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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Gli Istituti della Famiglia Paolina

     1. La Pia Società San Paolo è composta di Sacerdoti e Discepoli, rappresenta la direzione, Parroco, Coadiutori, Fratelli Discepoli; ciascuno con i suoi uffici, tutti in intima ed ordinata collaborazione. Di qui lo spirito che si diffonde, organizzazione delle varie attività, la parola divina che illumina le parti. Esercita un’influenza generale; conforta e sostiene; indica la via della salvezza e santità; coordina con esortazioni l’azione di tutte le parti.


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     Il concetto è questo: dare con i mezzi tecnici quanto il Parroco predica a viva voce.

     La Pia Società San Paolo e le altre parti della Famiglia hanno ciascuna governo ed amministrazione propria; ma la Pia Società San Paolo è altrice 14 rispetto alle altre.

     Prima di iniziarla si è pubblicato il volume Appunti di Teologia Pastorale:15 è pastorale.

     Lo spirito pastorale è comunicare alle anime Gesù Cristo, come Egli si è detto in una definizione riassuntiva: «Io sono la Via, la Verità, la Vita»: elevare e santificare tutto l’uomo: la mente, il sentimento, la volontà: con il Dogma, la Morale, il Culto.

     2. Le Suore in generale rappresentano la Donna associata allo zelo sacerdotale, pure pubblicato prima del 1914,16 quando si raccolsero i primi aspiranti e si aprì la prima e piccola tipografia.

     Le Figlie di San Paolo hanno un apostolato collaterale, adoperano gli stessi mezzi tecnici, fanno la diffusione; operano secondo la loro condizione. Specialmente il loro apostolato è rivolto alla donna, nelle varie sue età e circostanze di vita.

     Il Parroco ha le sue catechiste, che spesso quanto ai fanciulli compiono un apostolato quasi indispensabile, molto accetto ed efficace.

     3. Le Pie Discepole del Divin Maestro Gesù. Hanno tre funzioni nella Chiesa e nella Famiglia Paolina; per cui è da sperarsi dalla Divina Provvidenza un buon numero di vocazioni. L’adorazione eucaristica, servizio o assistenza sacerdotale, apostolato liturgico. La loro Congregazione


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nella Famiglia Paolina va alla radice della vite, [per] ottenere la linfa che alimenterà la pianta, così da portare frutti di santità e di apostolato. Tutto questo è non solo utile, ma necessario in quella che chiamiamo la nostra parrocchia. La loro presenza nei nostri vocazionari e case religiose giova molto di più per le adorazioni – due ore ogni giorno – che non per il loro apostolato domestico.

     4. Le Suore di Gesù Buon Pastore. Queste esercitano un apostolato a contatto diretto con le anime e le famiglie, per portare ciò che la Pia Società San Paolo vuole far giungere; e questo lo fanno servendo e compiendo opere parrocchiali, secondo la loro condizione. Tutti esse avvicinano: dal bambino al morente: angeli di luce e conforto. Servono di ponte o materno intermediario tra il popolo ed il Parroco: con la preghiera, le opere, la loro santa parola.

     Che sia rispondente ad un bisogno dei tempi questa istituzione, lo dimostrano le tante richieste di Parroci per averle in aiuto. Finora sono state più di cento ogni anno.

     5. Mi avevano chiesto da più parti di iniziare istituti per le missioni, gli studi, la vita contemplativa, le opere caritative ecc. Sarebbero ripetizioni; e chi ha tali tendenze troverà facilmente istituzioni per il loro caso.

     Invece vennero insistenze dalle nostre maggiori Autorità, ed anche perché, con Don Federico Muzzarelli, avevo lavorato per l’erezione della «Pontificia Opera delle Vocazioni Religiose», si è iniziato l’Istituto «Regina


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Apostolorum». Questo Istituto è appena adolescente; ancora poche di numero; ma crescono bene. Tra il resto: ha dato buon risultato il «Corso di orientamento nella vita» per corrispondenza; così pure la piccola rivista Se vuoi, vieni e seguimi. Preghiera, istruzione, attività sono i loro mezzi.

