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Giacomo Alberione, SSP Ut Perfectus sit Homo Dei IntraText CT - Lettura del testo |
Insegnamento dei Papi
«...Questi ritrovati (telegrafo, telefono, radio, televisione) come possono riuscire a molto danno se non si usano con animo retto, come si conviene, così servono moltissimo a favorire e rinsaldare l’unione fraterna fra gli uomini, a nobilitare la vita, a propagare le buone arti e le nobili discipline, come pure a impartire gli insegnamenti della religione, a portare la voce del Supremo Pastore dalla Sede di Pietro fino agli estremi confini del mondo e a innalzare alla Maestà Divina pubbliche preghiere in una mirabile unità di animi da ogni parte del mondo. Perciò la Santa Madre Chiesa non solo non si è mai opposta a questo progresso dei popoli, ma ebbe ed ha cura di alimentarlo, promuoverlo, tutelarlo quanto è possibile; poiché qualunque cosa
di vero e di nuovo che si attinge attraverso l’indagine è da riconoscersi come un vestigio della Mente divina e indizio della divina Potenza. Per questo motivo riteniamo che sia molto opportuno che questi mirabili ritrovati e i loro tecnici e addetti godano di uno speciale beneficio celeste e di un particolare presidio dall’alto...» (Pio XII).
«Né meno utile è la diffusione della buona stampa. Non crediamo tuttavia necessario soffermarCi molto intorno a questo argomento, poiché a tutti è noto quanto sia grande l’influenza della stampa quotidiana e periodica, sia per mantenere in luce convenientemente la verità e inculcare negli animi la virtù cristiana, sia per scoprire gli errori che si presentano sotto le apparenze di verità, sia ancora per confutare i principii antireligiosi e antisociali. Perciò caldamente lodiamo i Pastori di anime che si preoccupano di diffondere più largamente che è possibile la buona stampa. In questo campo molto si è operato, molto però ancora resta da fare...» (Pio XII).
«...Quel che Ci sembra non solo il male più grave, ma la radice d’ogni male, è questo: non di rado alla verità si sostituisce la menzogna, che viene adoperata come strumento di contesa. Da non pochi la religione viene trascurata, come cosa di nessuna importanza, e altrove addirittura proibita nell’ambiente familiare e sociale come rimasuglio di vecchie superstizioni; si esalta l’ateismo privato e pubblico, dimodoché, abolito Dio e la sua legge, i costumi non hanno più alcun fondamento. La stampa anche troppo spesso vitupera volgarmente il sentimento religioso, mentre
non esita a divulgare le più turpi oscenità, eccitando e traendo al vizio, con incalcolabile danno, la tenera fanciullezza e la gioventù tradita...».
«Nell’insegnamento scolastico, sia esso inferiore che universitario, come nelle pubblicazioni della stampa o non si dà facoltà di esporre e difendere la dottrina della Chiesa o essa è talmente coartata e sorvegliata dalla censura ufficiale che sembra eretto a principio l’arbitrario proposito che la verità, la libertà e la religione devono servire sommessamente soltanto all’autorità civile...» (Pio XII).
«Voi, o uomini della stampa, avete una gloriosa vocazione, di vitale importanza per la società. Vivendo secondo la dignità e le esigenze di essa, voi siete in una posizione da esercitare un’influenza (non pienamente apprezzata da tutti) nella soluzione dei problemi intricati e tragici del mondo» (Pio XII).
Quando questi mezzi del progresso servono all’evangelizzazione ricevono una consecrazione, sono elevati alla massima dignità. L’ufficio dello scrittore, il locale della tecnica, la libreria divengono chiesa e pulpito.
Chi vi opera assurge alla dignità dell’apostolo.
Chi, «innocens manibus et mundo corde»,7 vi lavora, comunica al mezzo ordinario un potere soprannaturale che contribuisce all’illuminazione ed azione intima per l’afflato divino che l’accompagna.