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Giacomo Alberione, SSP Apostolato dell’edizione IntraText CT - Lettura del testo |
3. La storia del manuale
Di questo orientamento al nuovo e al meglio per l’apostolato è testimone la stessa storia di AE. Questo “manuale direttivo” ha avuto, come si diceva, tre edizioni, ma ogni volta con aggiunte e aggiornamenti. Tali successive e periodiche integrazioni di un progetto iniziale indicano una espansione del concetto stesso di apostolato. Le modifiche apportate rivelano un processo di crescita e quindi certamente di continuità con un altro testo del passato, l’Apostolato Stampa (AS), che è l’originale stesso di AE.
Come introduzione al testo che presentiamo, è utile la lettura almeno di una scheda bibliografica del volume del 1933: Sac. Alberione S.S.P., Apostolato Stampa. Alba, Pia Società San Paolo [1933]; 170 [2] p., 19 cm.
Nel confronto, è da notare subito, oltre il nome dell’Autore scomparso in AE, il visto messo nell’ultima pagina di AS: “Visto, non solo si permette, ma si raccomanda vivamente la stampa. Alba, 10 giugno 1933. Mons. F. Chiesa, Amm. Ap.”.
Dietro AS c’è quindi l’autorità teologica del can. Chiesa, il padrino vigile e dotto della Famiglia Paolina.4
Sulla copertina di AS è riprodotto l’antico stemma paolino: un libro aperto con le parole di Gesù, tratte da Gv 14,6: Ego sum via veritas et vita; c’è la spada e, in alto, le lettere JHS (“Jesus Hominum Salvator, Gesù salvatore degli uomini”) con raggiera.
Buona parte di AS era già stata pubblicata su Gazzetta d’Alba (1932) e prima ancora su Vita Pastorale (1931ss), indirizzata ad un pubblico esterno, anche a scopi vocazionali.
Come poi in AE, già in AS Don Alberione si chiede che cosa sia l’apostolato-stampa (è la predicazione della divina parola con l’imprimere; è predicazione stampata); qual è il suo oggetto specifico, la sua origine (viene da Dio in quanto autore del Libro divino); il suo carattere (è pastorale); la preparazione; le esigenze o presupposti (sentire con Gesù, con la Chiesa, con San Paolo); i doveri dei cattolici; il lavoro materiale; Maria Regina della Storia; la Messa, la visita eucaristica e la comunione necessarie all’apostolo della Stampa; l’ordine (al primo posto nella gerarchia della stampa c’è la dottrina della Chiesa, seguita dalla Scrittura e dalla Tradizione); le illustrazioni; il bollettino parrocchiale; le biblioteche; come dare la dottrina ai principianti, ai proficienti, ai perfetti (o dotti); l’omnia vestra sunt; la redazione e la propaganda; il culto alla Scrittura come caratteristica essenziale; i religiosi nell’apostolato stampa; i peccati di stampa; la Bibbia e l’apostolato stampa; la propaganda (la pubblicità). A conclusione vengono stilate norme pratiche osservate e da osservarsi per redazione, stampa e propaganda.
AS ha un totale di 29 capitoli, alcuni di carattere più teorico, altri di carattere più pratico.5 Per A. Damino 6 «si tratta di
un libro originale e notevole; programmatico per l’Istituto paolino». In effetti, va riconosciuto che AS conserva la sua forza e un fascino singolare anche perché alcune pagine particolarmente significative non sono state più riprese in AE.
Se si dà uno sguardo all’indice del testo che presentiamo, ci si renderà conto tuttavia come AE abbia incorporato ed espanso, ben oltre il titolo, il concetto stesso di Apostolato Stampa con l’addizione di cinema, radio (e televisione), “apostolati” anche questi, compresi nella “edizione”.7
Nell’introduzione, invariata nelle tre edizioni di AE e che, almeno nella sostanza, esprime il pensiero di Don Alberione, si legge: «Questo complesso di attività [stampa, cinema, radio...] la Pia Società San Paolo lo denomina con espressione generica “l’apostolato dell’edizione”. Il presente libro si prefigge di trattare di questo apostolato, soffermandosi specialmente sull’apostolato della stampa. In esso si cerca di seguire con fedeltà il pensiero svolto in conferenze apposite [dal sac. Alberione] e contenuto, in parte preponderante, nell’Apostolato Stampa...».
