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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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La divina chiamata

     «Nemo sumit sibi honorem nisi qui vocatur a Deo tamquam Aaron».4 È necessaria la chiamata di Dio.

     Non è la vita religiosa che fa il santo; ma il compiere la volontà di Dio. La vita religiosa mette nello stato canonico di perfezione, in cui è più facile farsi santo.

     Chi è certamente chiamato, vi deve entrare, perché è volontà di Dio; chi è entrato deve essere osservante per compiere la volontà di Dio.

     Dio, giusto rimuneratore, paga solo e sempre chi compie la sua volontà. Scoprire la volontà di Dio, è cosa semplice e complicata; luminosa ed oscura; dolorosa e soave; naturale e meravigliosa secondo i casi. Dunque: non faciloneria, né esasperante, tormentosa incertezza, ma prudenza, esame, preghiera, consiglio, e decisione in fede.


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     Spesso la voce divina suona chiara poco dopo l’uso di ragione, quando vi sono l’innocenza e l’atmosfera adatta.

     Spesso è anche l’uscita da un’oscura selva alla luce del sole; da un dolore o disinganno alla realtà; da una nauseante fanghiglia mondana al suono dolce, insinuante dell’invito divino: «Vieni e seguimi»; da un fatto che atterra ad un orizzonte inondato di speranza; dopo una vita libera, oziosa, lussuosa, ad una sete di sacrificio. «Spiritus ubi vult spirat».5




4 «Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne» (Eb 5,4).



5 «Lo Spirito [il vento] soffia dove vuole» (Gv 3,8).






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