     6. Istituti Secolari. Qui sta un grande passo compiuto negli stati di perfezione. Prima erano considerati come religiosi i soli Ordini, nella storia della Chiesa; vita contemplativa. Poi, da qualche secolo, molti istituti vi unirono le attività apostoliche, tanto per gli uomini che per le donne, e così con Leone XIII si considerarono come in stato di perfezione. Ora anche si considerano come in stato di perfezione coloro che, senza abito particolare e senza la materiale vita comune, se hanno la consecrazione a Dio, vivono sotto legittima autorità, si dedicano all’apostolato nel mondo e sono guidati da una regola approvata dalla Chiesa. La Costituzione apostolica Provida Mater Ecclesia di Pio XII lo ha sancito; poi con legge propria lo ha regolato.

     Ora sono tre gli Istituti Secolari paolini: «Gesù Sacerdote», riservato ai Sacerdoti diocesani; «San Gabriele Arcangelo», per gli uomini; «Maria Ss. Annunziata», per le donne.

     Il fine generale è sempre la gloria di Dio e la santificazione dei membri, mediante l’osservanza dei tre voti di obbedienza, castità e povertà, e l’ordinamento della vita secondo un proprio statuto. In esso si richiede un’imitazione della vita religiosa nostra.

     Il fine speciale: è l’apostolato collaterale alle altre


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istituzioni paoline, come risulta dagli articoli 3-4 dello Statuto:

     Art. 3. Il fine speciale consiste nell’esercitare nel mondo l’apostolato, cooperando alle attività particolari della Famiglia Paolina. Perciò i membri, oltre la preghiera e il buon esempio:

     1. Collaboreranno alla redazione o alla diffusione della stampa cattolica, specialmente dei libri e periodici delle Congregazioni Paoline; incoraggeranno abbonamenti; promuoveranno biblioteche parrocchiali, familiari, aziendali, scolastiche; costituiranno centri di diffusione della buona stampa; organizzeranno o aiuteranno giornate o settimane del Vangelo, della Bibbia, mostre della buona stampa, giornate catechistiche, liturgiche, ecc.

     2. Potranno favorire la divulgazione di pellicole cinematografiche buone; far conoscere e difendere le segnalazioni cinematografiche del C.C.C.; aprire, esercire o coadiuvare all’incremento di sale cinematografiche cattoliche ecc.

     3. Nelle Nazioni ove è possibile, potranno preparare programmi per la radio o la televisione, o aiutare le emittenti cattoliche; ovunque potranno appoggiare gli sforzi tendenti a fare di questi potenti mezzi degli strumenti di educazione umana e cristiana.

     4. Sarà impegno di tutti i membri riparare i peccati che si commettono abusando dei mezzi tecnici moderni di comunicazione del pensiero umano: radio, cinema, televisione, stampa, spettacoli.

     5. Potranno organizzare l’adorazione eucaristica, curare


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il servizio dei Sacerdoti, curare gli arredi sacri, favorire iniziative per la sacra Liturgia.

     6. Potenzieranno e aiuteranno il più possibile le opere parrocchiali e diocesane, soprattutto le opere di carattere internazionale.

     7. Pregheranno per il Clero e per i Religiosi; potranno cercare e aiutare vocazioni per la Famiglia Paolina e per il Clero Diocesano; promuoveranno e favoriranno le giornate e le mostre vocazionarie e ogni iniziativa atta a incrementare e a sostenere le vocazioni.

     Art. 4. I membri del ramo clericale “Gesù Sacerdote”, in particolare e secondo il proprio stato, riterranno loro primo e principale dovere apostolico quello assegnato dall’Ordinario del luogo. A tale scopo:

     1. lo accetteranno volentieri, in spirito di obbedienza;

     2. lo compiranno con generosa dedizione, seguendo l’indirizzo e i desideri dell’Ordinario;

     3. lo lasceranno, anche con sacrificio, pur accettandone un altro meno gradito, se l’Ordinario lo giudica conveniente.

     Può essere che tale ufficio assorba tutte le energie e richieda tutto il loro tempo. In tal caso basterà che lo si compia e si faccia fruttare al massimo. Se invece rimangono tempo ed energie, potranno aggiungere un proprio apostolato, secondo le attitudini e secondo i bisogni locali e generali. Tra queste opere vanno poste in primo luogo l’apostolato della stampa, del cinema, della radio e della televisione.

     Tuttavia possono liberamente fare anche apostolati


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propri, es. opere sociali, catechistiche, benefiche, ecc.

     I loro voti sono riconosciuti dalla Chiesa; hanno approvazione pontificia definitiva, con Decreto dell’8 aprile 1960; sono membri esterni della Pia Società San Paolo.

