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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Stimare i propri doni

     È grave errore tormentarsi invidiando la condizione altrui; segreto invece di meriti e di pace è amare il proprio stato, compiendo lietamente i propri doveri.

     Se il Sacerdote godesse di maggior libertà di iniziativa, questo sarebbe unicamente ordinato a fare un bene più largo.

     Il rendiconto al giudizio di Dio per il Discepolo riguarda la vita religiosa e la vita apostolica; per il Sacerdote riguarda ancora il ministero sacerdotale con le responsabilità annesse.


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     La vita di studio e di redazione, considerate umanamente, richiedono più sacrificio.

     Un buon Discepolo in Congregazione, sempre teso verso la santità e l’apostolato, può essere scelto per uffici di grande responsabilità.

     L’apostolato delle edizioni, nel suo sviluppo e nella sua efficacia, dipende decisamente, oltre che dalla redazione, dalla propaganda; è questa che porta al compimento ed al suo fine la redazione e la tecnica.

     Il Discepolo potrà sempre lodare il Signore che nell’averlo unito al Sacerdote lo ha elevato al grado di apostolo. S. Giuseppe non fu né dottore, né pontefice, ma è il primo santo e gode la maggior gloria e potere in paradiso dopo la Ss. Vergine.

     Amarsi, collaborare, rispettarsi vicendevolmente come due parti complementari, due esseri che formano il nuovo essere nella Chiesa: l’apostolo delle edizioni. L’anima deve amare il corpo di cui si serve per meritare; il corpo deve amare l’anima che lo guida per le vie della santità; dopo la risurrezione saranno associati in un’unica e completa beatitudine.

     Devo dire alcune parole a Sacerdoti e Discepoli assieme:

     a) È necessario vivere di fede, considerando sempre le cose secondo Dio; e vivere in fervore. Così gli uni e gli altri assaporeranno tutti i molti e preziosissimi frutti della vita religiosa; diversamente s’incontreranno angustie e pretesti di vicendevoli scontenti.

     b) Secondo le disposizioni divine, il governo di un Istituto clericale come il nostro appartiene al Sacerdote,


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che per il suo ministero ha il regimen animarum.4 Non siamo un Istituto di soli laici. All’obbiezione che vi sono esempi d’Istituti in cui sono associati Sacerdoti e laici... non rispondo; le cose che si dovrebbero dire qui non posso esporle. Nel nostro Istituto i Discepoli dànno già quella parte di contributo al governo che è possibile ed anche desiderato dalla Congregazione. Questo risulta dagli articoli aggiunti nelle Costituzioni, dopo la concessione fatta dalla Santa Sede ad experimentum per dodici anni. Interrogata poi la Santa Sede nell’aprile 1960, rispose che: «se l’esperimento darà buon risultato, tali articoli potranno venire inseriti definitivamente nelle Costituzioni».




4 «La direzione delle anime».




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