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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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TERZA MEDITAZIONE

San Paolo: Lettere pastorali

          San Paolo nel prologo della Lettera ai Romani dice: «Paolo servo di Gesù Cristo, chiamato dal Signore ad essere apostolo, per annunziare il Vangelo di Dio...»; in fine dice: «quanti siete prediletti di Dio, chiamati ad essere santi». Parole che possono essere applicate a noi.


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          Tra le 14 Lettere di San Paolo Apostolo ve ne sono tre dette pastorali: due a Timoteo e una a Tito. Hanno tale nome, pastorali, perché indirizzate a Pastori di anime, e dànno regole relative al governo della Chiesa.

* * *

          Gli Atti degli Apostoli descrivono, al capitolo XVI, l'incontro tra San Paolo e Timoteo. Nato nella Licaonia, Timoteo era già cristiano e molto stimato, quando arrivò San Paolo. Lo prese con sé, compagno e collaboratore nel lavoro apostolico. Da quel momento Timoteo non abbandonò più il suo Maestro. Spesso San Paolo lo inviava alle diverse Chiese come suo rappresentante. Lo seguì anche nella prima prigionia di Roma, da cui San Paolo venne poi liberato.

          Dopo questa liberazione, quando San Paolo passò ad Efeso, lasciò come Vescovo Timoteo stesso.

          San Paolo, forse temendo di non rivederlo, gli scrisse una prima Lettera, tra il 64-65. Le due Lettere indirizzategli da San Paolo sono molto familiari. L'Apostolo si sentiva vicino a passare all'eternità.

          La seconda Lettera, dall'ultima prigionia, per invitarlo ad assisterlo ed ancora istruirlo. Non sappiamo se Timoteo abbia avuto la gioia di trovare San Paolo ancor vivo.

* * *

          Tito fu convertito da San Paolo dal Gentilesimo.

          L'Apostolo era accompagnato sovente da Tito, anche al Concilio di Gerusalemme; e nel terzo viaggio missionario. San Paolo incaricava spesso Tito di visitare or questa or quella Chiesa.

          San Paolo, dopo la prima prigionia romana, evangelizzò con Tito l'isola di Creta. Poi San Paolo lasciò Tito ad organizzare le Chiese fondatevi.

          Forse da Nicopoli San Paolo scrisse la Lettera a Tito, che lo raggiungesse e per dargli istruzioni.

          Sembra che questa Lettera sia contemporanea della prima a Timoteo, come si rileva dai medesimi pensieri, ed insieme dal quasi medesimo argomento pastorale.

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          Prima Lettera a Timoteo. Dopo un breve prologo, San Paolo esorta Timoteo a combattere i falsi dottori; gl'insegna come diportarsi nella preghiera pubblica e nel culto; quali 


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doti debbano avere i sacri ministri, Vescovi e Sacerdoti; come diportarsi con gli eretici e con le varie classi di cristiani; quindi parla dei falsi dottori e chiude con avvisi particolari. Esorta San Timoteo a dare buon esempio e a santificarsi.

          Descrive come debba comportarsi con le vedove, con i Sacerdoti, con gli schiavi; come comportarsi da uomo di Dio; evitando ogni disordine; e i doveri da inculcare ai ricchi.

 

          Dalla I Lettera a Timoteo:

 

          San Paolo, parlando della sua conversione: «È verità sicura e degna di essere accettata da tutti senza riserva, che Cristo Gesù è venuto in questo mondo a salvare i peccatori, dei quali il primo sono io» (I, 15-16).

          «Questa è la raccomandazione che io ti rivolgo, o Timoteo, figlio mio, in armonia con le predizioni già fatte a tuo riguardo, affinché da quelle sostenuto, tu combatta la buona battaglia, conservando la fede e una buona coscienza» (I, 18-19).

          «Ti scrivo queste cose nella speranza di venire ben presto a trovarti, e così qualora io dovessi tardare, tu sai già qual è la condotta che devi tenere nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità» (III, 14-15).

          «Nessuno disprezzi la tua giovinezza ma sii modello a tutti i fedeli nella parola, nella condotta, nella carità, nella fede, nella purità. In attesa della mia venuta, applicati a leggere la Sacra Scrittura, all'esortazione e all'insegnamento. Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato dato in seguito a59 particolari rivelazioni, con l'imposizione delle mani, dall'assemblea dei presbiteri» (IV, 12-14).

