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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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VII

LA VITA RELIGIOSA

 

          1) Alla pietà dare il primo posto: la comunicazione spirituale con Dio assicura la continua letizia di spirito; si tratta col Padre Celeste, con Gesù Cristo Maestro, con la nostra Madre Maria, con san Paolo, con san Giuseppe, di tutta la nostra attività esteriore e del nostro lavoro spirituale.

          2) Un apostolato cosciente: avendo conoscenza di quanto si fa, dell'uso degli strumenti della comunicazione sociale, di quanto si produce e diffonde, non a modo di lavoro, ma a modo di vero apostolato.

          3) Progredire in ogni parte; tecnica, diffusione, metodi, la cultura religiosa, la convivenza sociale, contributo al lavoro vocazionario.

          4) Mirare a divenire capi e formare all’apostolato i più giovani.

          5) L'amarsi e stimarsi vicendevolmente è un altro elemento di vita lieta; chi sa rendersi servizievole, chi parla bene di tutti, chi sa sempre rilevare il buono di ognuno.

          6) Nell'ordine generale: ciascuno nella sua posizione, seguendo l'«attende tibi et doctrinae... attende tibi et lectioni...» così san Paolo.

          Allontanare la critica come la peste. O dire in bene, o non parlare. Togliere la giusta stima è peggior male che il rubare, perché la buona fama è un bene maggiore che la ricchezza: «melius est nomen bonum quam divitiae multae» (Prov. XXII, 2).

          Accettare gli uffici assegnati per eseguirli diligentemente; e saper portare i pesi comuni.

          7) Le osservanze: fedeltà alla professione con la pratica dei voti.

          La lettura, ripetuta almeno una volta all'anno, delle Costituzioni è mezzo efficace per le osservanze. Inoltre: seguire la Messa, che è la preghiera dell'unità; è preghiera sociale.

          8) Vera vita sociale: dall'Istituto tutto si 


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riceve, e all'Istituto tutto dare. Il formarsi una vita propria e individuale significa non essere religiosi, eccetto che il nome.

          9) Soprattutto la carità. È il principio e il cardine assieme della vita religiosa. Ricordare gli articoli 169 e 170: «Ricordino i religiosi che tutto il bene ha principio e compimento nella carità. La carità è paziente, è benigna, non è invidiosa, non è insolente, non si gonfia, non è ambiziosa, non cerca il proprio interesse, non si irrita, non pensa male, non gode dell'ingiustizia, ma si rallegra della verità; tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta[»].

          10) Nella convivenza tra Sacerdoti e Discepoli: il Sacerdote abbia riverenza e rispetto al Discepolo, come persona consacrata a Dio; e la persona che completa l'apostolato dello scrittore. Invece il Discepolo veda nel Sacerdote il ministro di Dio e il dispensatore delle ricchezze di Gesù Cristo; e colui che compie la prima parte dell'apostolato.

 




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