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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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Anno
di particolare santificazione

 


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          L'invito alla santità ci arriva da Dio, da Gesù Maestro, dalla Chiesa, dalla coscienza, dalla natura, dallo stato da noi coscientemente scelto.

          L'invito è stato accolto con docilità, gioia, entusiasmo. Dio sia benedetto!

          Particolarmente: mirare al «vivit in me Christus»; o, per altri più facile, la vita spirituale sul treppiede: fede, speranza, carità.

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          Due beni mi sono necessari in questa vita: cibo e luce. E tu, o Signore, hai preparato a me, debole ed infermo, un cibo per ristoro dello spirito e del corpo, che è l'Eucarestia. Ed hai preparato una lucerna ai miei passi, che è la Sacra Scrittura. Non posso vivere bene senza il sacramento della vita, né so camminare senza la tua luce, o Gesù Cristo. Sono due mense: il Corpo di Gesù Cristo e la Parola della Bibbia (Imitazione di Cristo).

          Conoscere sempre meglio, per amare e seguire meglio, per vivere meglio Gesù Cristo.

 


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          Punto di partenza: conoscere meglio Gesù Cristo.

          «Summum studium nostrum sit in vita Iesu meditari: il maggior nostro impegno sia nel meditare la vita di Gesù Cristo» (Imitazione di Cristo).

          La vita eterna è definita dal Maestro Divino: «Haec est vita aeterna, ut cognoscant Te (Pater) solum Deum verum et quem misisti Iesum Christum». Questa è la vita eterna in noi; è la vita della grazia qui, e di là è beatitudine eterna. Conoscere Dio, conoscere Gesù Cristo. In Gesù Cristo si conosce il Padre: «Chi vede me, vede il Padre», disse Gesù Cristo. Il Figlio di Dio si è umanizzato perché conosciamo Dio.

          È tanto istruttivo l'episodio del capo 14 di san Giovanni, versetti 1-10: «Non si turbi il vostro cuore. Voi credete in Dio, credete anche in me. Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore. Se così non fosse, ve l'avrei detto. Io vado a preparare il posto per voi. E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, verrò di nuovo a prendervi con me; affinché dove sono io, siate anche voi. E del luogo


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dove io vado, voi conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo sapere la via?» Gesù gli rispose: «Io sono la Via e la Verità e la Vita; nessuno può venire al Padre mio se non per me. Se aveste conosciuto me, conoscereste anche il Padre mio; ma d'ora in poi voi lo conoscete e lo avete veduto». Gli dice Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gesù gli dice: «Da tanto tempo sono con voi, e tu non mi hai conosciuto, o Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. E come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?»

          Nessuno di noi vuol meritare il rimprovero sebbene tanto mite, di Gesù: «Da tanto tempo sono con voi, e non ancora mi conoscete?».

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          Gesù Cristo è anche il Mediatore della conoscenza del Padre. Gesù Cristo ci ha fatto conoscere il Padre. Non è solo Mediatore in quanto, immolandosi, ha dato al Padre una piena soddisfazione dei nostri debiti. Dice sant'Ilario di Poitiers: «La più grande opera del Figlio è stata questa: di farci conoscere il Padre (De Trinitate).

          Tutta la vita di Gesù è orientata verso il Padre, e ci porta al Padre. La sua Persona divina ed eterna è l'Immagine consostanziale del Padre, è mandato a noi dal Padre, e ci ha dato la dottrina del Padre.

          Lo dice anche più esplicitamente: «Egli (il Padre) mi ha prescritto cosa devo dire. Quello che dico, lo dico come il Padre me lo ha trasmesso». Dice Gesù al Padre: «Io ti ho glorificato sulla terra»; «Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato»... «Ora hanno conosciuto tutto quello che mi hai dato...»; «Io ho comunicato loro la tua parola»; «Io ho fatto conoscere loro il tuo nome, e lo farò conoscere ancora, affinché l'amore con cui hai amato me, sia in essi ed io in loro».

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          Gesù dichiara a quale perfezione ci invita: «Siate perfetti come il Padre Celeste». E se Gesù dice: «Imparate da me»; «Vi ho dato l'esempio», si è perché mostrava in se stesso la perfezione del Padre cui aspirare; vivere come Gesù Cristo significa vivere come al Padre piace. «I veri adoratori sono coloro che adorano il Padre in spirito e verità».

