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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
Anno
di particolare santificazione
(dal 25-1-1963 al 25-1 1964)
Pratica: Ogni sera la Coroncina del santo Cottolengo «Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi».
L'anno dedicato in modo particolare alla santificazione, si inizia con la festa della Conversione di san Paolo (25 gennaio 1963) e si chiuderà in data 25 gennaio 1964, quindi, con la medesima solennità.
La data di inizio è scelta per questo: Saulo, al capo 22 degli Atti, racconta la sua conversione: «Mentre ero in viaggio e mi trovavo già vicino a Damasco, ad un tratto, verso mezzogiorno, ecco che una gran luce venne dal cielo e mi avvolse nel suo splendore. Caddi per terra e sentii una voce che mi diceva: «Saulo Saulo, perché mi perseguiti?». Ed io risposi: «Chi sei, o Signore?». Egli mi disse: «Io sono Gesù di Nazaret, che tu perseguiti»... Io dissi allora: «Che devo fare, Signore?». Questa espressione indica la piena conversione di Saulo; ed insieme la piena disposizione al volere di Dio. Ora la santità vera sta precisamente nella conformità al volere di Dio e l'abbandono nelle sue mani. Già aveva raggiunta la perfezione.
San Paolo ci è qui perfetto Maestro di santificazione: invece l'attaccamento alle nostre idee, capricci, gusti, voleri sono gli impedimenti alla vera santità.
Vogliamo arrivarci? Almeno in un anno di lavoro spirituale il pieno distacco da noi stessi per vivere pienamente nel divino volere.
Da notare che Saulo fu assoggettato ad una
persona di autorità nella Chiesa, cioè alla stessa Chiesa che prima egli aveva
perseguitata. Non qualunque persona è guida a se stessa nella Chiesa, ma
ognuno di noi deve assoggettarsi alla Chiesa: «Va[Va'] a Damasco, ti verrà detto cosa devi fare». E Gesù gli mandò Anania.
Questo tempo, inizio del nuovo anno, il Signore ci invita ad un più profondo esame sopra l'ad quid venisti?
Creati per essere santi: «elegit nos Deus ante constitutionem mundi ut essemus sancti».
Fatti cristiani per vivere come veri figli di Dio: «dedit eis potestatem filios Dei fieri».
Invitati al cielo: «sancti estote quoniam ego sanctus sum»; in paradiso tutto è purissimo e santo.
Religiosi: o si aspira, o già si è professi: e questa è la professione: farci santi, (come il medico, l'avvocato, ecc. esercitano la loro professione). A che servirebbe la vita, il battesimo, la vocazione se non ci facessimo santi?
*
Se consideriamo sino al fondo la vita della
Congregazione, di una casa, di una provincia; se esaminiamo se regna la
serenità, la buona armonia, lo sviluppo, il risultato delle vocazioni, la
penetrazione dell'apostolato nelle popolazioni; se il governo è facile, se i
membri sono generosi; se si sentono da tutti i problemi e vi è un'intima
collaborazione; se tutti stanno volentieri in casa, parlano con entusiasmo
dell'Istituto e dei Fratelli; se
si fanno piccoli passi, ma vi è un continuo progresso nello spirito, studio, apostolato, vocazioni, povertà...
O invece in tutto, o in parte, le Cose e l'andamento vanno a rovescio?
La risposta è facile: nel primo caso i membri sono tesi verso la santificazione; nel secondo invece sono trascurati nel lavoro spirituale.
La pianta si conosce dai frutti.
Genitori robusti dànno figli sani.
Ognuno spiritualmente comunica la vita che possiede.
*
La santità assicura il frutto all'apostolato. Dall'amor di Dio procede l'amor del prossimo. Dall'abbondanza della preghiera, dei doni divini, dell'amor di Dio segue il desiderio di togliere l'offesa a Dio e portare l'amore e la salvezza alle anime: si vorrebbe che il Padre Celeste fosse amato da tutti i suoi figli: così come Gesù amò: «Sicut Filius hominis non venit ministrari, sed ministrare et dare animam suam redemptionem pro multis».
«L'anima perfetta ben volentieri darebbe mille volte la vita per compiacere Dio».
Il vero amore a Dio suscita nell'anima uno zelo puro, calmo, acceso, costante, forte, fino a dar la vita. Invece quando l'anima non è del tutto unita a Dio, morta a se stessa, distaccata da tutto, si avrà uno zelo impetuoso, instabile, turbolento, collerico: allora cerca se stessa, non Dio e le anime.
La vita perfetta si raggiunge come viene spiegato da San Paolo «Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus»; «Io vivo, ma non sono più io che vivo, in realtà è Gesù Cristo che vive in me».
Il primo passo perché viva Gesù Cristo in noi è conoscere e credere il Cristo totale come Via e Verità e Vita. Conoscere, meditare, credere, imitare, sentire, amare con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze.
*
Per orientamento: In Gesù Cristo si considerano i vari stati di vita:
a) Vita Trinitaria: «In principio erat Verbum». «Genitum, non factum, consubstantialem Patri...».
b) Vita creatrice: «Omnia per ipsum facta sunt». «Illuminat omnem hominem». «Verbum caro factum est».
c) Vita redentiva: «Gratia et veritas per Iesum Christum facta est».
d) Vita privata, vita pubblica, vita dolorosa, vita risorta.
e) Vita gloriosa: «Sedet ad dexteram Patris».
f) Vita ecclesiale, sacramentale e mistica.
g) Vita santificante in ogni anima.
h) Vita trionfante ed eterna: in cielo come Dio Uomo-Redentore: regno santo, eterno.
Si possono notare questi punti: conoscere,
credere, seguire, vivere Gesù Cristo Maestro: