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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Impegno vocazionale e santità

     Prima cosa, è necessario in ognuno un impegno deciso per le vocazioni: il reclutamento e la formazione. Non è cosa questa che dipenda soltanto dal Superiore; interessa, obbliga e dipende da tutti. Va ricordato un Discepolo che conta già 25 vocazioni sue; si tratta di venticinque che già hanno emesso la Professione e sono arrivati sul campo dell’apostolato. Dipende molto dalla grazia del Signore, ma anche tanto dallo zelo; ed è uno dei segni più chiari di amore alla Congregazione.

     Formare un cristiano, quanto è necessario! formare un’anima consacrata a Dio, quanto di più! perché promuoverà meglio la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

     Dare a Dio tutto: ecco la santità. Ecco l’«euge, serve bone et fidelis, quia in pauca fuisti fidelis, super multa te constituam».8 Il Maestro Divino ha elogiato la donna che aveva dato due piccole monete, perché quello era tutto il suo avere, a differenza di altri che offrivano


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grosse somme, ma non erano tutto il loro avere. Del resto: si sente o non si sente la paternità? Ora, la paternità viene immensamente sublimata nel dare anime a Dio. Non è per nulla che ci chiamano padri. Portare nel nostro cuore tante anime che Iddio chiama ed aspetta, ma che spesso incontrano molte difficoltà. Vocazioni insidiate: le più vengono soffocate nell’ambiente sociale-scolastico, spesso nell’ambiente familiare. È la lotta del diavolo per strappare a Gesù queste anime elette: «Expetivit vos ut cribraret sicut triticum...».9 Abbiamo compassione di queste anime, alle quali qualche volta possiamo porgere il nostro aiuto di preghiera o di azione.

     Il problema vocazionario, fra le opere di zelo, deve essere messo in primo piano. Gesù non cominciò il ministero pubblico col predicare; lo cominciò col farsi i discepoli. Li cercò lungo il lago, li invitò: vennero Giacomo, Giovanni, Andrea, Pietro, Filippo, ecc. Così questi, quando alle nozze di Cana videro il prodigio, l’acqua cambiata in vino, credettero: «crediderunt in eum discipuli eius».10

     Se veramente amiamo il prossimo come noi stessi, vorremo per tanti altri il bene grande che noi stessi possediamo: la vocazione. Se siamo contenti della grazia ricevuta, vogliamo che ne partecipino altri ed altri. Se noi abbiamo la mente tesa verso la santità, desideriamo che altri pure vivano di questo ideale.

     Nel numero del San Paolo, dicembre 1958,11 scrivevo: «Il problema fondamentale è il vocazionario». Davo il seguente specchietto che spiega il contributo atteso dalle varie case.




8 «Bene, servo buono e fedele: sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto» (Mt 25,23).



9 «Vi ha cercato per vagliarvi come il grano» (Lc 22,31).



10 «I suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2,11).



11 Cf. CISP 736-738.






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