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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Preparazione a due rendiconti

     Aggiornare la nostra vita alle Costituzioni è veramente il principale scopo di questo mese paolino. Ringraziare il Signore di questa singolare misericordia: un


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mese di esercizi spirituali. Per mia parte, quando ho fatto il mese di esercizi spirituali, ne ho risentito grande vantaggio. Particolarmente si prova questo vantaggio quando si è già da alcuni anni Sacerdoti o Professi; e in modo speciale da chi si trova pressoché «a mezzo del cammin» della sua vita. La nostra vita è sempre nelle mani di Dio, tuttavia così ci esprimiamo secondo la sua durata ordinaria.

     Dalle esperienze passate, considerando il cammino percorso, si possono trarre molte conclusioni utili. Se la storia è maestra della vita in generale, la storia nostra particolare è maestra della nostra vita particolare. La storia della vita trascorsa è maestra per la vita che ancora si spera da Dio.

     Vi sono due rendiconti che ci aspettano alla fine della giornata terrena: rendiconto come individui, come cristiani e come religiosi; e rendiconto secondo la nostra posizione per l’apostolato e per il ministero. Il rendiconto è tanto più grave quanto più nella Congregazione si hanno responsabilità, e quanto più sono state le grazie che il Signore ci ha elargite. Oh! se sapessimo considerare i nostri anni passati e vedere quella duplice storia: la storia delle misericordie di Dio verso di noi; ossia come ci ha condotti «la mano di Dio che è sopra di noi», e la storia della nostra corrispondenza alle innumerevoli grazie del Signore. Per essere saggi, non dobbiamo fermarci ai particolari, ma considerare tutto il corso della nostra vita: dal momento in cui l’anima nostra è uscita dalle mani creatrici del Padre Celeste, fino al momento in cui dovremo sedere a quella mensa di felicità eterna, «ut sedeatis et bibatis in regno Patris


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mei».6 Sempre considerare tutta la vita, quella del tempo e quella dell’eternità. Molte cose sembrano utili e atte a rendere più facile, più soddisfatta la nostra vita temporale; ma bisogna sempre considerare se sono utili per la vita eterna: «quid hoc ad æternitatem?».7 I ragionamenti diventeranno così molto diversi. Vi è chi ordina la vita a quel tanto che si può godere in questo mondo o la orienta verso gli onori, le soddisfazioni, il denaro, ecc.; e questi si chiamano giustamente mondani, perché pensano solo a questo mondo. La vita si può ordinare invece verso l’eternità: ed allora i piani umani si sconvolgono, perché i ragionamenti partono da altri principi e conducono a nuove e diverse conclusioni: «homo æternitatis sum».8

     Che cosa dobbiamo fare in questi giorni? Avendo noi professato, secondo il primo articolo delle Costituzioni, i tre voti e abbracciata la vita religiosa, ecco il primo rendiconto. Sopra il 1° voto: il voto di povertà. Sopra il 2° voto: il voto di castità. Sopra il 3° voto: il voto di obbedienza. Inoltre il rendiconto della vita comune, poiché i voti si praticano nella vita descritta dalle Costituzioni; come risulta dalla formula della professione.

     Gli Istituti secolari non richiedono la vita comune; anzi, in generale, si esortano i membri degli Istituti secolari a vivere nel mondo, per fare l’apostolato nel mondo, con mezzi del mondo.

     L’Istituto nostro è clericale e di vita comune. E di più ha la particolarità che sono legati assieme, per l’unico Apostolato e nel medesimo fine, i Sacerdoti e i Discepoli, formando un’unica classe.

     Esaminiamo perciò come nella nostra vita furono osservate


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povertà, castità e obbedienza. A suo tempo abbiamo udito la voce del Maestro Divino: «si vis perfectus esse»,9 e rispondemmo: «sì». E allora ricordiamo i nostri obblighi: «lascia tutto, vieni, seguimi e avrai un tesoro in cielo»: tesoro di felicità eterna.

     Il secondo articolo ci parla dell’apostolato; al Sacerdote appartiene in particolare il ministero delle anime e l’apostolato edizioni, mentre i Discepoli hanno solo l’apostolato edizioni. Ci siamo uniti per fare assieme il viaggio della vita, onde raggiungere più sicuramente il fine. «Congregavit nos in unum Christi amor».10 La Congregazione può avere dei membri già nella Chiesa trionfante; altri membri potrebbero trovarsi nella Chiesa purgante; e noi, attualmente, siamo nella Chiesa militante. Prima di assumerci gli impegni ne abbiamo ponderato tutti i vantaggi e i meriti. La Chiesa è tanto prudente. Non avviene per la Professione religiosa quello che avviene per lo stato coniugale. Prima di emettere la Professione religiosa perpetua vi è l’Aspirantato, vi è il Noviziato, vi sono le prove degli anni di Professione temporanea. Vi fu perciò un lungo periodo di tempo per riflettere, consigliarsi, pregare e provare. Grandi sono i beni nella Congregazione, ma anche grandi le responsabilità.




6 «Affinché possiate sedere e bere nel regno del Padre mio» (cf. Lc 22,30 e Mt 26,29).



7 «Che utilità ha questo per l’eternità?».



8 «Sono un uomo di eternità»: un uomo destinato all’eternità.



9 «Se vuoi essere perfetto» (Mt 19,21).



10 «Ci ha raccolti in unità l’amore di Cristo» (dall’inno liturgico: Ubi caritas et amor...).






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