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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Spirito ed anno di Pastorale

     «Io sono il buon Pastore. Il buon Pastore dà la propria vita per le sue pecore. Il mercenario invece e chi non è pastore, a cui non appartengono in proprio le pecore, quando vede venir il lupo, lascia le pecore, e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde. Il mercenario fugge perché è mercenario, e non gl’importa delle pecore. Io sono il buon Pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il Padre conosce me ed io conosco il Padre: e per le mie pecore do la mia vita. Ed ho altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle bisogna che io guidi; e daranno ascolto alla mia voce, sicché si avrà un solo gregge e un solo pastore» (Gv 10,11-16).

     Il Sacerdote è sempre pastore: «Ex hominibus assumptus pro hominibus constituitur»,2 dice S. Paolo. Può esserlo in vari uffici, ma la sua missione è essenzialmente questa. Se è alter Christus non può far diversamente di quanto il Maestro degli Apostoli ha fatto: «Propter nos homines et propter nostram salutem descendit


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de cœlis; et incarnatus est de Spiritu Sancto, ex Maria Virgine, et homo factus est; crucifixus, mortuus».3

     La Chiesa vuole che gli aspiranti al Sacerdozio siano riuniti in seminari, case apostoliche, studentati filosofici e teologici perché, oltre le virtù, imparino praticamente, ed esercitino gli apostolati in quanto è possibile.

     La Costituzione apostolica Sedes Sapientiæ prescrive:

     Art. 47. La formazione apostolica e pastorale durante tutto il tirocinio:

     1. In tutto il periodo della formazione e della probazione i Superiori e i Maestri non omettano di sospingere l’animo degli alunni verso l’apostolato, anzi cerchino di esercitarli in esso moderatamente, secondo la mente della Chiesa e la natura ed il fine di ciascun Istituto.

     2. Gli alunni vengano inoltre preparati gradatamente all’apostolato speciale del proprio Istituto, apprendendone adeguatamente il fine, lo spirito, i ministeri, l’origine e lo sviluppo storico, nonché la vita dei membri più illustri, e quali mezzi più efficaci questi adoperarono, in modo che i giovani si affezionino sempre più alla propria famiglia e corrispondano degnamente alla loro divina vocazione.

     Il San Paolo del dicembre 1958 ne esponeva l’applicazione pratica: eccolo:

     È l’anno che corre tra il quarto corso teologico e


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l’inizio pieno del ministero sacerdotale. È come un tirocinio alla vita sacerdotale; un prudente avviamento per lo spirito e l’attività sacerdotale; completamento degli studi e formazione.

     Esso ha tre compiti nel pensiero di Pio XII e della Sedes Sapientiæ. In esso gli alunni «sotto la guida di esperti maestri: 1) coltivano più intensamente le virtù sacerdotali, 2) esercitano moderatamente l’apostolato sacerdotale, 3) attendono allo studio ed alla pratica della teologia pastorale, secondo gli ordinamenti e le istruzioni apostoliche» (art. 48).

     Pio XII, inaugurando la chiesa dedicata a Sant’Eugenio I ed i locali annessi, nel motu proprio «Quandoquidem», dichiara la sua volontà che là si raccolgano i novelli Sacerdoti della diocesi di Roma per un periodo di perfezionamento ed addestramento al ministero (15 aprile 1949). Ecco le sue parole:

     Quando 4 ex studiorum domiciliis sacerdotes novensiles proficiscuntur, ut sibi creditum ministerium suscipiant, etsi sunt sacris disciplinis pietatisque fervore præditi, nihilo secius cum sæculi afflatum sentiunt, atque in media rapiuntur ætatis huius nostræ pericula difficultatesque, non raro experiuntur se haud satis esse ad increscentibus populi necessitatibus occurrendum instructi, atque interdum etiam animo concidunt, cum se cernunt non sine proprio discrimine a christianæ doctrinæ christianæque virtutis hostibus acerrime impugnari.

     Oportet igitur iuvenes a sacerdotio recentes opportunis illis disciplinis ac rebus exerceantur, quibus iisdem opus sit ut novas etiam apostolatus formas, quas


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nostra induxerit ætas, expedite, apte alacriterque tractare valeant.

     Norunt profecto omnes primos potissimum sacerdotii annos, cum sacri administri ex Seminarii claustris in apertum campum prosiliunt, ut quæ in scholis didicerint ad rem deducant, peculiarem habere momenti gravitatem, atque interdum etiam non leve discrimen. Ex iisdem siquidem sæpe numero pendet futuræ eorum vitæ cursus, atque adeo eorum morum eorumque sacerdotalis muneris processus. Hac de causa facile cernitur quam opportunum ac prorsus necessarium sit eos in sacræ militiæ initio optimos habere duces ac magistros, qui eis non tam doctrinæ præceptis, quam sacerdotalis ministerii exercitatione in exemplum præluceant.

     Id quidem non novum in Ecclesiæ annalibus est; quod Romæ S. Philippus Nerius hac in re peregit, quod S. Carolus Borromæus Mediolani gessit, ac superiore sæculo Augustæ Taurinorum S. Iosephus Cafasso “Ecclesiasticum Convictum” moderando obtinuit, id omnibus perspectum est; at multa alia hoc genus opera atque instituta memorari queunt, quæ ad optimam sacerdotum conformationem summopere contulerunt.