          «Non riprendere con asprezza chi è vecchio, ma esortalo come un padre, i giovani come fratelli, le donne anziane come madri, le giovani come sorelle, in tutta purezza» (V, 1-2).

          «Gli anziani che governano bene, meritano di un doppio onore, soprattutto coloro che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento» (V, 17).

          «Non imporre le mani a nessuno con troppa fretta, né renderti complice dei peccati altrui. Tu conservati puro» (V, 22).

          «Tutti coloro che sono sotto il giogo della schiavitù, stimino i loro padroni degni di ogni rispetto, affinché non si dica male del nome di Dio, né della sua dottrina» (VI, 1).

          «Ma quelli che vogliono arricchirsi, cadono 


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nella tentazione, nell'inganno e in molti desideri insensati e dannosi, che travolgono gli uomini nella rovina e nella perdizione» (VI, 9).

* * *

          La seconda Lettera a Timoteo fu scritta nel 67, da Roma, durante l'ultima prigionia, poco prima di morire. Fu pure l'ultima Lettera di San Paolo.

          Timoteo era rimasto Vescovo ad Efeso. Dal carcere San Paolo scrive per l'ultima volta; dice che la sua morte è vicina e sicura; e chiama a sé il suo discepolo prediletto per essere incoraggiato e dargli gli ultimi ricordi.

          Questa tenerissima Lettera unisce esortazioni a profezie sulla propria morte e sull'avvenire della Chiesa, miste a notizie personali. San Paolo esorta il suo discepolo a vivere santamente il sacerdozio, seguendo l'esempio stesso di Paolo. Istruzioni: come combattere le eresie, seguendo fermamente la dottrina ricevuta, nella predicazione del Vangelo, e nell'adempimento dei propri doveri.

 

          Dalla II Lettera a Timoteo:

 

          «Io rendo grazie a Dio, a cui servo come i miei antenati, con pura coscienza quando notte e giorno di continuo penso a te nelle mie preghiere e, rammentando le tue lacrime, provo un vivissimo desiderio di rivederti, per essere riempito di gioia» (I, 3-4).

          «Perciò ti esorto60 a ravvivare il dono di Dio, che tu hai ricevuto da me con l'imposizione delle mie mani» (I, 6).

          «Non ti vergognare dunque della predicazione del Vangelo di nostro Signore, né di me suo prigioniero, ma soffri con me per il Vangelo, confidando nella forza di Dio, che ci ha salvati e chiamati con una vocazione santa...» (I, 8-9).

          «Prendi per modello le sane dottrine, che tu hai ricevuto da me, nella fede e nella carità, che è in Cristo Gesù» (I, 13).

          «Tu dunque, o figlio mio, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù, e quanto hai udito da me alla presenza di molti testimoni, confidalo a uomini fidati, capaci d'insegnarlo ad altri» (II, 1-2).

          «...per il quale io soffro fino al punto d'essere incatenato, quasi fossi un malfattore; ma la parola di Dio non è legata. Ecco perché tutto sopporto per il bene degli eletti, affinché essi pure raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù e la gloria eterna» (II, 9-10).

 


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          «Ricordati di queste cose, scongiurando davanti a Dio che si evitino le dispute di parole, le quali servono solo alla rovina di chi le ascolta» (II, 14).

          «Ma tu rimani fedele a quello che hai imparato e di cui sei pienamente convinto... ma anche perché sin da fanciullo hai conosciuto le sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù» (III, 14-15).

          «Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che deve giudicare i vivi e i morti e per la sua venuta e per il suo regno, predica il Vangelo, insisti a tempo e fuori di tempo, riprendi, minaccia, esorta, sempre con pazienza e con piena dottrina» (IV, 1-2).

          «Il Signore mi libererà da ogni opera cattiva e mi conserverà per il suo regno celeste. A Lui sia gloria nei secoli dei secoli! Così sia» (IV, 18).

* * *

          Lettera a Tito: dopo il saluto, San Paolo esorta con la predicazione a vivere nella fede.

          Il primo argomento della Lettera riguarda i requisiti che devono avere i Vescovi e i Sacerdoti, e ne descrive i doveri. Poi le istruzioni da darsi al popolo: ai vecchi, alle vecchie, ai giovani ed agli schiavi, esortando a compiere ciascuno il proprio dovere.

