- Istruzione I IN DISPARTE COL MAESTRO
- “Ho sentito la mano di Dio”
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“Ho
sentito la mano di Dio”
È utile ricordare qualche
particolarità riguardante la nostra carissima Congregazione. Mi trovo vicino
alla conclusione della vita, e non mi faccio illusioni; e parlo dinanzi a voi,
Fratelli qualificati e di molti meriti.
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Per
tutto quanto riguarda l’istituzione delle singole parti della Famiglia Paolina,
feci ogni passo guidato dall’obbedienza: l’inizio, lo sviluppo, lo spirito,
l’espansione, l’apostolato.
In cosa di così grande
responsabilità sono stati necessari tre elementi: l’ispirazione divina ben accertata,
il consiglio del Direttore spirituale, la dipendenza dai legittimi Superiori.
Sono le vie che la Chiesa
insegna e mette a nostra disposizione «ne in vanum currerem aut cucurrissem».11
Furono seguite queste vie esaurientemente, servendomi dei lumi degli uomini più
istruiti, pii, responsabili.
Ho sentito la mano di Dio;
mano paterna e sapiente, nonostante le innumerevoli insufficienze, per le quali
recito con piena fiducia nell’offerta dell’Ostia: «pro innumerabilibus peccatis, offensionibus
et negligentiis meis».12
Le case sorsero e crebbero quasi spontaneamente, sulla traccia di quanto mi insegnarono
e disposero e diedero a fare i Superiori dal 1900 13
in avanti. Il Can. Chiesa 14 ebbe parte notevole; dopo
il suo passaggio all’eterno riposo, mi trovai avviato sotto la direzione di un
venerando Padre di Torino, che prestò anche altri aiuti alla Congregazione.15
Le belle vocazioni mandate
dal Signore sono state e continuano ad essere tante; sono le prove esterne del
compiacimento divino. Il segno del fervore in una casa è sempre il fiorire di
vocazioni; poiché la vocazione e la sua riuscita sono frutto di esuberante
spiritualità; diversamente si arriva soltanto a dare cristiani; e questi ancora
più o meno buoni.
Ciò che poi rende
indiscutibile e sicurissimo il volere
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divino è il sigillo della Chiesa: l’approvazione
definitiva, per cui la Congregazione diventa iuris pontificii,16 dopo tutte le prove e
pratiche consuete e anche speciali.
Nell’approvazione, infatti,
vi è stata una particolarità, come un’eccezione. La via ordinaria è questa:
vien fatta all’Ordinario della diocesi la domanda di erezione in Istituto
religioso iuris
diœcesani;17 l’Ordinario chiede alla
Santa Sede il nulla osta per
l’erezione; la Congregazione dei Religiosi esamina, concede o nega tale facoltà
al Vescovo, dopo prese le informazioni ed esaminata, sotto ogni aspetto, la
convenienza dell’Istituto. Per la Pia Società S. Paolo, considerata la novità
particolare ed inconsueta dell’Istituto, della sua natura ed apostolato, la
Congregazione dei Religiosi decise presentare ogni cosa al Papa, lasciando a
lui ogni responsabilità in cosa di così singolare novità, importanza e conseguenze.
Passò
del tempo. Perché questa perplessità? Mi fu detto: «Una Congregazione di vita
comune che voglia compiere questi apostolati troverebbe tante difficoltà e
richiederebbe membri di ottimo spirito e qualità...». Ed il grande Papa Pio XI,
aperto a tutti i bisogni dei tempi, approvò; e si ebbe l’approvazione
diocesana. Ugualmente si svolsero le pratiche per l’approvazione pontificia; di
nuovo fu il Papa che volle l’Istituto. Così
la Congregazione è nata direttamente dal Papa.
11 «Per non trovarmi nel
rischio di correre o aver corso invano» (Ga 2,2).
12 «Per i miei innumerevoli
peccati, offese e negligenze» (cf. Missale
Romanum, Ordo Missæ: «Suscipe...»).
13 Nel 1900, il 7 aprile,
Giacomo Alberione, senza terminare il quinto corso ginnasiale, aveva lasciato
il seminario arcivescovile minore di Bra, ed era ritornato alla Cascina
Agricola nella pianura di Cherasco, nella diocesi di Alba. L’anno 1900 era
stato promulgato come Anno Santo da Leone XIII con la bolla Properante ad exitum (dell’11 maggio).
