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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
MIGLIORARE LE PRATICHE DI PIETà
LA MEDITAZIONE
«Si impegnino i Superiori perché tutti i religiosi... non impediti da legittime cause, in ogni giorno ascoltino la S. Messa e facciano la meditazione»
(Canone 595 C. D. C.)
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È stato scritto: «nella nostra vita con le altre pratiche di pietà può coesistere il peccato; ma non possono coesistere meditazione e peccato: l'anima o lascierà il peccato o lascierà la meditazione. Molti recitano delle preghiere vocali (anche abbondanti) e finanche digiunano, ed intanto continuano a peccare; invece se continuano la meditazione cesseranno di peccare».
(Prassi del Confessore)
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1) «La gloria di Dio come fine ultimo, assoluto; 2) la nostra santificazione come fine prossimo verso il quale bisogna tendere incessantemente, 3) l'incorporazione a Cristo come unica via possibile per conseguire i due fini: ecco la perfezione della vita cristiana.
In ultima analisi tutto si riduce a vivere con una sempre maggior intensità e perfezione il «mistero di Cristo che assillava san Paolo».