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Giacomo Alberione, SSP Ut Perfectus sit Homo Dei IntraText CT - Lettura del testo |
Per conoscere la vocazione
Per conoscere la vocazione tre sono i mezzi per l’Aspirante:
a) Preghiera, perché la luce di Dio penetri l’anima. Il Signore, creandoci, ad ogni persona assegna un posto per santificarsi in terra, in relazione alla mansione che avrà in cielo. Così come ha assegnato il posto ad ogni stella in relazione all’ufficio che ha nel firmamento. Preghiera allo Spirito Santo; interporre l’intercessione di Maria Regina degli Apostoli e Madre del Buon Consiglio; chiedere spesso a San Paolo, nostro padre, se lo vuole tra i suoi figli, o come Sacerdote o come Discepolo.
b) Pensarci su! La scelta dello stato e la susseguente corrispondenza è il grande problema della vita. Dalla soluzione dipende la serenità sulla terra ed ordinariamente l’eterna felicità. Un osso fuori posto sempre duole. Le grazie del Signore sono sparse sul cammino da Lui segnato a ciascuno.
c) Consigliarsi. Con persona che sa, che ama, che cerca il vero bene. Escludere persone ignoranti circa lo stato religioso e le qualità dell’Aspirante. Generalmente al Clero diocesano si parla per la vocazione a tale stato; al
Clero religioso si parla per la vocazione allo stato religioso.
Persone che amano soprannaturalmente. Non sono adatti i genitori, le persone interessate, le persone di scarsa fede e virtù.
Persone che in primo luogo cercano il bene eterno, e tengono in giusta estimazione la vita presente.
Il miglior consigliere è il Maestro di spirito o Direttore spirituale.
I Superiori non hanno dovere più grave ed impegnativo della ricerca e formazione degli Aspiranti: siano indirizzati alla vita sacerdotale oppure alla vita del Discepolo.
Prima parte della formazione è il Probandato.
Per gli aspiranti al Sacerdozio è generalmente più lungo, comprendente gli anni dei primi studi. Essi hanno una triplice vocazione.
Per gli aspiranti alla vita del Discepolo è generalmente alquanto più breve, essendo duplice la vocazione.
Nella Pia Società San Paolo è disposto che il Noviziato incominci dopo compiuto il sedicesimo anno di età per i Chierici e diciassettesimo anno di età per i Discepoli.
Art. 31. Tutti gli aspiranti, prima dell’ammissione al noviziato, devono essere sottoposti ad un’adeguata prova, secondo le istruzioni della Santa Sede e le disposizioni date dal Superiore con il suo Consiglio.
Art. 32. Gli aspiranti discepoli devono fare un particolare tirocinio, secondo l’uso vigente nella Società.
Siano ammessi quindi al noviziato solamente dopo che sia stata constatata una sufficiente preparazione morale e intellettuale, indole buona e idoneità alla vita religiosa e ai lavori di apostolato.
Art. 33. La prova e la formazione degli aspiranti devono effettuarsi in una casa adatta, nella quale venga fedelmente osservata la disciplina secondo le Costituzioni, sotto la speciale cura di un Maestro di provata esperienza.
Art. 34. Per tutto il tempo della prova, ma soprattutto nell’anno che precede immediatamente il noviziato, i Superiori e i Maestri hanno il dovere di esaminare e provare a fondo ogni singolo aspirante, per meglio conoscere le disposizioni, le qualità e le intenzioni, e li devono istruire bene sui principali obblighi della vita religiosa e su quanto prescrivono le Costituzioni, affinché abbiano ad entrare nella Società con più matura deliberazione e con più fermo proposito di volontà.
Art. 35. Agli aspiranti, e ai loro parenti o tutori, si faccia conoscere per tempo ciò che si dovrà pagare per il vestito, per il vitto e per l’abito religioso, durante il tempo della prova e del noviziato. Tuttavia è sempre lecito al Superiore maggiore ammettere aspiranti, senza esigere nulla da essi.
Art. 36. Si avvertano gli aspiranti che non possono esigere nulla come retribuzione del lavoro da essi svolto in Società, nel caso che, per qualsiasi motivo, dovessero uscire; usando ogni prudenza e cautela, i Superiori
facciano in modo che coloro che sono usciti dalla Società non possano iniziare o promuovere alcuna causa in foro civile contro la Società stessa; a tal fine da tutti coloro che entrano in Società, sia chierici che laici, si esiga un documento scritto, debitamente firmato, da custodire in archivio.
Art. 37. Tutti gli aspiranti, prima di cominciare il noviziato, facciano gli Esercizi spirituali per otto giorni interi; e, secondo il prudente consiglio del confessore, premettano la confessione generale della vita trascorsa.
Art. 214. I Superiori sollecitamente curino che i giovani candidati discepoli siano radunati assieme nelle case di formazione per essi stabilite, affinché sotto la guida di un esperto maestro siano istruiti e preparati al noviziato, né permettano che essi dimorino sparsi in case diverse.
Di qui si conchiude:
1. Il Probandato è obbligatorio per tutti.
2. Il fine è una prova: per l’Aspirante che conoscerà l’Istituto meglio di quando è entrato e prova quali siano le sue forze; per i Superiori che conosceranno meglio l’Aspirante, studiandolo e provando se mostri idoneità ed amore alla vita paolina.
3. È preparazione al Noviziato in tutte le quattro parti: spirito, studio, apostolato, formazione umano-cristiana, affezionandosi all’Istituto.
Segni generali di vocazione per dare un giudizio: qualità morali, per cui l’Aspirante cerca realmente la salvezza e la santificazione della sua anima; qualità
intellettuali per gli uffici e le opere della Congregazione e nella sua condizione; qualità fisiche e psicologiche, secondo le fatiche che dovrà sostenere, con l’equilibrio psicologico per una buona convivenza nella comunità. Non bastano le affermazioni dell’aspirante; occorre una lunga prova.