     7. Segue l’«Unione dei Cooperatori Paolini». Essi sono cristiani ordinari, ma che vogliono vivere un po’ meglio di molti cristiani. Sono come un Terz’Ordine, ma che non possono così chiamarsi giacché non siamo un Ordine (es. i Benedettini), ma Società religiosa. Devono venir avviati a praticare nella loro vita cristiana le virtù (non i voti) della povertà, castità, obbedienza, secondo il loro stato. Così si conformeranno alla vita paolina apostolica mediante preghiere, offerte, azione nello spirito paolino.




14 Il termine “altrice” applicato alla Società San Paolo in riferimento alla Famiglia Paolina compare nel 1953 per la prima volta, sul bollettino San Paolo, all’interno dell’articolo di Don Alberione, «Per una coscienza sociale», e dunque nel contesto di un discorso sociologico, religioso ed ecclesiologico. Cf. San Paolo, novembre 1953 (CISP 1069s); cf. anche Abundantes divitiæ, nn. 25.33-35 (del 1953). “Altrice”, di origine latina, in italiano è vocabolo raro e di uso poetico. Cf. S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, UTET, 1961: “Altrice”, sf. Poet. Alimentatrice, nutrice; generatrice, madre (in senso traslato). Cf. anche il contributo «Ruolo della Società San Paolo “altrice” della Famiglia Paolina secondo Don Alberione» di F. Pierini in: Il Ministero dell’unità nella Famiglia Paolina (V Incontro dei Governi generali, Ariccia, 12-20 settembre 1987), Roma 1987, pp. 135-159, e il documento conclusivo («Concetto e funzione di “altrice” nella Famiglia Paolina oggi») alle pp. 161-165.



15 Alberione G., Appunti di teologia pastorale. Torino, lit. Viretto, 1912; xiv, 484 p., 25 cm. – Prima edizione dattilografata ad impressione fotostatica. Nella presentazione (Una parola al lettore) l’Autore stesso narra la genesi di questo libro: «Nell’anno scolastico 1911-12 si pensò di dettare alcuni consigli pratici di teologia pastorale ai M.M. R.R. Alunni del secondo corso delle conferenze morali del nostro seminario. Si desiderava suggerire loro alcuni appunti pratici per valersi della pietà, scienza, zelo loro, a beneficio delle anime. Essi stessi ne avevano fatto domanda. Siccome però chi doveva darli mancava di quella pratica che nelle cose da farsi val meglio di ogni maestro, egli si rivolse ed ottenne i suggerimenti di ben diciotto tra i più zelanti ed anziani parroci della diocesi; si valse di vari trattati di teologia pastorale, di opuscoli, riviste e articoli di giornali riguardanti tale materia; fu coadiuvato nel raccoglierli, sceglierli, ordinarli e correggerli da vari altri Sacerdoti... Il sunto di quegli appunti viene ora pubblicato per tre ragioni: assecondare il consiglio e il desiderio di varie buone persone; lasciare ai giovani Sacerdoti, che escono ogni anno dal seminario, un ricordo dell’istruzione sacerdotale ricevuta; ottenere da quanti Sacerdoti esperti leggeranno queste pagine le osservazioni, correzioni, aggiunte, credute convenienti» (Alba, 1° agosto 1912). Il contenuto ricco e vasto, lo stile semplice e chiaro, l’unzione di cui è penetrato, tutto coopera a meritargli ogni elogio. Si divide in tre parti: Fondamenti dello zelo e Pratica dello zelo, Opere di zelo. La prima parte comprende ancora utili ammaestramenti riguardanti la pietà, la scienza del sacerdote, seguita da un’appendice relativa alla cura dei beni temporali. La seconda parte tratta dell’azione pastorale delle varie persone: vicario foraneo, parroco, cappellano, maestri. Interessanti sono le norme che regolano le relazioni tra il parroco e le varie persone: parroci vicini, vicecurato, cappellani, maestri, beneficiati, parenti, persone di servizio, sacrestano, infermi, le famiglie in genere, le suore, l’asilo, l’ospedale, il medico, le autorità comunali, i nemici. La terza parte tratta delle opere particolari proprie dello zelo sacerdotale e qui pure si apre un campo ricco di suggerimenti e di acute considerazioni. Utilissime sono le osservazioni quanto alle predicazioni varie: istruzioni e meditazioni, esercizi spirituali, vangelini, come pure su certi soggetti particolari come il ballo, divertimenti, ecc... Originale è la trattazione riguardante il Catechismo e la preparazione dei catechisti, come pure quello che riguarda le principali devozioni da promuoversi. Anche l’Azione Cattolica trae una succinta e limpida trattazione, sia nei suoi principi generali, sia nelle sue opere particolari: opere relative alla questione scolastica, oratori maschili e femminili, scuole di religione, scuole serali ed invernali, biblioteche circolanti, circoli di cultura, leghe contro il turpiloquio e la bestemmia, ecc. Corona di tutte sono tre originali capitoli sulle vocazioni, organizzazione di feste, costruzioni di chiese. Questo libro era un prontuario per il Clero. Soprattutto presenta il mai abbastanza apprezzato carattere della praticità.