          Gesù cercava non la sua gloria, ma era venuto per il Padre: «Non cerco la mia gloria, ma la gloria di colui (il Padre) che mi ha mandato. Il Padre tanto ha amato noi mandandoci il Figlio suo, onde ci facesse figli di Dio; fratelli di Gesù Cristo, e coeredi di Dio in Gesù Cristo. La spiritualità non può essere altra che la spiritualità filiale: cioè la spiritualità stessa di Gesù Cristo verso il Padre. «Se uno mi ama (dice Gesù Cristo), osserverà la mia parola, 


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ed il Padre mio lo amerà; e verremo a lui e faremo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Amare la Trinità da cui tutto è fatto, e come Gesù, che tutto ha ordinato alla Trinità; così in Gesù Cristo, e con Gesù Cristo e per Gesù Cristo glorifichiamo Dio, ed avremo vera pietà e salvezza.

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          Dice Gesù Cristo: «Chi mi segue non cammina nelle tenebre, ma avrà il lume della vita» (Gv 8, 12). Gesù Cristo è la nostra sapienza, la nostra via, la nostra vita. Fuori di Lui vi sono tenebre, errori, mali.

          La dottrina di Gesù Cristo supera la dottrina di tutti i santi e scrittori di dogmatica, morale, ascetica e mistica; ma molti, per l'aver sentito più volte il Vangelo, se ne annoiano e cercano molti autori, perché non hanno lo spirito di Gesù Cristo (Imitazione di Cristo). «Il Maestro è uno solo, il Cristo»: così parla Colui che è la Verità e la santità stessa.

          In Gesù Cristo vi è il vino puro: i vari autori dànno un po’ di vino con molta acqua. Qualche volta si sostituiscono al Vangelo stesso; orgoglio umano! con speculazioni, ragionamenti, sapere proprio: gli uomini che si sostituiscono a Dio, o almeno pretendono di mettervi qualcosa di proprio. Allora: per capirli, leggere la Scrittura.

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          Parlando della lettura della Bibbia in generale, ecco alcuni pensieri:

          Dice Pio XII: «Noi amiamo la Sacra Scrittura perché in essa sfolgora, si manifesta, e quasi s'incarna per noi la seconda volta il Verbo Divino».

          «Vedi, ti prego, di studiare quotidianamente le parole del tuo Creatore. Impara a conoscere il Cuore di Dio nella parola di Dio» (S. Gregorio Magno).

          «La Scrittura deve considerarsi come la lingua materna del cristiano, perché essa è il Verbo di Dio, nostro Padre adottivo» (Garrigou-Lagrange).

          «Le parole che vi ho dette sono spirito e vita» (Gesù Cristo).

          La Chiesa vuole che: «...di questo spirituale cibo (la Bibbia) si pasca l'animo dello stesso interprete e se ne nutra» (A. Dagnino).

          Ogni cosa buona e vera può essere studiata: ma vi è qualcosa che supera ogni scienza secondo le parole del Divin Maestro: «Ti lodo e ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste ai saggi ed ai sapienti queste cose, e le hai rivelate ai semplici. Perché così, o Padre, ti è piaciuto» (Mt 11, 25).

          San Tommaso fa rilevare che il gustare la parola di Dio, in spirito di fede, prepara alla visione di Dio, in cielo; è un passo necessario e decisivo.

 


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          Parlando in particolare delle Lettere di san Paolo, il Prat dice: «Quando Paolo iniziava le sue lettere doveva avere il suo spirito in ebollizione: agitato, compresso, assillato da mille idee che volevano venire alla luce tutte insieme».

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          Un anno dedicato a conoscere e far conoscere Gesù Cristo, per amarlo, seguirlo, viverlo.

          a) La lettura del Vangelo. Si conoscerà meglio: attingendo direttamente dai testi (S. Matteo, S. Marco, S. Luca, S. Giovanni) che abbiano sufficienti note per capirne il senso; ma non commenti-annotazioni in cui il testo divenga un pretesto-occasione per dare istruzioni soggettive; o almeno cose che sono per altra sede.

          b) Almeno una volta in vita leggere il Vangelo concordato.

          I singoli Evangelisti hanno una tesi propria, e perciò di Gesù scelgono e dànno i fatti, i discorsi, i miracoli, ecc. che la dimostrano. Invece, il Vangelo concordato presenta cronologicamente la vita di Gesù, per quanto si sa dai quattro Evangelisti.

          c) Anche prima: leggere una vita di Gesù, non una storia di Gesù. La vita del Verbo presso Dio, la Redenzione da Lui operata, la vita di Gesù Cristo nella Chiesa, la glorificazione eterna: «Instaurare omnia in Cristo, sive quae in coelis, sive quae in terris sunt» (Ebr 1,10).

          Tra le migliori vite che passavano tra i Chierici quand’ero Direttore Spirituale in Seminario erano: Capecelatro, Le Camus, Fillion.

 




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