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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
LA CONFESSIONE SACRAMENTALE
La Confessione, mezzo sacramentale per la nostra purificazione; dice Gesù: «Non sono venuto a cercare i giusti, ma a portare i peccatori a penitenza». Meditare le parabole: la perla perduta, il figliuol prodigo, la pecorella smarrita.
Gesù ha difeso il suo potere di perdonare
il peccato nell'episodio del paralitico guarito.
Gesù ha esercitato la sua misericordia con la Maddalena, la Samaritana, l'adultera, san Pietro.
È stato scritto: «La grazia più preziosa per un'anima è quella di possedere un grande orrore per qualunque peccato, compreso il peccato veniale».
Gesù ha conferito ai sacerdoti il potere di assolvere le anime dal peccato.
Il Concilio di Trento: «L'effetto di questo sacramento, quanto alla sua forza ed efficacia, è la riconciliazione dell'uomo con Dio che, qualche volta, nelle anime pie, che ricevono il sacramento della penitenza con devozione, insieme con la pace e con la serenità della coscienza, si ottiene con una veemente consolazione e gioia dell'anima».
Nella Mystici Corporis si condannano coloro che insegnano come inutile la confessione frequente dei peccati veniali: «È vero che in molte lodevoli maniere possono espiarsi questi peccati, ma per un più spedito progresso nel cammino della virtù raccomandiamo sommamente questo pio uso della confessione frequente: con cui si aumenta la retta coscienza di noi stessi, l'anima si stabilisce nella umiltà cristiana, si sradica la perversità dei costumi, si resiste alla negligenza e alla tiepidezza spirituale, si purifica la coscienza, si rinvigorisce la volontà, si procura la salutare direzione della coscienza, si aumenta la grazia».
Un segno di progresso
È da notarsi che di mano in mano che l'anima progredisce nella vita interiore, si sente sempre più impura ed insieme prova un grande desiderio di purificazione. Dapprima si notano gli attacchi più grossolani, poi si rilevano le imperfezioni e le infedeltà leggere, quindi una scarsa unione con Gesù, si notano con vivo dolore le distrazioni, gli attaccamenti disordinati a sé e alle creature. Di conseguenza nasce il vivo desiderio della frequente confessione, come mezzo di maggior fervore, delicatezza di coscienza, purificazione ed intimità con Gesù.
Preparazione alla Confessione
S. Pio X: scrive: «L'esperienza ci dice che colui
il quale esercita una censura frequente e severa
(esame di coscienza) sopra i pensieri, le parole, le azioni, sarà più forte nel detestare e fuggire il male e rivolgersi con amore ed impegno a ciò che è buono. L'esperienza ci dice ancora quali danni gravissimi siano il frutto di chi evita l'esame di coscienza... Invano cercheresti in lui quella circospezione, così lodevole del buon cristiano, di evitare anche le minime colpe, e quella verecondia dell'anima propria massimamente del Sacerdote, che ci fa aver paura della benché minima offesa fatta a Dio. Anzi, la negligenza e la trascuranza di sé, giunge fino a dimenticare il sacramento della penitenza... e quali tristi conseguenze ne vennero e ne vengono tuttora...».
Frutti
È da ricordarsi che la grazia del sacramento ci rende più forti ad evitare ogni peccato.
Sono anche da ricordarsi le parole del confessore dopo data l'assoluzione: «Tutto ciò che avrai fatto di bene ed avrai sopportato di male, frutti per te in remissione dei peccati, in aumento di grazia e in premio di vita eterna».
La confessione sia settimanale, secondo le Costituzioni.
«Se ci saremo confessati sempre, spesso e bene, faremo anche una buona morte».
La confessione sia fatta sempre in ordine ad una maggior purificazione per ricavare un sempre crescente frutto di fede, speranza e carità nell'accostarsi alla comunione.
«La purgazione dello spirito si fa a poco a poco, avanzando di grado in grado, con fatica e tempo... La guarigione che si fa lentamente è sempre la più sicura... L'esercizio della purificazione non si può, né si deve finire se non con la vita...».
La Penitenza
Quanto a soddisfare la pena per i nostri peccati
vi sono le parole del Concilio di Trento: «Bisogna inoltre aggiungere che,
mentre, soffrendo, soddisfiamo i peccati, ci rendiamo conformi a Cristo, che soddisfece i nostri peccati e da cui viene ogni nostra sufficienza
(II Cor. 3, 5), avendo, per questo, anche certissima
garanzia, che se soffriamo insieme con Lui, pure insieme con Lui saremo
glorificati (Rom. 8, 17). Questa riparazione – spiega il Concilio – che noi
compiamo per i nostri peccati, non è talmente nostra che non avvenga per mezzo
di Gesù Cristo:
infatti, se da soli non possiamo nulla, con l'energia di Colui che ci aiuta, tutto possiamo (Filipp. 4, 13). Così l'uomo non ha ragioni di gloriarsi, ma ogni nostra gloria è riposta in Gesù Cristo ( I Cor 1, 31; II Cor. 10, 17; Gal. 6, 14), in cui viviamo, in cui ci muoviamo (At. 17, 28), in cui ripariamo facendo frutti degni di penitenza (Lc. 3, 8), che, da Lui, prendono la loro efficacia, da Lui sono offerti al Padre e, per mezzo di Lui, sono accettati dal Padre».
La miglior penitenza è praticare la virtù opposta al peccato ed al vizio accusato in confessione: così, alla superbia si oppone l'umiltà, all'ira la mitezza, alla pigrizia il fervore, ecc.
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Spesso il Direttore spirituale è anche confessore: in questo caso tutto è più sicuro, facile e fruttuoso. Molto importa tenere stabilmente il medesimo confessore in quanto le circostanze lo permettono.
Il frutto dipende dalle disposizioni del penitente, soprattutto. Tra le disposizioni sono del tutto necessarie il dolore dei peccati ed il proposito di non commetterne più. La preghiera e la considerazione del male commesso ci assicurano queste disposizioni.
Il paragonare una settimana con l’altra od almeno un mese con l’altro molto aiuta il progresso spirituale.