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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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SECONDA ADUNANZA

          Avvertenza preliminare: Ringraziare il Signore per ogni Aspirante che arriva; così come fanno i buoni genitori quando il Signore dà loro un bambino. Ci è dato per formarne un altro Gesù Cristo; non vi è missione più grande. Formarne la personalità in Cristo, considerare questo compito come il più importante e delicato nella Congregazione. Gesù ha riservato a sé la scelta e la formazione degli Apostoli; per questo li voleva continuamente vicini. Religiosi laici o Sacerdoti che a loro volta formeranno altri Religiosi e Sacerdoti secondo son stati formati.

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          Alcune condizioni necessarie perché si ottenga una più alta percentuale ed insieme perfetta riuscita delle vocazioni (in quanto possibile):

 

          1. Occorre un'adeguata e specifica preparazione dei Maestri, tanto per la parte spirituale, quanto per la parte intellettuale, zelo ed amore ai loro aspiranti. Spesso talvolta è inadeguata.

          2. Piena conoscenza ed amore all'Istituto, così da poterlo infondere quasi goccia a goccia nell'animo del fanciullo in tutte le occasioni, prendendone lo spunto.

          3. La pietà del Maestro è necessario che sia interiore, profonda e più abbondante perché deve servire ad alimentare se stesso e gli Aspiranti.

          4. Ambiente di casa sempre formativo, escludendo chi potrebbe, con l'esempio di vita trascurata o di parole imprudenti, distruggere l'opera del Maestro.

          5. L'ultima selezione degli Aspiranti nel periodo delle accettazioni, e specialmente nei tre primi mesi della prova, venga fatta dal Maestro.

          6. Convinzione profonda ed amore al metodo paolino di formazione del tutto confermato al Divino Maestro: buon esempio, istruzione, correzione, ottimismo.

          7. Il Maestro deve portare il giovane ad amare il Signore, non guadagnarlo a sé, cercandone una stima umana e un'affezione vana e pericolosa.

          8. Piena conoscenza e responsabilità di una vocazione; poiché guai a noi, diceva Pio XI, se per causa nostra si perdesse un'anima, quanto più una vocazione; un allontanamento deve essere motivo di buon esame di coscienza e di preghiera e di esperienza costruttiva per l'avvenire.

          9. Il Maestro particolarmente nelle nostre Case si guadagni la collaborazione di quanti hanno relazioni coll'Aspirante: maestri di scuola, maestri di apostolato, confessori, assistenti, ecc.

          10. Esatta conoscenza dei tempi nostri per i nuovi ambienti sociali, scolastici, parrocchiali,


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familiari, per cui vi sono nuovi mezzi ed aiuti, ma insieme nuovi pericoli, esempio nelle tecniche audiovisive.

          11. Il Maestro più che altri nel formare gli aspiranti, può guadagnarsi la stima e l'appoggio da parte dei genitori e dei Parroci, particolarmente nei casi delle crisi giovanili.

          12. Il giovane aspirante senta l'interessamento del Maestro nel periodo particolarmente della pubertà; e così pure nel periodo in cui si matura la sua personalità.

          13. Tutti i vocazionari abbiano cura di accogliere un numero abbondante di Aspiranti nelle prime classi, particolarmente se sono piccoli i vocazionari, onde più tardi, eliminati i non chiamati, rimangano ancora in numero sufficiente quelli che perseverano.

          14. Ogni anno occorre, particolarmente nei primi mesi, predicare e far meditare a lungo i Novissimi.

          15. Suscitare e conservare un'atmosfera lieta ed entusiasmante, evitando ogni pessimismo; saper chiedere anche il sacrificio e la mortificazione, con validi principi di fede e di amore al Signore.

          16. Il giovane ha sempre bisogno di varietà e novità nelle cose, compresa la pietà; poiché la monotonia è la più brutta raccomandazione per lui.

          17. Facilitare, in quanto possibile, la continuità del Maestro in un reparto perché migliori se stesso e segua più a lungo l'aspirante; tuttavia se si segue il metodo formativo tradizionale il cambiamento non creerebbe eccessivi inconvenienti, mentre porterebbe notevoli vantaggi.

