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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Le doti del Direttore spirituale

     Il Direttore spirituale. In lui si richiedono:

     a) Scienza teologica, morale, ascetica e mistica.

     b) Discrezione degli spiriti, per la penetrazione degli spiriti; il che richiede molta prudenza nelle decisioni, chiarezza nei consigli, fermezza nell’esigere. Molto importano il dono del consiglio ed insieme la virtù della prudenza.

     c) Esperienza di anime. Se saprà diffidare, pregare, esaminare, essa sarà più presto maturata. Vi sono, però, casi in cui è necessario uno speciale lume dello Spirito Santo.

     d) Intensa pietà. È la principale dote. Non si può


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dare ciò che non si ha. Una pietà Cristocentrica, considerando Gesù Cristo Via, Verità e Vita che si ha da vivere in noi, facilita la direzione.

     e) Zelo. Farsi tutto a tutti. Non vi è un’anima perfettamente uguale ad un’altra: perciò sapersi adattare. Una buona direzione è lavoro faticoso.

     f) Bontà. La vera bontà non spezza la canna incrinata, apprezza le anime pie che aspirano alla perfezione. «Si ottiene più con un’oncia di miele che non con un barile d’aceto», dice San Francesco di Sales.

     g) Profonda umiltà, disinteresse, distacco nelle relazioni con le anime. Dove entra l’umanità non si fa parte allo Spirito Santo. San Lorenzo Giustiniani avverte di non fare un furto sacrilego, cioè di farsi amare anziché portare le anime al Signore.

     h) Soprattutto un grande amore alla Congregazione; amore soprannaturale ed illuminato.

     Azione del Direttore: a) Conoscere l’anima; b) istruirla in dottrina e pazienza; c) controllare la sua vita spirituale; d) correggere i difetti; e) procedere progressivamente; f) osservare i segreti; g) stimolare al vero lavoro spirituale.

     Il Diretto. a) Scelta di un santo Direttore, «tra diecimila» dice San Francesco di Sales; b) piena e sincera apertura di coscienza; c) docilità piena e costante; d) preghiera, discrezione, fiducia, amore soprannaturale.

     Particolarità. Raramente la direzione spirituale per lettera; e solo nei casi in cui già si conosce per contatti diretti. Quasi mai con donne; e mai con Suore.

     Se interrogato per qualche ragione particolare, il


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Direttore spirituale risponderà con un monosillabo od una sola parola.

     Commetterebbe un gravissimo errore un Direttore che pretendesse di imporre a tutte le anime i suoi punti di vista, per quanto buoni; peggio se esigesse che tutte seguano un genere di vita da lui creduto il migliore.

     Il vero Direttore di anime scopre i doni di natura e di grazia, i disegni di Dio, le circostanze, ecc.; egli sa che il vero Direttore è lo Spirito Santo; a noi accompagnare l’azione illuminando, richiamando, esigendo la fedeltà alla grazia ed alla vocazione ed ai doveri quotidiani. Il medico e la medicina non creano, ma aiutano la natura; così il medico delle anime.

     È necessario che il Confessore e Direttore spirituale siano la medesima persona?

     Non è necessario, perché sono due funzioni distinte. Presso gli Istituti religiosi tanto meno, perché il Maestro dei Novizi non può essere confessore.

     Fuori di questo caso, è tuttavia molto conveniente che il Confessore ed il Direttore spirituale siano un’unica persona; sarà più facile e più efficace la direzione tanto per parte del Sacerdote che per parte della persona diretta.

     Una difficoltà. Si dice: presso di noi si cambia spesso il Maestro di spirito o Prefetto; e l’Aspirante si trova disorientato per la varietà delle direzioni.

     Se si fa bene da parte del diretto e del Direttore, vi sarà anziché disorientamento un maggior stimolo.

     Il Direttore ha in principio una parte direi negativa:


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sentire i propositi dell’Aspirante, i consigli che ha già ricevuti, ecc.; poi, passando alla parte attiva, lo stimola, gli ricorda propositi e avvisi già ricevuti, ecc.; così da rafforzarlo, assicurarlo, dargli un nuovo sigillo; di modo che il diretto più facilmente si formerà un carattere ed una personalità decisa, mediante la continuità in un lavoro costante ed uguale.




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