     Hæc Nos mature considerantes, cum vehementer cupiamus ut iuvenis Almæ Urbis Clerus, qui peculiari modo ac titulo Nobis carissimus est, hisce adiumentis ne careat, optamus ac volumus Pontificium Institutum Romæ condere, cui quidem sit gravissima hæc causa demandata. Quapropter per has litteras motu proprio datas decernimus ædificia illa, de quibus supra mentionem fecimus, non modo novæ parœciæ, sed Pontificio


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etiam Instituto attribuenda esse, Romano Clero novensili hac ratione instituendo.

     Hæc præterea, quæ sequuntur, statuimus ac decernimus:

     I. Pontificii huius Instituti Rector a Nobis Nostrisve Successoribus eligetur, audito Cardinali in Urbe Vicario.

     II. Novi Almæ Urbis sacerdotes per certum tempus in ibi commorabuntur, ut non modo virtute, sed sacro etiam in ministerio exerceatur, peculiarique modo in iis apostolatus formis, quas nostrum invexit sæculum.

     III. Addiscent iidem quid nostra tempora postulent, quibus necessitatibus angantur, quæ pericula ac discrimina præbeant; atque adeo opportunis omnibus rationibus instruentur, quibus et hæc pericula facilius superare, et præsentibus hisce necessitatibus modo ætati nostræ pari actuoseque respondere queant.

     IV. Sacris concionibus exercebuntur, impertiendæque christianæ doctrinæ institutione; qua de causa in parœciales ædes statis temporibus se conferent, ubi eorum opera apte utiliterque dirigetur.

     V. In gerendis administrandisque parœcialibus officiis sub optimorum magistrorum ductu pariter exercebuntur.

     VI. Vitam communem agent, ex qua quidem magnum experientur spiritualis utilitatis profectum.




2 «Preso fra gli uomini, viene costituito per gli uomini» (Eb 5,1).



3 «Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo. E per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Crocifisso... morto» (Missale Romanum, Ordo Missæ: “Credo”).



4 Quando i Sacerdoti novelli escono da queste case di studio per intraprendere il ministero loro affidato, benché ricchi di fervore nella pietà e istruiti nelle scienze sacre, tuttavia quando sentono l’alito del mondo e vengono lanciati in mezzo ai pericoli e alle difficoltà del nostro tempo, non di rado esperimentano di non essere abbastanza pronti ad affrontare le necessità crescenti del popolo, e talora si perdono d’animo vedendosi acremente attaccati dai nemici della fede e della virtù cristiana.

Bisogna dunque che i novelli Leviti vengano esercitati in opportune discipline e in quelle cose di cui avranno bisogno per poter trattare opportunamente, con abilità e prontezza, le nuove forme di apostolato che il nostro tempo porta seco.

Tutti sanno che i primi anni di Sacerdozio, quando i sacri ministri passano dalla clausura del Seminario all’aperto campo di lavoro perché traducano in pratica ciò che hanno imparato nella scuola, hanno una gravità di particolare importanza e talora anche non lieve pericolo. Da quelli difatti dipende spesso tutta la loro vita e il perfezionamento dei loro costumi e del loro ministero sacerdotale. Perciò si comprende facilmente quanto sia opportuno e necessario che abbiano, all’inizio della sacra milizia, ottime guide e ottimi maestri non solo nei precetti della dottrina ma nell’esercizio del sacro ministero.

Ciò non è nuovo nella Chiesa; ognuno sa quel che fece a questo riguardo S. Filippo Neri a Roma, S. Carlo Borromeo a Milano, e nel secolo scorso San Giuseppe Cafasso a Torino con la direzione del “Convitto Ecclesiastico”; e si possono ricordare molte altre opere ed istituzioni di questo genere che contribuirono potentemente alla buona formazione dei Sacerdoti.

Considerando attentamente queste cose, nel desiderio vivo che il giovane Clero dell’Alma Città, a Noi carissimo in modo e per titolo speciale, non manchi di questi aiuti, bramiamo e vogliamo fondare a Roma un Istituto Pontificio, a cui sia affidata questa importantissima causa. Perciò con questa Lettera, data “motu proprio”, decretiamo che gli edifici, di cui sopra facemmo menzione, non servano solo alla nuova Parrocchia, ma anche al Pontificio Istituto per la formazione del giovane Clero romano.

Inoltre stabiliamo e decretiamo quanto segue:

I. Il Rettore di questo Pontificio Istituto sarà eletto da Noi o dai Nostri Successori, udito il Cardinale Vicario di Roma.

II. I novelli Sacerdoti dell’Alma Città dimoreranno quivi per un certo tempo, per esercitarsi non solo nella virtù, ma anche nel sacro ministero, particolarmente nelle forme di apostolato adatte ai tempi.

III. Impareranno che cosa esigono i nostri tempi, quali ne siano le necessità, quali i rischi e i pericoli che presentano e verranno edotti in tutti quegli argomenti con cui potranno superare facilmente questi pericoli e rispondere prontamente e in modo adatto alla nostra età e alle necessità presenti.

IV. Si eserciteranno nella sacra predicazione e nell’insegnamento della dottrina cristiana; perciò si recheranno in tempi stabiliti alla casa parrocchiale, ove la loro opera sarà utilmente e opportunamente guidata.

V. Si eserciteranno parimenti nei doveri pastorali sotto la guida di ottimi maestri.

VI: Faranno vita in comune, da cui ritrarranno grande progresso nello spirito.






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