16 Teol. G. Alberione, La donna associata allo zelo sacerdotale (Per il clero e per la donna). Alba, Scuola Tipografica “Piccolo Operaio”, 1915; 342 [1] p., 18,5 cm, L. 2,50. A p. [7] Dedica: A Maria altissimo ideale di donna ardente di zelo e consigliera dello zelo apostolico. Alle pp. 9-11: Due parole di introduzione: «Mi fecero una singolare impressione queste parole, da Mons. Mermillod rivolte a donne ed a giovinette: – Voi avete una missione da adempiere nel mondo: una famiglia da dirigere, la società da edificare, la Chiesa da servire e da consolare. Voi dovete essere apostole. – Meditandole ne sentii profondamente la verità: e tentai di trasfondere un po’ della mia persuasione in queste pagine, per comunicarle al Sacerdote e alla donna» (Alba, festa di Maria Immacolata). Nel volumetto Abundantes divitiæ gratiæ suæ (n. 109), don Alberione afferma che già dal 1911 aveva incominciato la redazione del libro. Alla fine del volume vi è l’imprimatur. Segue il visto dell’ab. Molino. Contenuto: Parte I: La donna può e deve formarsi cooperatrice dello zelo sacerdotale. Parte II: In quali opere la donna può ai nostri giorni coadiuvare lo zelo sacerdotale. Parte III: La formazione e direzione della donna nella sua missione. Segue un «Consiglio finale» (due punti per un esame di coscienza). È uno dei libri più originali di don Alberione. Fu tradotto in altre lingue. In Italia si ebbero le seguenti edizioni: II 1925; III e IV probabilmente furono solo ristampe; V Alba 1928; VI Alba 1932; VII Alba 1937: VIII Alba 1940; IX Albano 1954. Sino al 1937 il testo rimase invariato. Nell’ottava edizione, per opera di una o due Figlie di San Paolo, incaricate dall’Autore, furono apportate correzioni e varianti; in più, all’inizio di ognuno dei 29 capitoli, fu posto un versetto scritturistico e alla fine, sotto il titolo In margine alla storia, un esempio biografico. La preparazione della nona edizione (1954) fu affidata da don Alberione a sr. Cecilia Calabresi fsp. Tale edizione si presenta notevolmente rimaneggiata, essendovi stati introdotti – dietro espressa richiesta di don Alberione – molti passi sulla donna, assunti dagli scritti o dai discorsi di Pio XI e specialmente di Pio XII. Sull’attualità di quest’opera lo stesso don Alberione, in un foglio manoscritto (1-VIII-66), umilmente riconosceva di dover tener conto dei tempi attuali e del Concilio Vaticano II. «I principi sono sempre della Scrittura e della Tradizione; invece le applicazioni ai tempi attuali devono venir fatte con saggezza, di tempo, luogo, condizioni sociali» (cf. CISP 1284). Allo studio di quest’opera e delle sue implicazioni attuali è stato dedicato un corso di approfondimento da parte del Centro di Spiritualità Paolina, con la partecipazione di cinque esperti, sul tema (Ariccia, Casa Divin Maestro, 20-27 settembre 1992). Ne risultò un libro interessante: Donne e uomini oggi a servizio del Vangelo. Roma, 1993, 259 p. Il Segretariato di Spiritualità, Casa Generalizia FSP, ha pubblicato l’opuscolo: La donna nel pensiero di G. Alberione e di Giovanni Paolo II, Roma, 1990, 80 p.






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