La parentela tra AS del 1933 e AE del 1944 sembra dunque quella da padre a figlio. Ma a questa gestazione altri hanno dato una mano. Chi?
Sr. Luigina Borrano, delle Figlie di San Paolo, in una lettera a Don Antonio da Silva del Centro di Spiritualità Paolina, spiegava questa genesi. «In principio non si pensava a un libro, bensì ad Appunti fedeli di lezioni che il Primo Maestro tenne regolarmente, per più anni, ad un gruppo di circa 20 Figlie di San Paolo [...]. La direttiva precisa che mi ha dato poi per la pubblicazione è stata questa: si doveva compilare
un Manuale direttivo di Formazione e di Apostolato per tramandare ai Paolini e alle Paoline del futuro il suo pensiero genuino, come l’aveva comunicato a noi sue alunne. Per questo ha voluto che L’Apostolato dell’Edizione riportasse – in forma semplice e didattica – tutto il contenuto del volume Apostolato della Stampa e seguisse, per intero, la sintesi delle sue lezioni [...] Per quanto riguarda gli appunti delle lezioni, le cose si svolgevano così: io cercavo di scrivere tutto e fedelmente ciò che egli diceva, lo ordinavo come mi riusciva possibile e poi gli sottoponevo tutto, in lunghe sedute, in cui si dedicava totalmente a questo. Non ricordo che mi abbia fornito manoscritti. Qualche volta correggeva il pensiero o dettava qualche passo».
Fin qui la Borrano. Ma «il capitolo VI, sul Metodo via verità e vita, lo si deve a Don Giovanni Pelliccia ssp, il quale “ha messo per iscritto il risultato della sua ricerca”. Don Alberione, pur rilevando che era difficile e in uno stile del tutto diverso dal rimanente, lo ha approvato. Questa trattazione è apparsa per intero nella prima edizione di L’Apostolato dell’Edizione. Ma nelle edizioni seguenti fu alquanto ridotta e semplificata».8
Per la revisione il volume fu passato a Don Attilio Tempra, il quale in un opuscolo dattiloscritto intitolato Don Giacomo Alberione visto e presentato da un suo vicino collaboratore, scrive: «Mentre mi trovavo a Genzano come cappellano delle Suore Pastorelle, un giorno il Primo Maestro venne a trovarmi e mi portò un grosso malloppo di manoscritti, dicendomi: “Questo è un libro che mi sta molto a cuore: leggilo e preparalo per la pubblicazione”... [Quegli appunti] mi sembrarono piuttosto approssimativi... L’ordine non mi sembrò molto logico e la differenza di stile appariscente. Per questo, dopo aver dato una lettura affrettata, giudicai... che non fosse il caso di pubblicarlo. Il Primo Maestro mi pregò di rileggere con più attenzione, assicurandomi che vi avrei
trovato “molto di buono”... Feci alcuni cambiamenti, corressi varie espressioni e consegnai il libro al Primo Maestro che lo mandò ad Alba, al Maestro Giaccardo, il quale fu molto contento di pubblicarlo» (p. 34s).9
Non è obbligatorio per chi ora legge condividere l’opinione espressa allora da Don Tempra. Ma Don Tempra ci dà informazioni preziose circa l’iter dell’opera a cui probabilmente anche il Maestro Giaccardo mise mano, per volontà di Don Alberione che di lui si fidava.
Ciò spiega perché il manuale, anche in questa edizione,10 appare senza il nome di Don Alberione come autore, ma quasi come frutto dello stesso ambiente paolino, femminile e maschile, a cui, come compilazione a più mani, era destinato.