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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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LA MEDITAZIONE

(orazione mentale)

 

          Si distingue dalla preghiera vocale.

          «La meditazione è un’elevazione ed applicazione dell’anima a Dio, per porgergli i 


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nostri obblighi e diventare migliori alla sua gloria»; così la definisce il Tanquerey.

          Ma più chiaro il P. Royo: «l'applicazione ragionata della mente ad una verità soprannaturale per averne una convinzione sempre più profonda, e quindi amarla e praticarla con l'aiuto della grazia». Questo è l'elemento caratteristico della meditazione: «applicazione ragionata della mente ad una verità...». È un ragionamento discorsivo per una profonda persuasione, sino a sentirla e amarla, come risultato. È lavoro faticoso, per cui occorre sforzo; il pigro non medita, anche se ha un buon pensiero. Ricorrere al Signore che ha promesso: effunda spiritum gratiae et precum.

          Il fine principale della meditazione è rafforzare la volontà: 1) con durevoli e profonde convinzioni, ferme ed energiche. Solo con queste convinzioni si resisterà alle contrarie influenze esterne, cioè lo spirito del mondo, la carne, satana; 2) ed insieme si otterrà con la preghiera la necessaria forza interiore per praticare le virtù, compiere i propri doveri e camminare nella via della perfezione.

*

          Così la meditazione forma l'uomo retto, il vero cristiano, il religioso osservante, il degno sacerdote innanzi a Dio ed agli uomini. Chi medita, di fronte alle difficoltà, alle tentazioni, alle chiacchiere di ambienti, a tentazioni, ad opinioni, anziché piegarsi, si conferma e consolida; in fine, sarà stimato dagli uomini e sarà benedetto e premiato da Dio.

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          Chi medita e riflette sui principi e i problemi della vita presente e dell’eternità, è sempre ben 


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orientato in tutte le contingenze, difficoltà e vie da seguirsi; e vive se stesso. Possiede una vera personalità, formata in Cristo. Così come colui che sta con avvedutezza e forza al timone della nave nel traversare un mare agitato.

          L'uomo, il cristiano, il religioso, il sacerdote che si è formato un suo carattere, avrà convinzioni illuminate, sarà costante nel seguire i suoi ideali, i suoi programmi ben formulati, i suoi propositi; vivrà sempre teso verso il suo fine.

          Così come un buon pilota o un buon autista. È come colui che guida l'aereo, perché ha studiato, conosce gli apparecchi, è sempre volto all'aeroporto di arrivo; pure se ostacolato da temporali, nebbie, ritardi.... ma arriva bene.

          All'opposto: chi non approfondisce le convinzioni e decisioni in riflessioni e meditazioni, non vivrà se stesso. Sarà travolto, trasportato da tentazioni, impressioni, discorsi, notizie, letture inutili... Non sarà utile a sé e meno ancora ad altri.

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          a) L'unica pratica di pietà che deve farsi in comune è la meditazione per la sua importanza nelle conseguenze: se il Superiore o il maestro la guida, vi è l'orientamento della vita religiosa paolina ed in particolare della giornata.

          Non è base sicura una pietà di sentimento: si cadrebbe ai primi urti o lunsinghe.

          Come dobbiamo riesaminarci e dolerci se dopo anni di formazione viene a mancare la perseveranza! E giovani usciti, dopo aver tanto insegnato l'apostolato-edizioni, divengono vittime dei mezzi tecnici come letture, spettacoli rovinosi; od anche arrivano a collaborare al male con scandalo grave e peccati aggravati, sentendo forse il rimorso in fondo alla coscienza.

          Oltre le profonde convinzioni, per fortificare la volontà occorre la grazia divina; l'uomo è sempre debole: «Sento in me la legge del male contraria alla legge dello spirito»; ma basterà la grazia per superarla, se si prega.

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          Distinguere bene tra studio o lettura, e la meditazione: nella meditazione, od orazione mentale, dopo le convinzioni, si aggiunge la preghiera, per amare la verità e la virtù; e la preghiera è assolutamente necessaria.

          Si dice anche orazione mentale appunto perché aggiungendo al ragionamento l'orazione, l'anima passa ad affetti, atti di amore a Dio, desideri e propositi per il futuro. È parte essenziale. Non solo vedere il bene; ma amarlo e praticarlo.

 


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          Non è soltanto un'istruzione (scuola, conferenza o simili); è invece insieme istruzione e preghiera. Succederebbe: «Vedo il meglio ed al peggior mi appiglio». Il maestro o il predicatore distinguano bene tra lezione teologica o catechistica e meditazione; la meditazione richiede di ripetere, muovere gli affetti, aiutare l'esame di coscienza, formare e suggerire i propositi, recitare preghiere.

          Anime che sono convinte di fare la meditazione, ma s'illudono; e perché non arrivano alla preghiera pratica; perciò non ricavano frutto. Ugualmente predicatori che guidano alle meditazioni, ma non compiono del tutto il loro incarico di portare le anime alla vera santificazione.

          È anche vero che, per l'indole di chi medita o per l'argomento della meditazione, si può dare più tempo alle convinzioni o più alla preghiera; ma tutti sappiano che la parte migliore della meditazione consiste negli atti interni: affetti, esame, dolore, propositi, invocazioni.

 

          b) Non eccessivo lavoro intellettuale, mettersi invece con umiltà innanzi al Divin Maestro per parlargli confidenzialmente: lodarlo, ringraziarlo, umiliarsi profondamente ed esprimergli la nostra confidenza nella sua soddisfazione per le nostre colpe, e nei suoi meriti per arricchire noi.

          Quali sono perciò gli affetti? Si riferiscono all'oggetto della meditazione, con pensieri ispirati dalla fede, speranza, carità e pentimento. Conformarsi alle parole di Pio XII: «Le anime in cui la fede ha messo profonde radici e la cui vita si sforza di conformarvisi, sono sulla via della vera felicità, che sola può saziare il cuore umano: il possesso di Dio. Unite a questo Sommo Bene per mezzo della fede che sostiene la speranza e fa fiorire la carità, esse si svincolano vittoriose dalla schiavitù dei beni della terra ed acquistano riguardo a ciò che presenta,49 il mondo può dare o rifiutare, quella indipendenza liberatrice che è il segno dei figli di Dio. La fiducia cristiana sboccia dalle tre virtù teologali. «Dio mi basta».

          «Pluribus intentus minor fit ad singula».

 




49 Il soggetto, non espresso, di questo verbo sembra “il mondo”, come segue.

 






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