico, fisiologico e psicologico a prova di strapazzo.