Un apposito Comitato internazionale aveva chiesto al Papa di permettere che la
notte che vedeva chiudersi il secolo XIX ed iniziare il XX, potesse essere solennizzata
con qualche opportuno atto di pubblico culto e specialmente con la celebrazione
della Messa. Il Papa aveva accolto la richiesta, allargando le concessioni non
solo per la notte tra il 31 dicembre 1900 e il 1 gennaio 1901, ma anche per la
notte tra il 31 dicembre 1899 e il 1 gennaio 1900. La “notte” di luce a cui Don
Alberione si riferirà in Abundantes
Divitiæ (n. 13-22) non fu quella del primo giorno del gennaio 1900. Di
questa non c’è eco nelle memorie di Alberione che allora era ancora seminarista
a Bra. Vasta ripercussione invece ebbe per lui la funzione celebrata un anno
dopo, il 1 gennaio 1901, nel duomo di Alba, ed alla quale egli partecipò come
alunno del seminario di Alba, dov’era entrato nell’ottobre del 1900, a meno di
17 anni di età. In Duomo, la funzione si svolse così: la popolazione venne
preparata con un corso di predicazione e con le Quarant’Ore; verso la
mezzanotte del 31 dicembre 1900, nel duomo e nelle chiese della diocesi che
avevano i requisiti per solennizzare la funzione, si fece l’esposizione del Ss.
Sacramento, si cantò il Te Deum, e si diede inizio alla celebrazione della
Messa solenne. Al Vangelo, discorso di circostanza, sul tema indicato dal Papa
Leone XIII nella sua lettera enciclica Tametsi
futura prospicientibus (del 1 novembre 1900). Dopo la Messa e la Comunione
generale continuò l’adorazione al Ss. Sacramento, da parte degli uomini, fino
alle ore sei del mattino, quando cominciavano a svolgersi nelle parrocchie le
funzioni solite del giorno festivo della Circoncisione di nostro Signore. – Ad
Alba Alberione restò dal 1900 al 1936. Studiò nel seminario di Alba dal 1900 al
1907; vi lavorò come Direttore spirituale e come Professore dal 1908 al 1920.
14 Francesco Chiesa (1874-1946)
era laureato in filosofia, diritto civile ed ecclesiastico e teologia. Insegnò
filosofia al giovane Alberione dall’ottobre del 1900 al giugno del 1902. Fu
canonico dal 27-8-1913; parroco dal 21-9-1913. È Venerabile dall’11 dicembre
1987.
15 Si tratta di Fra Domenico da Ovada, ofm. cap., al secolo Daniele Beccaria
(1882-1961), notevole personalità della Provincia Cappuccina Piemontese.
Ordinato sacerdote nel 1904, ricoperse varie mansioni – come Precettore,
Guardiano, Professore di Filosofia, Definitore, Vicario e Provinciale –,
abitando successivamente in località familiari a Don Alberione: Bra, Busca,
Sommariva Bosco, Villafranca, Fossano, Racconigi, Torino (Monte dei Cappuccini).
– Nei primi mesi del 1938 visitò le Missioni cappuccine in Africa Orientale
Italiana (stazioni Arussi e Addis Abeba) e il 21 aprile di quell’anno partecipò
ufficialmente, a Piovà d’Asti, alle solenni celebrazioni per il 50° della morte
del Cardinal Guglielmo Massaja. – A tali celebrazioni la Famiglia Paolina
contribuì con la produzione del film Abuna
Messias (Premio Coppa Volpi a Venezia), e fu probabilmente in quella occasione
che il “venerando Padre” offerse alla Società San Paolo gli “altri aiuti” di
cui si parla, consistenti in una fraterna assistenza di consigli e di prestiti
economici. – Ma il merito principale di Fra Domenico da Ovada risiede, per i
Paolini, nel fatto che egli fu consigliere e direttore spirituale di Don Alberione
dal 1946 al 1961. Tale funzione fu ricordata nel necrologio del benemerito
Cappuccino, pubblicato sul periodico Sentiero
francescano in occasione della sua morte, in cui leggiamo: «Era in relazione spirituale con il Fondatore
della Pia Società San Paolo, D. Alberione, il quale ogni qualvolta veniva a
Torino lo mandava a prendere o saliva al Monte a trovarlo. Lo visitò
all’Ospedale delle Molinette e pochi giorni prima della morte fu ancora a
visitarlo al Monte, rimanendo da solo con lui per alcuni momenti, gli ultimi».
16 «Di diritto pontificio».
17 «Di diritto diocesano».
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