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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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ESAME ABITUALE ED UNITIVO

 

          Il lavoro spirituale e le pratiche di pietà devono essere unite come tutte le occupazioni della giornata, onde ottenere un risultato sicuro, facile, continuo: il legame è l'esame di coscienza.

          La coscienza è il santuario più intimo e segreto dell'anima. In essa si scoprono le disposizioni interiori, le passioni, le abitudini, le intenzioni, le aspirazioni, gli abituali pensieri e desideri. Penetrando in questo santuario si scopre il vero stato dell'anima. Con i sacramenti, le opere buone, la fede, il cristiano va crescendo nella vita e grazia di Gesù Cristo, secondo san Paolo (Ef. IV, 13): «Affinché arriviamo allo stato di uomo perfetto nella misura che conviene alla piena maturità in Cristo...», «in virum perfectum, in mensuram aetatis plenitudinis Christi».

          Tendere alla perfezione fino a raggiungere l'età virile in Cristo. Infatti Gesù Cristo va formandosi gradatamente nel buon cristiano, come gradatamente si completa nella Chiesa suo Corpo Mistico.

*

          L'esame di coscienza fedelmente praticato matura un'abituale riflessione, guidando lo spirito nell'orientamento a Dio e vigilando sopra i movimenti interni dello spirito, del cuore e della volontà.

          L'anima arriverà ad un esame unitivo ed abituale.

          A questo punto l'anima vive di principi e abitudini, anziché di particolarità ed atti.

          Determinato un principio comprensivo, questo diviene la luce per ogni passo, applicato a tutta la giornata, a tutte le azioni e a tutta la persona: è l'essere che cerca la perfezione e Dio: «Siate perfetti come è il Padre celeste».

          Semplifica molto il lavoro spirituale, come la costruzione di una casa, con progetto ben studiato: ogni mattone che si aggiunge è al suo posto, secondo l'idea del progettista.

          Perciò diviene abituale e unitivo, senza troppa fatica. Può farsi cento volte nel giorno.

          Se però si trattasse di peccato grave che bisogna sottoporre al confessore, è necessario accusarlo, secondo le regole della Teologia Morale.

          L'esame che si propone ha una profonda ripercussione su tutta la vita spirituale; tuttavia, come ogni altra cosa, il frutto dipende dalla perseveranza. Se si trascurasse frequentemente o si compisse materialmente o come abitudine, ne seguirebbe una sterilità assoluta. Ogni esercizio di pietà perderebbe molto del suo valore senza un esame di coscienza costante e completo nelle sue parti.


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          Un esempio per i Paolini che vogliono vivere in Cristo Via e Verità e Vita; o meglio che Gesù Cristo viva in loro.

          L'anima del Paolino acquisti l'abitudine di chiedersi frequentemente, quasi come per istinto: «quid nunc et quomodo Jesus?», cosa cerca ora l'anima mia? come penserebbe e opererebbe Gesù Cristo?

          Ricordare i principi: «Abbiate il medesimo modo di pensare di Gesù Cristo» (Fil. II, 5); «Rivestitevi di Cristo» (Rom. XIII, 14; Gal. III, 27); «Manifestate la vita di Cristo nel vostro corpo» (II Cor. IV, 10); «Vivete per Dio in Cristo» (Rom. VI, 11); «Camminare nella verità, nella luce, nei precetti di Gesù Cristo. Sia Gesù Cristo un modello cui si ispirino i pensieri, le parole, gli affetti, le azioni» (Pio XII).

          Il Paolino esercitandosi quotidianamente si renderà sempre più viva52 ed attuale e continua per lui la presenza di Gesù Cristo. È vero che è sufficiente l'intenzione abituale-virtuale, ma per arrivare alla santità occorre la attuale. Infatti Pio XII parla di unione strettissima e continua, e di fusione53 perfetta.

          «Donec formetur Christus in vobis»: affinché anche la vita di Gesù Cristo sia manifestata nella nostra carne mortale (II Cor. IV, 11).

          Gesù Cristo deve diventare il nostro pensiero dominante che assorbe le facoltà nostre: Pio XII parla di un Gesù «vivo, operante, inabitante».

          In questo modo azioni, pietà, apostolato, sollievo, cibo, riposo, sono unificati nella vita di Cristo.

          L'espressione: «quid nunc et quomodo Jesus?» è la domanda che l'anima fa a se stessa: cosa penso? cosa voglio? cosa amo?: tre domande che formano una sola.

          Ricordare che Gesù Cristo è il Capo del Corpo Mistico (Ef. I, 22): «Et ipsum dedit caput super omnem Ecelesiam, quae est corpus ipsius plenitudo eius, qui omnia in omnibus adimpletur» (Col. I, 18-20): «Egli è il Capo del corpo della Chiesa». «Vivit vero in me Christus», quando Gesù è divenuto il nostro cervello, il nostro cuore, la nostra volontà.

          Questa domanda fa gettare una rapida occhiata al centro dell'anima ove subito si scopre il punto saliente e la nota dominante. Il procedimento è intuitivo ed istantaneo; posso ripeterlo molte volte nel giorno. È cosa rapida e sicura che dice immediatamente in che posizione si trova l'anima: verso Dio, verso se stessa e le cose esterne; quelle che costruiscono o quelle che disgregano. Segna lo stato del momento come l'orologio segna l'ora.

          I dettagli importano meno, ciò che è necessaria invece è la disposizione fondamentale.

 


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          Non basta però la domanda, ma è il principio di tutto, onde assecondare il movimento della grazia e l'ascesa verso Dio; è necessario correggere i difetti, fortificare e sviluppare il buon movimento spirituale se esiste.

          Tuttavia questa occhiata deve portare alla contrizione ed al proposito: la contrizione corregge il male, il proposito rafforza il bene; la contrizione guarda al passato, il proposito guarda all'avvenire.

          La risoluzione deve portare l'anima all'unum necessarium: conoscere Dio, assecondare Dio, unirsi a Dio. Questa risoluzione si deve e si può fare con applicazione al momento e indirizzare tutto a Dio e consolidare quello che già si è fatto: «Omnia in gloriam Dei facite».

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          Questi tre elementi: la domanda, la contrizione, il proposito, si possono adattare perfettamente, sia all'esame generale che all'esame particolare. Nel generale la domanda è per rendersi conto della disposizione dominante durante il giorno; e si può adattare alle disposizioni secondarie. La contrizione raddrizzerà ciò che è storto e la risoluzione consoliderà ciò che è retto. L'esame particolare fatto all'inizio del giorno servirà ad assicurare la buona direzione delle azioni e ad evitare le imperfezioni cui si è più inclinati.

          Questo esame abituale ed unitivo conferirà consistenza a tutta la vita spirituale; il lavoro spirituale stesso sarà molto facilitato.

 




52 Nell'originale: "vivo".

 



53 Il San Paolo stampato ha “diffusione”.

 






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