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Giacomo Alberione, SSP Ut Perfectus sit Homo Dei IntraText CT - Lettura del testo |
Lo “stato religioso”
Infine meditiamo la consolantissima conclusione delle Costituzioni: l’assicurazione del centuplo e la vita eterna.
È sempre poco ciò che chiede il Signore, è sempre una richiesta fatta con sapienza ed amore: per darci l’æternæ gloriæ pondus.13 Pio XI traduce così tale pensiero: «Nella vita religiosa si avanza nel cammino della perfezione con passo così franco e sicuro, che già
sembra di aver gettato le ancore nel porto della salvezza».
Lo stato religioso ha le sue radici nelle profondità del Vangelo.
Il cristianesimo passerà sempre per il mondo come un paradosso vivente, pazzia per gli uni, scandalo per altri; per noi è verità e realtà divina; lo si rileva dalle otto beatitudini annunziate dal Maestro Divino. Tanto più lo stato religioso, che è il perfezionamento della vita cristiana, la pratica integrale del Vangelo, sembra un paradosso: sacrificare la propria vita per salvarla; perdere tutto per salvare tutto. E questo è il culmine del paradosso: la povertà diventa ricchezza; l’abiezione, esaltazione; la verginità, maternità; la servitù, libertà; il sacrificio, beatitudine; il servizio, apostolato; la morte, vita. «Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio» [Col 3,3]; «Sono stato crocifisso con Cristo; e se vivo, non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» [Gal 2,20]. La mistica crocifissione del religioso è stata compiuta con tre chiodi: povertà, castità, obbedienza. E questa, dopo la Messa ed il martirio, è l’atto più grande e meritorio. Ogni mattina, nella rinnovazione del sacrificio di Gesù, affiggo alla medesima sua croce il mio essere, rinnovando i tre santi voti.