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Giacomo Alberione, SSP Ut Perfectus sit Homo Dei IntraText CT - Lettura del testo |
Lo spirito di povertà suppone:
– la pratica della giustizia, anche nelle piccole cose;
– la convinzione che i beni della terra sono per la vita naturale ed eterna dell’uomo;
– la salute buona;
– la pulizia ed il buon uso del tempo;
– una giusta economia.
L’ordine in casa, il tener bene il vestito, i mobili, gli strumenti di lavoro, ecc. sono richiesti dalla ragione. L’amministrazione saggia, tutta unita, provvidente e previdente in una famiglia, è del tutto necessaria; la fuga dell’ambizione, delle inutili soddisfazioni, del superfluo, dei vani ornamenti rivelano tante cose.
In generale è molto più facile costruire le chiese e le case, che santificarle, riempiendole di meriti, vocazioni, apostolato, vita religiosa e lieta, preghiera; facendole anticamere e luogo di preparazione alla Casa Celeste. «Tuis fidelibus, Domine, vita mutatur, non tollitur, et dissoluta terrestris huius incolatus domo, æterna in cœlis habitatio comparatur»15
Le case per la conservazione devono essere curate con molta attenzione. È vero che muri, porte, finestre, mobili, ecc., tutto deve essere costruito robustamente come esige una comunità e con gioventù; ma, inoltre, tutti devono usare ogni cosa con riguardo e rispetto come proprietà della Chiesa (attraverso l’Istituto); la povertà esige cure ed attenzioni per ogni parte.
La pulizia, l’ordine, la ventilazione, le riparazioni frequenti
dai tetti ai pavimenti, alle tinte, ecc. dimostrino che si ha rispetto anche a noi stessi e all’apostolato, applicando pure qui il «Domine, dilexi decorem domus tuæ».16 Quando saremo vicini alla morte, la vista della camera e locali, degli oggetti, libri, abiti, mobili, ecc. (anche l’inginocchiatoio) solo ricordino l’uso santo fattone! Tutto è, infatti, solo in uso, come strumento per lavorare la corona eterna e prepararsi una bella casa in cielo: «Dispone domui tuæ, quia morieris tu, et non vives».17
Uscirà la nostra salma dalla porta per sempre. E prepariamo anche tombe convenienti per religiosi! Ma l’anima possa fare il definitivo ingresso in cielo: «Veni... coronaberis».18 Dopo aver santificato la casa nostra in terra.