          Due doveri, e cioè: obbedienza all'autorità e carità verso il prossimo, trattando con amore e mansuetudine.

          San Paolo saluta tutti i collaboratori e i cristiani di Creta.

 

          Dalla Lettera a Tito:

 

          Al Vescovo e Sacerdote: «sia ospitale, amico del bene, prudente, giusto, santo, temperante, ben fermo nella vera dottrina, che è conforme all'insegnamento» (I, 8).

          «Perché la grazia di Dio si è manifestata col portare la salvezza a tutti gli uomini, insegnandoci a vivere, in mezzo al secolo presente con moderazione, giustizia e pietà, rinnegando l'empietà e le cupidigie mondane. Tutto ciò in attesa della beata speranza e della gloriosa manifestazione del grande Iddio e Salvatore nostro Gesù Cristo, che sacrificò se stesso per noi, per redimerci da ogni iniquità e prepararsi un popolo eletto, zelante di opere buone. Parla così, esorta e riprendi, con piena autorità: nessuno ti disprezzi» (II, 11-15).

          «Ricorda loro di essere sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire e di essere 


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pronti ad ogni opera buona, di non dir male di nessuno» (III, 1).

          «Questa è la verità ed io voglio che su tali cose tu sii ben preciso, affinché quelli che hanno creduto in Dio, si decidano a primeggiare nella pratica delle opere buone» (III, 8).

* * *

          Meditazione ed istruzione per la pratica della Pastorale nel tempo attuale. San Paolo Apostolo praticò la pastorale-missione esercitata eroicamente, in molte nazioni. Per vari secoli erano i cristiani a cercare il Sacerdote; ma ora in questo tempo, è necessario che il Sacerdote cerchi i cristiani e i non cristiani.

          Queste tre Lettere sono da leggersi e meditarsi, applicandole al tempo presente. In molti luoghi e tempi seguire gli esempi di San Paolo, San Timoteo, San Tito.

          Consigliabile il libro del Rossano: «Meditazioni su San Paolo» (è uscito il primo volume che tratta delle Lettere ai Tessalonicesi e ai Corinti). Scrive l'Autore: «Il Nuovo Testamento contiene essenzialmente la biografia di due personaggi: quella di Gesù nei Vangeli e quella di Paolo negli Atti e nelle Lettere».

* * *

          Leggere e meditare le Lettere di San Paolo. In principio è necessario qualche sforzo. La maniera di scrivere di San Paolo non è comune, non seguendo egli lo stile classico. Ma presto ci si adatta e si prende un vero gusto alla lettura, con piena soddisfazione spirituale.

          Per il catechismo e la predicazione, sempre alimentati dalle Scritture, si avrà una viva luce e conforto.

          La vita religiosa in particolare troverà sempre un'elevazione dello spirito nella lettura della Bibbia, principalmente nel Vangelo e nelle Lettere di San Paolo.

          Per il sacerdote e l'apostolo, specialmente nel tempo attuale materialista, è tanto necessario dare un alimento spirituale.

          Si comunica lo spirito quando arriva la voce dello Spirito Santo. Sono anche utili buone conferenze, ma non vi è paragone.

          In questo tempo post-conciliare evitare alcune tendenze e commenti che servono più a perder tempo che ad illuminare ed operare. Vi è il Pastore che guida.

          Vi è la pastorale di Gesù Cristo: «Io sono il Buon Pastore»; vi è la pastorale di San Paolo, predominante tra i dodici Apostoli.

 


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          Nella Famiglia Paolina:

 

          1) Si consacra il mese di giugno a San Paolo.

          2) Ogni mese si consacra a San Paolo il primo lunedì.

          3) La recita frequente della Coroncina a San Paolo.

          4) Lettura della vita e Lettere di San Paolo.

          5) Le lodi (canti) a San Paolo.

          6) Altre sei particolari preghiere a San Paolo.

          7) Nei principali locali esporre il quadro o la statua di San Paolo.

          8) La solennità della Conversione e del Martirio di San Paolo.

 




59 Nel San Paolo stampato la preposizione “a” è omessa.

 



60 Nel San Paolo stampato: “vi esorto”.




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