- Istruzione XII LA FAMIGLIA PAOLINA E LA SUA “PARROCCHIA”
- “La mano di Dio sopra di me”
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“La
mano di Dio sopra di me”
La mano di Dio sopra di me,10
dal 1900 al 1960.11 La volontà del Signore si è
compita, nonostante la miseria di chi doveva esserne lo strumento indegno ed inetto.
Dal Tabernacolo: la luce, la grazia, i richiami, la forza, le vocazioni: in
partenza e nel cammino. Vi è qualcosa nel Mi
protendo in avanti:12 ma la carta porta ciò che
si scrive. D’altra parte ogni Sacerdote va incontro a due giudizi: quello degli
uomini e quello di Dio. Per quest’ultimo, che è l’unico che veramente conta,
prego tutti ad ottenermi in tempo la misericordia del Signore, a cui nel
«nobis quoque peccatoribus»
della Messa diciamo «non
æstimator meriti, sed veniæ quæsumus, largitor admitte»13
nel consorzio dei santi.
«Sento la gravità, innanzi a
Dio e agli uomini, della missione affidatami dal Signore; il quale se avesse
trovata persona più indegna ed incapace l’avrebbe preferita. Questo tuttavia è
per me e per tutti garanzia che il Signore ha voluto ed ha fatto fare Lui; così
come l’artista prende qualsiasi pennello, da pochi soldi e cieco circa l’opera
da eseguirsi, fosse pure un bel Divin Maestro Gesù Cristo.
Siamo fondati sulla Chiesa
ed il Vicario di Gesù Cristo e questa convinzione ispira sicurezza, letizia,
coraggio».
Comunque sia: Don Alberione
è lo strumento eletto da Dio per questa missione, per cui ha operato per Dio e
secondo l’ispirazione ed il volere di Dio; e perché tutto fu approvato dalla
maggior Autorità che esiste
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sulla terra, fu seguito finora da tante anime
generose. E per il futuro? Risponde il P. Colin: «Quando è stato approvato un istituto
con le sue regole il Superiore o Fondatore (cattiva espressione) deve venir
obbedito e deve esigerlo».
Invece Don Giuseppe Giacomo,
come individuo, si presenterà al giudizio di Dio con le enormi responsabilità incontrate
nella vita.
È piaciuto al Signore che
ancora mi trovassi nella condizione di salute e possibilità di poter completare
la Famiglia Paolina con i tre Istituti Secolari iniziati dopo il Capitolo Generale
del 1957, che stanno compiendo buoni passi: Aspiranti, Novizi, Professi.
Sempre iniziata la nostra
vita in Gesù Cristo e come Gesù Cristo nel presepio: «Gloria in excelsis Deo et in terra pax
hominibus bonæ voluntatis». Posso accertare tutti che tutto, solo,
sempre è stato fatto con la luce del Tabernacolo ed in obbedienza; le
approvazioni poi della Chiesa ci assicurano che le istituzioni sono buone e
possono portare alla santità e sono conformi ai bisogni dei tempi.
10 Espressione significativa di
una speciale assistenza da parte di Dio, ricorrente nei profeti e nei salmi;
frequente in Ezechiele (da 1,3 in avanti). In Don Alberione indica
consapevolezza della sua vocazione carismatica.
11 Per una
storia personale di Don Alberione almeno fino agli Anni ’50, cf. anche Sac. Giacomo Alberione, Abundantes divitiæ gratiæ suæ. Storia carismatica della Famiglia Paolina.
Ed. e note illustrative a cura del Sac. Giuseppe Barbero ssp. [Roma] Edizioni
Paoline, 1971, 164 p., 19,5 cm. (ed. rilegata). Corrisponde al volumetto Io sono con voi. Degli appunti originali
giunsero a noi due redazioni successive: una manoscritta e l’altra
dattilografata. Il volumetto Io sono con
voi riproduceva questa seconda, ma si trattava di un’edizione «affrettata e
molto difettosa» afferma don Barbero (Presentazione,
p. 7). Il titolo, che è una chiave di lettura del volumetto, è una espressione
di San Paolo (Ef 2,7). – Di Abundantes
divitiæ è stata pubblicata una ulteriore edizione critica e ampliata, a
cura di E. Pasotti e L. Giovannini, E.P. 1985, 272 p.
12 Per questa espressione
paolina cf. Fil 3,13-16. Per il libro vedi invece: AA. VV., Mi protendo in
avanti. Ed. Paoline 1954; 571 p. + tav., 24 cm. Il libro è stato pubblicato
per commemorare i 40 anni della fondazione dell’Istituto Pia Società San Paolo
e i 70 anni del Fondatore. [I brani inediti – eccetto i primi tre – si trovano
nell’articolo di don Federico Muzzarelli, «Ad
pedes Petri», pp. 493-566]. – A p. 106: In uno scritto al vescovo d’Alba,
don Alberione riassume le tappe della sua fondazione (23.11.1921); – p. 121:
Relazione alla S. Sede sull’emissione dei primi voti e sulla costituzione della
Pia Soc. San Paolo (23.11.1921) (cf. G. Rocca, La formazione della Pia Soc. S. Paolo, doc. n. 31, p. 568s); – p.
138s: Lettera programmatica inviata ai primi due missionari paolini, don
Saverio Boano e don Benedetto Trosso, partiti per l’America del Sud (Alba,
4.8.1931); – p. 408-410: La Prima Maestra (Tecla Merlo) (cf. Abundantes divitiæ 1985, p. 159-162); –
p. 504s: Lettera al card. Laurenti sullo scopo della PSSP (Senza data. Cf.
Rocca, o.c. n. 42, p. 591s); – p.
506ss: Lettera, con fogli allegati, inviata alla Congregazione dei Religiosi,
sulla natura della PSSP (14.1.1923); – p. 509: Dichiarazione circa i beni della
PSSP (26.1.1923); – p. 513: Tre lettere a don Timoteo Giaccardo, che da Roma
seguiva le pratiche per l’approvazione dell’Istituto (14, 18, e 26 aprile
1926); – p. 514s: Una supplica indirizzata al S. Padre per ottenere
l’approvazione dell’Istituto (10.5.1926); – p. 518: Formula di Professione e
verbale di erezione della PSSP (13 e 14.3.1927); – p. 521s: Abbozzo di
regolamento delle Figlie [di S. Paolo] (1916); – p. 522: Relazione alla S. Sede
sul trasferimento a Susa di una parte delle Figlie [di S. Paolo] (31.12.1921);
– p. 533: Lettera a mons. Ermenegildo Pasetto, nuovo Segretario della
Congregazione dei Religiosi (29.12.1935); – p. 545: Lettera a mons. Pasetto
riguardo le Pie Discepole (27.8.1946); – p. 547: Lettera al S. Padre sulle Pie
Discepole (22.2.1947); – p. 553s: Lettera al card. Giuseppe Pizzardo per
l’approvazione delle Suore Pastorelle (10.6.1953); – p. 561s:
Lettera alla Congregazione dei Religiosi riguardo all’Unione Cooperatori
(gennaio 1923); – p. 562: Notifica al card. Vicario sul trasferimento a Roma
dell’Unione Cooperatori (marzo 1937). In UPS
cf. II, 12.
13 «Anche a noi, peccatori...
Ammettici a godere della loro sorte beata non per i nostri meriti ma per la
ricchezza del tuo perdono» (Missale Romanum,
Ordo Missæ: «Nobis quoque...»).
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