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Giacomo Alberione, SSP Ut Perfectus sit Homo Dei IntraText CT - Lettura del testo |
Ammissioni nell’Istituto
Prima, chi può entrarvi.
Art. 17. Può essere ammesso nella Società qualsiasi cattolico che sia idoneo ad adempiere gli obblighi e ad esercitare le opere della Società, che sia mosso da retta intenzione e sia libero da ogni impedimento. Perciò si escludano tutti quelli che chiedono l’ammissione mossi da altra intenzione che non sia il conseguimento della propria santificazione e il consacrarsi al bene della Chiesa, secondo le presenti Costituzioni.
Quindi: che sia cattolico; sebbene appartenente a rito diverso, per il quale è richiesta la dispensa; che sia idoneo ad adempiere gli obblighi e le opere della Società, per intelligenza, salute, carattere; che sia mosso dal desiderio di santificarsi, farsi religioso, perseverare nell’Istituto; che sia libero dagli impedimenti enumerati negli articoli seguenti:
(Costituzioni artt. 18-22: v. sopra I, 81-82).
Molto si amano le vocazioni tardive. Tuttavia occorrono ragioni gravi e con la dispensa del Superiore Generale con il consenso (non solo il parere) per ammettere al Noviziato chi ha oltrepassato i ventitré anni. Ne segue che occorreranno ragioni gravissime ed il consenso del Consiglio Generale per ammettere chi ha oltrepassato i trenta anni. Neppure si chieda, come regola. È anche molto pericoloso incominciare con le dispense; quasi sempre diverrebbero religiosi poco o niente osservanti. Ognuno sin dall’inizio deve sentire il culto della regola.
Molto difficilmente si riammetta chi già in antecedenza era uscito dall’Istituto.
Conchiudo quindi con l’art. 30 che tutto chiarisce e determina:
Art. 30. Lo sviluppo e la stabilità di tutta la Società dipendono molto dall’accurata scelta e ammissione dei candidati, fatta non alla rinfusa, ma con ponderatezza e prudenza.