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Giacomo Alberione, SSP Ut Perfectus sit Homo Dei IntraText CT - Lettura del testo |
Tre “sì” per decidere
Per la decisione definitiva occorrono tre sì. Il Confessore, il Superiore, l’Aspirante. Il Confessore o il Maestro di spirito, che da molto tempo seguono l’Aspirante nel suo lavoro interiore di emendazione e di costruzione del paolino; il superiore, che ha seguito, direttamente od a mezzo di bravi incaricati, l’Aspirante negli studi, apostolato, disciplina religiosa; e l’Aspirante stesso che si trova bene, che è affezionato all’Istituto, alle sue opere, Costituzioni, persone.
I tre sì vengono fusi in uno, pronunciato dal candidato: «tutto mi dono, offro, consacro, emettendo i tre voti ed uniformando la mia vita alle Costituzioni»: abbiamo il Religioso; la Chiesa lo accoglie per mezzo dell’Istituto.
Il giudizio dei Superiori e dello stesso Aspirante va maturando, secondo le Costituzioni, durante il Probandato ed il Noviziato; eccezionalmente nel tempo dei voti temporanei.
Accertarsi della propria vocazione è doveroso e necessario; stare troppo a lungo sopra l’interrogativo è errore. Emessa la Professione, l’animo sia tutto teso verso la piena corrispondenza: pregando, vigilando, vivendo ed osservando la propria vocazione. Questo per tutta la vita. Sempre vi sono tentazioni e pericoli; sempre vi sono difficoltà, incomprensioni; ma la vita è una milizia.
In ogni stato vi sono speciali prove; ne hanno spesso i religiosi. Ma il solo ammettere un dubbio dopo la Professione perpetua è già grave rischio, peggiore di qualsiasi altro pensiero cattivo, giacché investirebbe la vita. Si considera il tempo dopo la Professione perpetua come il Noviziato dell’eternità, alla quale il buon religioso si prepara attendendo all’impegno fondamentale: «santificazione e perfezione». La gioia della vita religiosa sta nel rispondere coraggiosamente ogni giorno all’immensa grazia della vocazione.
Così i santi.
Il non progredire è un regresso.
Gesù ammonì frequentemente gli Apostoli sui pericoli e le tentazioni. Prima volle egli stesso essere tentato dopo il digiuno nel deserto. La prima tentazione indicava la tentazione della carne; la seconda dell’orgoglio; la terza del denaro. Pressoché tali sono le tentazioni del
religioso. Ma il Signore non permette di venir tentati sopra le forze nostre. Gesù poi custodisce in modo particolare le anime che gli sono consecrate, come la pupilla dei suoi occhi.
Sempre è da ritenersi che il fine chiede ed impone i mezzi.
Perciò il Probandato fornisce tanto al Discepolo che all’aspirante al Sacerdozio gli stessi mezzi per la vita religiosa e vita apostolica, cui sono ordinati tutti.
Quanto allo studio, invece, il Discepolo curerà specialmente quello che lui dovrà sapere nel suo duplice apostolato della tecnica e divulgazione; mentre l’aspirante al Sacerdozio coltiverà lo studio necessario per la redazione ed il ministero.