          18. I Maestri dei giovani tutto prendono dal Superiore e riferiscono al Superiore del Vocazionario, assecondandone l'indirizzo.

          19. Man mano che il giovane cresce si espongano sempre di più le ragioni umane e soprannaturali di quanto gli vien chiesto ed in quello che viene corretto. Gradatamente, quando il giovane arriva ai sedici-diciotto anni, venga istruito nei fondamenti propedeutici della religione, durante i catechismi e le predicazioni.

          20. È necessario regolare saggiamente, secondo le istruzioni ricevute e secondo le stesse esperienze fatte, le vacanze; che devono esser mantenute nei limiti già indicati nel «San Paolo».

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          Seguiva la discussione, nella quale sono da rilevarsi principalmente questi punti:

 

     1. Per una graduale e regolare formazione quale via pratica dobbiamo seguire?

          – Ricordare che l'uomo è uno, pure nelle sue facoltà di mente, volontà e sentimentalità, che, pur operando ciascheduna nel proprio campo, sempre sono unite. Cercare quindi le vie per formare


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santamente i nostri aspiranti e migliorare i nostri professori, usando i trattati che sono vere vie maestre al credere, al bene operare ed alla retta pietà.

 

       2. Nel succedersi delle varie condizioni e circostanze dell'Aspirante vi è qualche mezzo più facile ed efficace da seguirsi?

          – Fare sempre più largo assegnamento sulla pietà, perché essa costituisce il maggior aiuto nelle difficoltà, esercita e corrobora la volontà, assicura le grazie nel tempo opportuno.

 

     3. Tra le varie pratiche di pietà, le Costituzioni esigono qualche pratica con maggiore cura?

          – Le Costituzioni esigono che prima di ammettere alla professione già si abbia acquistato la teoria e la pratica della meditazione, dell'esame di coscienza e della Visita al Santissimo Sacramento.

 

     4. Si dice che ai nostri tempi non è necessario il molto riflettere e che basti accogliere i pensieri altrui.

          – Insegnare la meditazione significa insegnare a pensare; e questo è fondamentale; oggi purtroppo si riflette assai meno, è la malattia del tempo. Con la riflessione ci rendiamo consapevoli e sicuri del nostro pensiero sotto l'aspetto umano e teologico; forma la vera personalità in Cristo. Che sia però una meditazione e non una lettura.

 

          5. Come si può avviare l'aspirante a meditare?

          – In generale nell'Istituto vi è abbondanza di predicazione; non è necessario predicare ogni giorno.


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          Anzi è necessario che in ogni classe o gruppo si adotti il libro di meditazione così come si ha il testo di scuola; quindi guidare il gruppo nel leggere, sottolineare, prendere appunti, far l'esame, il proposito, la preghiera. Aiutare l'Aspirante quando è giovane con piccole domande, condurlo sul terreno del proprio lavoro spirituale; infine lo si lascerà meditare da solo, qualche volta, poi, più frequentemente.

 

     6. Vorremmo una frase riassuntiva e di guida per chi intende seguire la via della perfezione.

          – È cosa fondamentale avviare gradatamente al sacrificio e allo spirito soprannaturale giacché questa è la vera formula della vita religiosa: a) «Chi vuol venire dietro di me; b) rinneghi se stesso; c) prenda la sua croce; d) e mi segua»; è dettata da Gesù.

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          L'ora di Adorazione fu impostata sullo schema di Gesù Maestro, Via, Verità e Vita. Gesù formò i suoi Apostoli comunicando loro una dottrina celeste, interponendo l'esempio di una vita santa e pregando incessantemente per loro. La condotta e il modo di fare di Gesù debbono essere la condotta e il modo di fare di tutti i maestri. Al pari di lui, anche essi debbono attendere alla loro opera di formazione inculcando quelle verità che siano di sicuro orientamento nella vita dei giovani, confermando il valore del loro insegnamento con una condotta esemplare e una costante preghiera.

 




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