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Giacomo Alberione, SSP Ut Perfectus sit Homo Dei IntraText CT - Lettura del testo |
Nemici della povertà
Sono:
a) La concupiscentia oculorum:11 È scritto: «Ogni uomo, per la concupiscenza del denaro, è già in fondo, pure in proporzione ridotta, un proprietario, un capitalista, un avaro che sonnecchia; ma, passata l’età maggiore,
si risveglia». Così avviene che si fanno lavori per esterni e si tengono i denari.
b) La concupiscentia carnis:12 quando vi è pigrizia, quando si vuole denaro per soddisfare passioni, gola, curiosità, indipendenza, svaghi, comodità. Alle necessità deve provvedere l’Istituto.
c) La superbia vitæ:13 è l’ambizione. Ma il decoro è necessario, mentre la vanità è una passione. Giudicando superficialmente, il mondo dà delle preferenze al ricco, anche in chiesa.
d) Lo spirito mondano, l’esempio dei fratelli, l’incuria dei Superiori, la prosperità materiale di un Istituto. Si arriva anche a ritenersi l’elemosina delle Messe.
Il voto in una Congregazione religiosa vieta:
a) L’appropriarsi qualcosa dell’Istituto per uso personale; quindi il cosiddetto peculio è escluso dalle Costituzioni.
b) Dare, regalare, vendere, cambiare, disporre di cose, spendere indipendentemente, imprestare, sciupare per disattenzione.
c) Accettare cose per uso personale e senza permesso; pretese non giustificate nella cura della salute.
d) Rifiutare uffici e lavori.
Qualità della povertà:
Amata, scelta, preferita alla ricchezza e comodità, per amore di Gesù Cristo.
Praticata nel cibo, vestire, abitazione, mobili; preferendo la vita comune.
Intesa secondo il Vangelo, in spiritu: amare i poveri; evitare le frequenti comunicazioni con i ricchi; predicare, secondo il Vangelo, il distacco dalle cose della terra.